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 2013  maggio 26 Domenica calendario

QUANTO SANGUE E’ COSTATA LA GUERRA ITALIANA AL TERRORE

La vampata dell’auto­bomba esplosa davanti alla sede dell’ufficio di Kabul le ha addentato le vesti e le carni. Il 90 per cento del suo corpo è una piaga ustionata, ma Barbara De Anna può farce­la. Ieri l’hanno trasferita dal­l’ospedale americano di Ba­ghram in Afghanistan a Ramstein, il centro medico in Ger­mania dove passano tutti i feriti americani dell’Afghanistan e dell’Iraq e dove i medici cono­scono a menadito rischi e com­plicanze delle lesioni causate dalle bombe talebane. Il nome della la 38enne fiorentina, arrivata in Afghanistan nel 2010 per conto dell’Organizzazione internazionale per le migrazio­ni, è l’ultima macchia insanguinata nel lungo elenco di morti, feriti e rapiti italiani vittime di una guerra iniziata la mattina dell’11 settembre 2001. Quel­l’elenco conta, quasi dodici anni dopo, 112 croci tricolori, qualche centinaio di feriti, deci­ne di rapiti e, come unico di­sperso, l’inviato della Stampa Domenico Quirico scomparso in Siria 50 giorni fa.
La lunga lista s’apre proprio con la data dell’11 settembre 2001 quando dieci nostri connazionali, impiegati e dirigenti di compagnie statunitensi, tro­vano la morte nelle Torri Gemelle. Due anni dopo, il 12 no­vembre 2003, un camion bom­ba esplode all’interno della ca­serma dei carabinieri di Nassir­ya, la provincia meridionale dell’Iraq dove le nostre truppe sono arrivate dopo la caduta di Saddam Hussein. Il sangue di 17 nostri soldati segna il giorno più triste per le nostre forze ar­mate dalla seconda guerra mondiale. E a completare il lut­to s’aggiungono i cadaveri del regista Stefano Rolla, volato in Iraq per raccontare la missione e Marco Beci, un cooperante del ministero degli Esteri. Do­po quel 12 novembre tutto l’Iraq sprofonda nell’incubo della guerriglia e degli attenta­ti. Il 13 aprile 2004 le guardie private Fabrizio Quattrocchi, Um­berto Cupertino, Maurizio Agliana e Salvatore Stefio, ven­gono rapiti da un gruppo di mili­ziani. Quando i rapitori decido­no di eliminare Quattrocchi lui li affronta e prima di venir assas­sinato pronuncia la famosa fra­se: «Vi mostro come muore un italiano». Dopo quella spietata esecuzione arrivano le uccisio­ni del giornalista Enzo Baldoni e dell’imprenditore Salvatore Santoro seguite dalla dramma­tica fine del funzionario del Si­smi Nicola Cali­pari, ucciso du­rante l­a liberazio­ne della giornali­sta Giuliana Sgre­na. Per le forze armate rientrate dall’Iraq il 1˚ di­cembre 2006 il bi­lancio finale è di 31 caduti. Nel frattempo inizia la sanguinosa e complessa mis­sione afghana. Una missione co­stata dal 2004 ad oggi 52 vite e de­stinata a venir ri­cordata come l’operazione più sanguinosa do­po il secondo conflitto mondia­le. Su questo fron­te il giorno più ne­ro è quello del 17 settembre 2009 quando un’auto­bomba, esplosa nel centro di Kabul, si porta via in un colpo solo sei paracadutisti della Folgore. Mentre i no­stri militari cadono in Iraq e Af­ghanistan almeno altri 12 civili perdono la vita negli attentati messi a segno ai quattro angoli del mondo dai terroristi islami­ci. Tra il 2003 e il 2006 vengono crivellate di colpi in Somalia le suore Annalena Tonelli e Leo­nella Sgorbati, entrambe vitti­me di agguati nelle strade di Mo­gadiscio.
Alla fine del maggio 2004 il cuoco Antonio Amato si ritrova in trappola nell’albergo di Khobar in Arabia Saudita attaccato dai jihadisti. E cinque mesi do­po le sorelle di Cuneo Jessica e Sabrina Rinaudo, in vacanza nel Sinai, scompaiono tra le ro­vine dell’Hilton Hotel di Taba devastato da una bomba di Al Qaida. A luglio dell’anno suc­cessivo altri sei nostri connazio­nali vengono dilaniati dagli or­digni che colpiscono Sharm El Sheik. Il 26 novembre 2008 un viaggio di lavoro si rivela fatale per il 63enne Antonio Di Loren­zo crivellato di colpi dai terrori­sti che mettono a ferro e fuoco l’hotel Oberoi e altri 11 obbietti­vi ne­l cuore di Mumbai causan­do 166 morti. Ma negli ultimi an­ni è la Nigeria, flagellata dal ter­rorismo dei Boko Haram, a tra­sformarsi in un luogo sinistro per gli italiani. Nel marzo 2012 il tecnico piemontese Franco Lamolinara viene freddato dai suoi rapitori mentre le forze speciali inglesi e i militari gover­nativi tentano d’irrompere nel covo dov’è tenuto prigioniero assieme ad un collega britanni­co. E nel marzo di quest’anno i Boko Haram replicano l’orrore massacrando l’ingegnere Silva­no Trevisan ed altri sei ostaggi stranieri catturati con lui.