Antonio Pascale, Corriere della Sera 02/06/2013, 2 giugno 2013
LA TERRA CONTAMINATA DAI RIFIUTI DOVE I CAMPI CAMBIANO COLORE
La relazione annuale di Banca Italia si può riassumere così: un Paese in ritardo di 25 anni che non è stato in grado di rispondere agli straordinari cambiamenti tecnologici, geopolitici e demografici. A stretto giro di posta è poi arrivato uno studio della Cgil: ci vorranno 13 anni per recuperare il Pil del 2007.
Potremmo aggiungere una voce all’elenco ritardi: il trattamento dei rifiuti. O meglio la questione rifiuti vista da un prospettiva particolare, la cosiddetta terra dei fuochi, una vasta area compresa tra i comuni di Qualiano, Villaricca e Giugliano. Qui, come è ormai noto, sono stati sversati enormi quantitativi di rifiuti. L’attore principale di questo enorme danno ambientale è stata la camorra — anche questo è tristemente noto. Ma come mai le organizzazioni criminali hanno giocato un ruolo così importante?
In Italia solo a partire dal 1982 si sono recepite alcune direttive Cee sui rifiuti. Prima di allora a regolare tutta la materia era una legge del 1941. Ovvero: fino al 1982 i Comuni organizzavano in proprio la raccolta dei rifiuti che poi venivano scaricati in buche, di solito di proprietà di privati — buche, tra l’altro — scavate senza alcun criterio. Dopo il 1982 il nuovo sistema normativo partì sì, ma con molte incertezze, vuoi per la difficoltà di trovare statistiche sulla produzione dei rifiuti e vuoi per carenza di impianti per lo smaltimento. Ancora una volta ritardi. Vale forse come esempio una dichiarazione rilasciata nel 1989 al giornalista Lorenzo Pinna dall’amministratore della Fintermica Giorgio Poidomani: il trattamento di un rifiuto speciale veniva valutato 200/300 lire al chilo, mentre per un chilo tossico si arrivava a 2.000/3.000 delle vecchie lire. Prezzi già allora fuori dal mercato. Molta domanda (a causa di un incredibile arretrato di rifiuti) poca offerta qualificata (a causa di un ritardo tecnologico).
È qui che si è inserita la camorra, e si capisce bene perché il pentito Nunzio Perrella intercettato al telefono disse «la monnezza è oro».
La camorra cominciò a offrire i suoi servizi a prezzi bassissimi. Risultato? Un imprenditore onesto che vuole smaltire legalmente le scorie tossiche si vede superato (illegalmente) dalle aziende concorrenti che invece scelgono di trattare con la camorra. E poi, soprattutto a interrare rifiuti non si rischiava niente, una sgridatina e via, sembra strano ma solo l’8 marzo del 2001 è stata approvata la legge (la n.93) che ha inasprito le pene per il resto di traffico illecito di rifiuti — solo da quella data sono state rese possibili le intercettazioni telefoniche e le indagini patrimoniali, rogatorie all’estero, arresti in flagranza di reato e carcere. Sempre ritardi.
Ora, è tutto finito? Magari. C’è un lungo elenco di nuovi sversamenti e nuovi casi sospetti. Ad agosto 2012, 3 mila balle di rifiuti destinate all’inceneritore di Acerra furono date alle fiamme, e una grande nube di fumo nero si addensò nell’aria. Di recente la Forestale ha sequestrato un appezzamento di due ettari coltivato a cavolfiori. Motivo? Fortemente inquinato da metalli pesanti e tossici. Piombo e cadmio erano in quantità molto superiore ai limiti, di 700 e 500 volte. Nella terra dei fuochi studi dell’Oms hanno misurato sia differenze statisticamente rilevanti (incidenze tra il 10% e il 15% maggiori) nella mortalità di tumore sia di malformazioni neonatali. Per fornire un metro di paragone nella zona di Chernobyl a tutt’oggi non è stato misurato nessun aumento statisticamente rilevante delle suddette malattie (anche se le diverse metodologie investigative rendono non confrontabili i due ambienti, sta di fatto che in Campania ci sono deviazioni rilevabili nella mortalità).
C’è una morale in tutto questo? Che i ritardi cronici abbassano la nostra fiducia nella democrazia. Non c’è dubbio, alle forze politiche che governeranno il nostro Paese toccherà un impegno prioritario, i politici invece di proclamare a pieni polmoni alcuni slogan facili, dovranno cominciare una seria, duratura, organica battaglia contro questo fenomeno, insomma: zero ritardi.
Antonio Pascale