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 2013  giugno 01 Sabato calendario

BANCHE A REDDITIVITÀ TROPPO BASSA

La solidità del sistema bancario italiano è fuori discussione e le misure attuate dalle aziende di credito per rafforzare i loro patrimoni hanno permesso di avvicinarsi ai requisiti che Basilea3 imporrebbe a regime. Ma per il sistema creditizio il frutto avvelenato della crisi imperante è la caduta della redditività che alla lunga rischia di vanificare gli sforzi fatti finora, compromettendone inoltre la capacità di finanziare il rilancio dell’economia. A lanciare l’allarme, richiamando le banche a contrastare questo pericoloso trend, è stato il governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco.
I dati della Relazione annuale dimostrano la debole redditività del settore: nel 2012, al netto della svalutazione degli avviamenti, il Roe, il rendimento del capitale e delle riserve, è sceso di ben 1,3 punti sprofondando a un modesto 0,4%. A pesare in particolare le rettifiche su crediti, aumentate proprio a causa della crisi, che hanno ridimensionato i benefici derivanti dal taglio dei costi operativi: il cost-income è sceso in un anno dal 67,9% al 63%, ma l’incidenza delle rettifiche su crediti sul risultato di gestione è aumentata dal 65,2% all’86,5%. E, visto che non c’è certezza sui tempi di recupero dell’economia, alle banche non resta altra alternativa che proseguire sulla strada del taglio dei costi.
In un comparto ad alta insensità di lavoro il Governatore suggerisce di considerare interventi, «anche di natura temporanea», per ridurre le spese del personale in rapporto ai ricavi: «Muovono nella giusta direzione gli accordi a livello aziendale volti a coniugare flessibilità e solidarietà». «Proseguire con determinazione lungo queste linee» è necessario «per far fronte alle difficoltà contingenti degli intermediari e per salvaguardare la stessa occupazione».
Ma non è tutto sul costo del lavoro che andrà scaricato l’aggiustamento. Via Nazionale chiede alle banche di contenere non solo costi operativi, ma anche dividendi e remunerazioni di amministratori e dirigenti. Mentre per le banche che dovranno agire con correzioni più ampie «un contributo dovrà venire dalla cessione di attività non strategiche». Un «ruolo cruciale» è assegnato agli azionisti, che «dovranno essere in grado di sostenere finanziariamente le banche, rinunciando ai dividendi quando necessario, di vagliare la gestione senza interferire con essa, di accettare la diluizione del controllo favorendo l’integrazione con altri istituti». Indicazioni che non faranno tutte piacere alla Borsa, ma la «ricompensa» sarà il recupero di una maggior redditività prospettica.
Nel complesso, riconosce comunque il Governatore, la solidità del sistema è asseverata anche dagli stress test condotti dal Fondo monetario internazionale che dimostrano come nell’insieme le banche della Penisola siano «in grado di fronteggiare shock avversi grazie alla loro patrimonializzazione e alla liquidità fornita dall’eurosistema». Negli ultimi cinque anni, cioè dall’avvio della crisi, segnala Visco, il core tier 1 è salito dal 7,1% al 10,7% per il complesso del sistema e dal 5,7% al 10,9% per i cinque maggiori gruppi. Oltretutto, nonostante i Monti bond concessi a Mps, il sostegno dello Stato al settore resta minimale rispetto ad altri Paesi e pari, a fine 2012, allo 0,3% del Pil, contro l’1,8% della Germania, il 4,3% del Belgio, il 5,1% dell’Olanda, il 5,5% della Spagna e addirittura il 40% dell’Irlanda. Confermata la minor rischiosità degli attivi, con una leva finanziaria pari a 14 contro una media Ue di 20.
Preoccupante il trend di crescita delle sofferenze, passate, dal 2007 al 2012, dal 3,4% al 7,2% degli impieghi. Ma Visco ha richiamato l’opportunità di correggere la penalizzazione fiscale delle svalutazioni su crediti e in particolare la diluizione nel tempo della loro deducibilità, non presente altrove, che «disincentiva gli impieghi alle imprese in fasi di congiuntura negativa».