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 2013  giugno 01 Sabato calendario

MEDIOBANCA E IL SUO FUTURO CON UNICREDIT

Se c’è una cosa che appa­re del tutto chiara nei­ re­centi movimenti della fi­nanza milanese, è il disimpe­gno di Mediobanca. Cerchia­mo di essere più chiari. Non è che dalle parti di Via Filodrammatici sono lì a fischiet­tare le canzonette di Emma. Tutt’altro. Ma danno l’impressione, e qualcosa di più, di volersi tirare fuori dalle par­tite che infiammano l’asfitti­ca Borsa italiana. Due casi su tutti: Rcs e Telecom. Due par­tecipazioni, un tempo consi­derate davvero strategiche da Mediobanca, e oggi ritenute un peso.
Su Rcs il ruolo di Mediobanca è sta­to del tutto defilato, nonostante la sua importante quota azionaria. Avrebbe molte probabilità di vincere chi scom­mettesse sul fatto che Piazzetta Cuccia non farà più parte del patto di sin­dacato che nel futuro dovesse gover­nare la società editoriale.
Il pallino è passato in mano a Enrico Cucchiani, attivo numero uno di Inte­sa Sanpaolo, e Giovanni Bazoli. Se fosse per Mediobanca quella partecipa­zione si potrebbe azzerare. In questo la posizione sembra coincidente con quella del ribelle Diego Della Valle. Che, in assemblea Rcs di due giorni fa, si è fatto rappresentare da Sergio Ere­de (nella seconda foto a destra), l’avvo­cato di molti affari che contano, ma so­prattutto consigliere di amministra­zione della Repubblica. Il paradosso era che il rappresentante di Della Val­le (che per la verità è il suo legale da anni) è anche il maggior concorrente del Corriere. Non che la cosa sia nuo­va per la bottega Ere­de. Basti ricordare i due cappelli tenuti pri­ma in Impregilo e poi negli scalatori di Sali­ni. Il punto è che Della Valle non fa le cose senza pensarci su bene. E l’utilizzo di un «cagnaccio» (nel senso che non molla mai l’osso) come Erede può solo stare a significare che la partita, per Della Valle, è tutt’altro che chiusa.
Ritorniamo a Mediobanca e al se­condo dossier che scotta: Telecom. An­che in questo caso Nagel e soprattutto Pagliaro (i due uomini forti della ban­ca) vorrebbero scappare alla velocità della luce. O per essere più precisi, so­no del tutto stufi della gestione di Fran­co Bernabè. Non amano l’opera­zione con i cinesi (che fareb­be passare il controllo del­la società di fatto ad H3G), ma sarebbe per loro il modo migliore per chiudere la partita. Insomma, la nuova Mediobanca sta pen­sando a un futuro molto diverso. Meno partecipa­zioni che contano, riduzione sotto al 10 per cento della quota in Generali e... Questo è il punto: per fare cosa?L’unico progetto sensato, che og­gi è ancora nella testa di pochi, ma che contano, è quello di stringere i rappor­ti con Unicredit. Ma non come certi banchieri d’affari hanno pensato: cioè vendendosi. Al contrario. Una Medio­banca meno ingolfata nelle partecipazioni calde e meno forte in Generali, potrebbe diventare la banca d’affari di Unicredit. Le ipotesi tecniche so­no premature, ovviamente. Ma lo schema è semplice. Mediobanca si porta a casa la divisione affari di Unicredit, la banca di Piazza Cordusio au­menta la sua quota a Piazzetta Cuccia e l’istituto di Ghizzoni fa solo banca commerciale. Un marchio forte come Medio­banca che continua a fare affari e Unicredit che si concentra sul suo core business.
Ps. Qualche volta i commissari Con­sob, oltre a guardare gli affari con parti correlate dei propri vigilati, dovrebbe­ro occuparsi dei propri dipendenti. La casa editrice Ediesse, nobile braccio editoriale della Cgil, ha appena pub­blicato La Moneta Incompiuta. Si trat­ta­di un testo di Marcello Minenna pre­fato da Susanna Camusso. Minenna è un ottimo studioso e cultore della ma­teria economica. Nonché a capo del­l’Ufficio analisi quantitative e innova­zione finanziaria della Consob. Ufficio che è stato appena riallocato nell’ambito del­la Divisione mercati (articolo 4 di una recente direttiva che chiun­que può trovare sul si­to della Consob). Un ufficio che predispone anche i cosiddetti scena­ri ­probabilistici che posso­no (è facoltativo, ma molto ri­chiesto) finire nei prospetti infor­mativi dei prodotti assicurativi. Sape­te chi ha pagato la pubblicazione di Minenna, funzionario Consob a capo di un ufficio che qualche legame con le assicurazioni lo ha? Unipol Assicurazioni spa (l’ad Carlo Cimbri, nella pri­ma foto).