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 2013  giugno 01 Sabato calendario

UTILE O SIMBOLICO, ELOGIO DEL REGALO ALLA MAESTRA

Collane, bracciali, orecchini, ciondoli, anelli. Che cosa si regala alla maestra per la fine dell’anno scolastico? Queste le risposte più ricorrenti tra i genitori. Perché dal dono non si scappa, tanto vale rassegnarsi. E nel catalogo accanto ai bijoux, ci sono soprammobili (comprese le gozzaniane «buone cose di pessimo gusto»), piante d’appartamento, libri, album con le foto di classe... Ma pure: orologi, profumi, cornici, teiere, oggetti in oro, foulard firmati, teli da mare, trolley; e, per chi osa, perfino sedute di massaggio (per la maestra) e rasatura alla siciliana (per il maestro).
La verità è che non c’è una regola; alcune scuole li vietano, ma poi ogni classe fa a sé. La proposta del cosa regalare è affidata all’estro di mamme e papà, alla fantasia dei rappresentanti di classe. La scelta alimenta animati dibattiti e feroci discussioni, ma è democratica (vince la maggioranza) e legata al budget (da 15 euro in su).
«Se stiamo al significato di dono — spiega Adriano Favole, docente di discipline demoetnoantropologiche all’Università di Torino — ciò che più conta è la reciprocità: ti dono qualcosa perché ho ricevuto qualcos’altro. Si crea una relazione. Non è un gesto di carità o di altruismo e neppure uno scambio, la transazione economica tronca la relazione». Se ad ogni fine anno tocca fare il regalo alla maestra è un dono obbligatorio, in sé un ossimoro, ma chi non partecipa si mette fuori dalla società e dalla relazione. Fin qui parla l’antropologo, ma da padre il dilemma resta: «Anch’io sto raccogliendo i soldi tra i genitori per il regalo alla maestra». Se l’importante è, almeno, che l’oggetto esprima gratitudine, viene da chiedersi che cosa abbia fatto — di bene o di male — una maestra per vedersi regalata una fagioliera.
«L’anno scorso — racconta Cristina Petit, maestra, blogger (http://blog.libero.it/maestrapiccola/) e mamma di 3 bambini —, nella classe di mio figlio, ho dovuto cedere: le mamme che ci tenevano a regalare una fagioliera alla maestra. Sono andate all’outlet, hanno fotografato la pentola, fatto girare una mail e tutti hanno approvato». Un pensiero utile? Forse, di sicuro originale. E conta anche quello quando i regali da fare sono tanti: le maestre sono più di una; le occasioni una all’anno (talvolta due, c’è anche Natale) vanno moltiplicate per i tre anni di materna e i cinque anni di elementari. La consuetudine pare, invece, si perda con l’inizio delle medie.
Ma a quando risale l’usanza? «Nel primo Regolamento della scuola del 1860 non ce n’è traccia, non era pratica consueta — spiega Umberto Cattabrini, 70 anni, già maestro elementare prestato all’università, fondatore e direttore del Museo della Scuola di Firenze (www.museodellascuola.it) —, mentre nel Regio decreto del 6 aprile 1913, all’articolo 82, si legge: "È vietato a maestri di ricevere dalle famiglie degli alunni compensi e remunerazioni sotto qualsiasi forma o titolo"». Divieto rinnovato nelle normative del 1928 e del 1946/47; nel Testo unico del 1994, invece, sparisce ogni riferimento.
Nell’Italia di campagna degli anni Cinquanta e Sessanta il maestro faceva parte, con il farmacista e il dottore, della triade laica della comunità, godeva di grande rispetto, era normale che ricevesse regali a Natale o a fine anno. Un premio che assumeva una forma genuina. «Uova, verdura, frutta fresca, olio, pane, fiori di campo o pezzi pregiati di carne quando si ammazzava il maiale», ricorda Gisella Donati, classe 1938, che è andata in pensione nel 2008 con il titolo di maestra più anziana d’Italia e che ha raccolto le sue memorie dalla cattedra nel libro «La scuola è bella» (Rizzoli). Dietro il gesto, c’era il riflesso di una differenza sociale: chi più aveva più dava. E dall’altra parte, ricorda Cattabrini, non mancavano le richieste: «Maestre che chiedevano in regalo stufe, lampade, oggetti per la casa». L’ambivalenza del dono — a metà strada tra il ringraziamento per il lavoro svolto e la captatio benevolentiae per gli anni a venire — nel tempo si è attenuata. Oggi prevale il regalo di gruppo, di classe. E viste le carenze della scuola si punta, d’accordo con le maestre, su cose utili: materiali didattici, stampanti, pc, libri, risme di carta, cancelleria. Ma anche su progetti etici, come l’adozione di una classe a distanza di cui negli anni si seguono i progressi. O, complice la crisi, su idee low cost: collanine autoprodotte con le cialde del caffè, marmellate e pasta home made.
Ma quali sono i regali più graditi dalle maestre? Risponde Gisella Donati in rappresentanza della categoria: «I biglietti scritti dai bambini. Li custodisco insieme con le foto di classe in una scatola che tengo sul comodino. Ogni tanto ne rileggo qualcuno e mi emoziono».
Severino Colombo