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 2013  maggio 30 Giovedì calendario

MA ORA POSSIAMO DIRE ADDIO AL RIGORE?

Ieri la Commissione ha raccomandato al Consiglio europeo di abrogare la procedura per i disavanzi eccessivi per cinque paesi: Italia, Lettonia, Ungheria, Lituania e Romania. Quando il 21 giugno l’Ecofin, com’è scontato, accoglierà questa raccomandazione i paesi sotto osservazione saranno sedici su 27 (attualmente sono venti, a cui però adesso si aggiungerà Malta). Il presidente Barroso: “L’Italia ha corretto il deficit eccessivo in modo sostenibile, ma l’elevato debito continua a essere un gravame: per questo l’Italia non può rilassarsi”. Festeggia Enrico Letta: “Questa decisione è motivo di grande soddisfazione. Il merito è dello sforzo sostenuto da tutti gli italiani, che devono essere orgogliosi di questo risultato” e “del lavoro dei precedenti governi, in particolare di quello Monti”. Per Angelino Alfano, addirittura, “oggi siamo in condizione di ripartire”. Ma cosa è davvero successo ieri e cosa comporta per il bilancio pubblico italiano? Tentiamo di rispondere per punti.
1. Cos’è la procedura d’infrazione per deficit eccessivo?
E’ il processo attraverso il quale la commissione Ue impone agli Stati membri di portare il loro disavanzo sotto il 3% in rapporto al Pil come previsto dagli accordi di Maastricht. È vero, però, che alcuni paesi – ad esempio Francia e Spagna – hanno avuto una proroga: sostanzialmente è una questione di peso politico. Curiosamente la procedura per surplus eccessivo esiste invece solo dal 2012 (mai applicata, ad oggi) e su parametri più blandi della “gemella”.
2. Quando era iniziata?
A fine 2009, quando il nostro rapporto deficit/Pil arrivò al 5,5%. Ora, secondo i conti della commissione, sarà strutturalmente al di sotto del tre. L’Italia, però, resta sotto osservazione: la commissione ci ha dato infatti una lunga lista di “compiti a casa” tra cui brilla un ulteriore taglio dei salari (il cosiddetto “allineamento alla produttività”). Va detto che anche la scelta di “premiare” l’Italia è di fatto politica: probabilmente l’anno prossimo – vista la sottostima della recessione 2013 contenuta nelle previsioni del governo – si scoprirà che siamo ancora sopra il limite del 3%.
3. Cosa sarebbe successo se l’Italia non ce l’avesse fatta?
Alla fine sarebbe stata costretta a pagare una multa pari allo 0,2% del Pil, circa tre miliardi.
4. Abbiamo altre procedure d’infrazione aperte?
Eccome: sono in tutto 98 - per la maggior parte riguardano ambiente e giustizia – e di queste 11 sono ben avviate a concludersi con una sanzione.
5. Ora che succede?
Sostanzialmente niente. Siamo tra i paesi virtuosi, ma i vincoli di bilancio restano gli stessi: l’unico premio è che ora l’Italia ha tre anni di tempo per cominciare a ridurre il debito prima che entrino in vigore i meccanismi draconiani del Fiscal compact (taglio dello stock di un ventesimo l’anno della parte eccedente il 60% del Pil, cioè per noi oltre 50 miliardi l’anno).
6. Quindi non potremo spendere di più o togliere qualche tassa?
Non senza tagli di spesa equivalenti. Il nostro deficit/Pil per l’anno in corso è già al 2,9% e lì deve rimanere. Spiega un sostenitore del governo Letta, l’eurodeputato Pd Gianni Pittella: “Questa è una buonissima notizia, ma io non la enfatizzerei più di tanto creando eccessive aspettative: di per sé, la chiusura della procedura di extradeficit, non determina la mobilitazione di risorse aggiuntive”.
7. Ma non s’era detto che erano pronti investimenti per 10-12 miliardi?
Non è vero, almeno per ora. L’idea del governo Letta è che ci sarà un accordo europeo che consentirà ai paesi virtuosi di escludere dai calcoli del Patto di stabilità alcuni investimenti, soprattutto quelli cofinanziati proprio dalla Ue. Sono questi i 10-12 miliardi – attualmente destinati alle regioni del Sud e attivabili dal 2015 – che l’esecutivo spera di poter spendere nel 2014.
8. E quest’anno?
Quest’anno resta tutto com’è: il ministro Saccomanni l’ha ammesso, la commissione l’ha ribadito ancora ieri. Se si vuole, ad esempio, evitare l’aumento dell’Iva di luglio bisogna tagliare spesa pubblica per 2,1 miliardi nella seconda metà del 2013 e il doppio l’anno dopo. Per abolire l’Imu sulla prima casa e i caseggiati agricoli ne servono all’ingrosso cinque.
9. Quando si saprà quali margini di manovra abbiamo?
Il primo appuntamento utile è l’Ecofin del 21 giugno, da cui difficilmente però arriveranno risposte: più probabile che qualunque decisione di un certo peso venga rinviata a dopo le elezioni tedesche di settembre.