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 2013  giugno 01 Sabato calendario

MA COM’ERA L’ITALIA DELL’ 88? IL DEBITO PUBBLICO SUPERO’ IL PRIMO MILIONE (DI MILIARDI)

Un dato forse potrebbe bastare a dar ragione a Ignazio Visco: l’Italia che ha «perso» venticinque anni, proprio un quarto di secolo fa «festeggiava un traguardo» che delinea una continuità allarmante: Carlo Azeglio Ciampi, che allora era il Governatore di Banca d’Italia, annunciava nell’ ottobre 1988 che il debito pubblico aveva superato la soglia storica del milione di miliardi. Di lire. Più o meno si era vicini a quota Pil. E ogni italiano, neonati compresi, era indebitato per 18 milioni.
Pur lontano dalle cifre di oggi, quel debito-monstre scatenava più o meno lo stesso ritornello di oggi: lo Stato spende troppo e male, come e cosa tagliare? E dire che venticinque anni fa l’Italia, paragonata a oggi, aveva in fondo quasi meno bisogno di welfare: era più giovane, anzitutto. C’erano 17 milioni di persone in età compresa fra i 15 e i 34 anni, mentre gli over 65 erano 9 milioni. Oggi siamo in parità: circa 13 milioni in entrambe le fasce di popolazione. Più anziani, dunque, anche se attivi più a lungo, ma il crescente bisogno di assistenza non ha trovato una risposta «politica» o una soluzione nella revisione dei processi di spesa. Bensì, forse, l’ha quasi passivamente raccolta da un grande cambiamento subìto più che «organizzato»: quello dell’immigrazione. L’Italia di 25 anni fa era ancora per lo più chiusa, «domestica», autoctona: gli stranieri nel 1988 erano 500 mila. Rari. Oggi sono circa 5 milioni. E se si pensa che ci sono due milioni di occupati in più rispetto ad allora, fa riflettere il fatto che ad assistere anziani e famiglie siano 1,7 milioni di colf e badanti, in pochi casi di nazionalità italiana.
Certo, l’Italia del 1988 è più chiusa in un mondo che ancora non ha visto la svolta epocale intervenuta un anno dopo con la caduta del muro di Berlino. Ai tavoli dei bar si parla, come oggi degli scontri politici interni che 25 anni fa hanno il volto di Ciriaco De Mita e Bettino Craxi. Imperversa il Caf (Craxi, Andreotti, Forlani) ed è già cominciato il lungo tramonto della Prima Repubblica, spazzata cinque anni dopo dal ciclone Mani Pulite. Scoppiano grandi scandali, dalle “lenzuola d’oro” alle “carceri d’oro”, ma non richiamano ancora lo sdegno popolare che avrebbe accompagnato e sostenuto i magistrati anti-Tangentopoli. Fuori dai nostri confini, sport a parte, gli italiani sembrano attratti e attenti ai grandi leader come Michail Gorbaciov, protagonista della trasparenza e del disgelo con Richard Nixon e che l’anno dopo è accolto con ovazioni dalla folla a Roma.
Nel Paese di un quarto di secolo fa, l’automobile è ancora italiana. E la Tipo, presentata a Torino dalla Fiat, è la novità dell’anno. La finanza è scatenata: il 1988 è l’anno dell’avventura (tramontata) di Carlo De Benedetti in Belgio e delle operazioni di Raul Gardini con i primi accordi fra Eni e Montedison che portano poi alle trattative per Enimont. Mediobanca viene privatizzata, Pirelli e Michelin lanciano l’Opa su Firestone e sempre Pirelli acquista Amstrong Tire, la Comit lancia l’Opa sulla Irving bank, Generali «cresce» in Midi.
Ma, fondi comuni a parte, la grande finanza e i salotti raccolgono ovviamente meno attenzione di quanto accade a Sanremo, per esempio: al festival, che l’anno prima aveva visto trionfare il trio Morandi-Tozzi-Ruggeri, vince Massimo Ranieri e al secondo posto c’è Toto Cotugno, mentre al terzo si piazza Luca Barbarossa. Forse ancora più dei tre big, però, fra le canzoni finaliste quella che fa parlare più di sé è interpretata da Anna Oxa. In televisione va in onda il 7 novembre la prima puntata di «Striscia la notizia» mentre è un successo «Indietro tutta» di Renzo Arbore.
Siamo ancora lontani da ciò che cambierà il mondo e anche l’Italia: cioè Internet e i cellulari. Nei successivi 25 anni il nostro Paese impazzirà per la telefonia mobile ma dovrà denunciare un’arretratezza relativa nella diffusione del web. L’informatica a scuola resta per anni uno slogan. E l’Italia accumula ritardi.
Sergio Bocconi