Carlo Bertini, La Stampa 3/6/2013, 3 giugno 2013
DEPUTATI SENZA IMPRONTE IN COMMISSIONE
Per ora è solo una proposta di legge depositata dalla Lega in commissione Affari Costituzionali, ma il gioco delle alleanze trasversali sui temi potrebbe trasformarla in un’altra spina nel fianco per il governo. Giancarlo Giorgetti, uno dei «saggi» di Napolitano, personaggio autorevole e influente del Carroccio, vorrebbe modificare l’articolo 75 della Costituzione per far sì che gli italiani possano pronunciarsi con referendum anche su temi scottanti come l’Imu e l’Euro. E quindi vorrebbe cancellare dalla Carta quei «limiti che impediscono al popolo di essere direttamentecoinvoltoinmateria tributaria e sui trattati internazionali. Se questo non avvenisse, e soprattutto se si tentasse di fermare questa riforma adducendo motivazioni che fondano la loro ragione d’essere sull’incapacità del popolo di decidere per il meglio, ci troveremmo dinanzi a una palese violazione del principio democratico sul quale si fondano i princìpi fondamentali della nostra Costituzione». E si può capire quanto una suggestione del generepotrebbefarbreccia tra i grillini, ma non solo...
Il richiamo di Brunetta E proprio in commissione Affari Costituzionali si sta creando un precedente increscioso: il presidente Sisto, raccontano dal Pd, ha avvisato che tornerà a usare di nuovo anche il registro manuale delle presenze, visto che le macchinette delle impronte da sole non gli facilitano il compito di segnare le presenze e le relative assenze da cui derivano le multe salate sulla diaria degli onorevoli. Il problema è che ancora diversi deputati del suo gruppo non hanno consegnato le impronte. E Brunetta, visto che la questione ha dei contraccolpi anche in Aula ormai da due mesi, ha perso la pazienza. «Caro collega, ti ricordo che all’assemblea del 3 aprile l’assemblea del gruppo Pdl ha deciso che i propri deputati, salvo alcuni singoli casi di obiezione personale, forniranno le loro impronte per il sistema di voto in aula». È la seconda volta che Brunetta è costretto a richiamare all’ordine i propri colleghi, visto che una quarantina di loro ancora non avrebbe consegnato le cosiddette «minuzie». Ma il questore del Pdl, Gregorio Fontana,assicuracheilproblema non è politico e che la questione è squisitamente tecnica. Siccome per consegnare le impronte bisogna portarsi dietro tutti e tre i tesserini della Camera in dotazione ai deputati, molti ancora non lo hanno fatto, iter troppo laborioso. «Poi certo, se qualcuno non intende dare le impronte per una questione di privacy nessuno può dirgli nulla».