Davide Milosa e Ferruccio Sansa, il Fatto Quotidiano 27/5/2013; Davide Milosa e Ferruccio Sansa, il Fatto Quotidiano 27/5/2013; Valeria Pacelli, il Fatto Quotidiano 27/5/2013; Davide Milosa e Ferruccio Sansa, il Fatto Quotidiano 27/5/2013; Angela Vitalian, 27 maggio 2013
OMBRE DI SATANA SU CINQUE SUICIDI
Cinque ragazzi suicidi tra il 2004 e il 2011. Cinque casi che ruotano attorno a un liceo di Saluzzo. A unirli una sola ipotesi investigativa: il satanismo che corre sotto traccia in quel triangolo di Piemonte a nord di Cuneo. Questo il quadro. Ecco i fatti.
Un sms inviato a un compagno di classe, uno zaino di scuola, un diario, un libro. E ancora il disagio dell’adolescenza, la passione per il rock estremo, metallo pesante lanciato oltre il limite. La storia inizia così. E subito si trasforma in sospetto, ombra nera, paura, indizio. L’idea spacca il cuore. Eppure quel libro dentro allo zaino c’è, si vede, si tocca. Niente incubi. Solo realtà. “Qui troverai la verità e la fantasia. L’una è necessaria all’altra. Quello che vedrete potrà anche non piacervi. Qui finalmente troverete un pensiero satanico”. Ultime righe del prologo alla Bibbia di Satana di Anton Szandor Lavey. Organista per le strade di San Francisco, nel 1966 fonda la Chiesa di Satana. Diventa il “papa nero”. E lo resta fino al giorno della sua morte. Infarto nel 1997. Ma che ci fa un libro del genere nello zaino di scuola di Carlo (nome di fantasia) studente di un liceo di Saluzzo, provincia di Cuneo? Domande per spiegare un sospetto. Dati oggettivi per costruire una prova. Proseguiamo. “Ordine eseguito, bestemmiato in San Pietro”, firmato Carlo. Messaggio per un amico e compagno di classe. Chi riceve l’sms forse sorride. I genitori che leggono non sanno cosa credere. E poi ci sono le figure nel diario di Carlo, all’inizio solo abbozzate, quindi sempre più precise, consapevoli, esperte. Quelle croci pagane che per essere disegnate richiedono studio, conoscenze. Arriveranno accessi d’ira e sintomi fisici: il controllo dell’urina e del sonno. Il ragazzo presenta tutte le caratteristiche del “reclutato” al satanismo. Tanto basta. Un esposto arriva in Procura. Poche pagine. E un fatto inquietante: la professoressa, che insegna religione nella classe di Carlo, ha chiesto ai suoi alunni di fare una ricerca, scegliendo tra quattro temi: il satanismo, la zoofilia e le parafilie in genere, le dipendenze. La conferma arriva dalla stessa insegnante. I dirigenti sanno, ma non intervengono. Il procuratore Maria Cristina Bianconi inizia a indagare. Siamo nella primavera del 2012. Da subito, l’istituto frequentato da Carlo diventa il caposaldo attorno al quale far girare le indagini. Si va oltre. Sotto osservazione ci sono alcuni ragazzi di una precisa sezione. Sono cinque, forse sei. Tra loro anche Carlo. La denuncia, così, fissa un punto. Da qui si torna indietro. Il nastro si riavvolge fino al 7 dicembre 2004. Giorno di Sant’Ambrogio. Pomeriggio. Il corpo di Paola V. viene ritrovato ai piedi di un pilone dell’acquedotto di Savigliano. Era scomparsa il 2 dicembre. Aveva 18 anni. Classificazione: suicidio. Paola aveva frequentato lo stesso istituto di Carlo. Dopo di lei, altri quattro ragazzi suicidi, i cui nomi, a oggi, stanno scritti sulla copertina di fascicoli vuoti. L’ultimo caso il 30 aprile 2011. Muore Kim M. La trovano impiccata dietro casa. Non era ancora maggiorenne. Anche lei, grazie alla conoscenza con una professoressa, aveva rapporti diretti con l’istituto di Saluzzo. A questo punto l’ipotesi d’accusa è chiara: istigazione al suicidio. Sul tavolo della Procura ci sono 5 morti e un sospetto di satanismo che corre tra i comuni della Provincia Granda.
L’INCHIESTA, PERÒ, pedala in salita. L’argomento è delicato. Chi sa non parla. L’ambiente, del resto, non aiuta. Il Saluzzese è zona molto ricca con una forte connotazione cattolica. Negli anni, qui, sono nate decine di associazioni per il recupero di ragazzi disagiati. Tra Barge, Bagnasco e Bagnolo Piemonte ci sono preti esorcisti e monasteri cistercensi, ordine che diede accoglienza ai Poveri Cavalieri di Cristo, meglio conosciuti come Templari. Saluzzo, poi, è sede vescovile oggi diretta dal vescovo Giuseppe Guerrini. Tra i poteri della diocesi c’è la nomina dei professori di religione. E che l’alto prelato conosca l’insegnante di religione è cosa certa. Il 17 maggio, infatti, Guerrini ha assistito, nel carcere di Saluzzo, alla presentazione del libro della prof. Naturalmente, la conoscenza non implica che il vescovo sappia delle singolari ricerche che la signora richiede ai suoi alunni. Scuola e Chiesa. E cala il silenzio. É il caso di un altro professore dello stesso istituto che sarà destinatario delle confidenze (probabilmente attraverso una lettera) di Paola V. La ragazza racconta dei suoi rapporti con il satanismo. L’insegnante ne parla con i colleghi. La voce gira. E siamo ancora nel 2004. Sentito dal magistrato, però, lo stesso professore non ricorda. Dice qualcosa di più una studentessa. Conferma che della morte di Paola se ne è discusso a lungo al bar. E nessuno ha mai fatto mistero dei collegamenti con il pensiero satanico. Svelano molto i disegni della ragazza: donne sollevate da terra e avvolte in lunghi drappi scuri. Chi conosce la materia non ha dubbi: quelli sono altari per il tributo a Satana. Subito dopo il ritrovamento del suo cadavere, la mamma racconta: “Paola era ossessionata dall’idea della morte”. Il padre, invece, vuole capire: “Tra il 2 e il 7 dicembre Paola cos’ha fatto, dove è stata e con chi?”. Di quella morte si trovano tracce anche su internet. Già il 2 dicembre (data della scomparsa), sul forum igz.it, tale Ethernial rivela che quel giorno la ragazza indossava una gonna nera e scarpe da ginnastica bianche. Un anno dopo, sempre sullo stesso forum, qualcuno la ricorda. Si scopre che Paola si faceva chiamare Vampire. Di lei si dice che “credeva fortemente in Dio e allo stesso tempo lo odiava con tutto il cuore”. In questa storia, poi, Facebook gioca un ruolo decisivo. Foto, amici, informazioni personali, discussioni, rivelano molto. Il compagno di classe di Carlo che riceve l’sms da San Pietro, e che in Rete si fa chiamare Burzum (come una rock band norvegese che negli anni Novanta bruciò diverse chiese), conferma di aver partecipato a riti satanici e di aver conosciuto importanti satanisti del Saluzzese. Tra gli amici del suo profilo, oltre a Carlo,c’è l’ex fidanzato di Paola, che era con lei poche ore prima della scomparsa, e altri ragazzi. Studenti ed ex alunni dello stesso istituto. Tutti, sentiti dal magistrato, confermeranno di avere interesse per il satanismo.
Sospetti, indizi, suggestioni. Si controlla tutto, perché il più piccolo particolare può servire. Il 30 aprile 2011, muore Kim M. Impiccata davanti a una fabbrica dismessa. Di mattina. Poco prima era in casa con cinque amiche. All’improvviso scappa e si uccide. Chi indaga intuisce. Eppure è difficile tradurre queste istantanee in un profilo penale. Ci si prova, ma tutto rimane imprigionato nello stesso cupo silenzio che spesso corre per le valli e le montagne che dominano Saluzzo.
IL SILENZIO degli insegnanti, ad esempio, che non denunciano. Tanto da rischiare un’incriminazione per omissione di atti d’ufficio, visto che sono pubblici ufficiali. A nulla servono gli allarmi rivolti a chi la chiesa la rappresenta. Un prete-esorcista della zona per caso inciampa in questa storia. Una madre va da lui. Racconta qualcosa. Di una professoressa e delle strane ricerche. Di una ragazza posseduta dal maligno. Ma nulla di più. Lo incontriamo davanti alla chiesa di un piccolo paese piazzato dentro a una vallata. La provinciale qui corre verso la Liguria. Poche case scrostate, nessuno per strada. Dice che l’unico consiglio possibile, in questi casi, è rivolgersi alle forze dell’ordine. Ci confida che “quelli” sono peggio della mafia, ti cercano, ti trovano, ti uccidono. E ancora: un monaco del monastero cistercense di Pra d’Mill sopra Bagnolo Piemonte conferma una preoccupante diffusione di fenomeni a sfondo satanico. Del tema dice di non essere un esperto. Da lui, però, è andata la madre di uno dei cinque ragazzi suicidi.
Così nove anni dopo il primo suicidio, nulla pare essere cambiato. E nonostante questo, molto è successo. Qualcuno, poi, ci ha anche provato a spezzare questo muro di gomma. Lo ha fatto davanti ai magistrati. Ha tentato nella scuola, portando in classe una suora salutata da alcuni con bestemmie e insulti. Quello stesso giorno, era Pasqua, ha rischiato di morire per un infarto. Suggestioni, paure, indizi. Un’unica certezza: a Saluzzo c’è un grave problema di satanismo. E non è detto che la magistratura possa mettere la parola fine a questa storia. Nonostante gli interrogatori, le intercettazioni degli indagati. E nonostante le conferme.
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“UN TESTIMONE MI DISSE: A MONZA SACRIFICI UMANI” -
Ho passato anni indagando sul satanismo in Piemonte e in Lombardia e sono convinto di una cosa: ci sono state vittime, ragazzi scomparsi per colpa delle sette. Molti più di quanto non si creda. É un fenomeno drammaticamente sottovalutato”.
Antonio Pizzi oggi è procuratore generale di Bari, ma anni fa è stato protagonista dell’inchiesta sulle Bestie di Satana. Uno dei pochissimi magistrati capaci di capire davvero l’ambiente del satanismo. E di arrivare a condanne per omicidio. Un lavoro di anni con criminologi e i migliori esperti dei carabinieri.
Procuratore, con i suoi uomini è riuscito a fare chiarezza sull’omicidio di almeno tre ragazzi. Ha sgominato una setta assassina. Eppure ha sempre sostenuto che molto altro resta da scoprire...
Dopo aver lavorato a Busto Arsizio, dopo che eravamo arrivati alla condanna delle Bestie di Satana, mi sono trasferito a Monza. Qui abbiamo fatto di tutto per fare chiarezza sulla storia di un ragazzo, Christian Frigerio, scomparso da casa sua. Improvvisamente, senza ragione. Dopo una lunga indagine avevamo scoperto che anche lui era entrato in contatto con alcuni membri delle Bestie. Eravamo, credo, a un passo dalla soluzione del caso. Ma alla fine la sorte del povero Frigerio è rimasta avvolta nel buio...
C’era un testimone, una ragazza. Che cosa vi ha raccontato?
Lo ricordo come ora. Fece un racconto impressionante, da far gelare il sangue nelle vene. Disse: “Ci sono stati sacrifici umani. Una ragazza, forse una straniera dell’Est, è stata uccisa durante un rito satanico.
Non è possibile che si fosse inventata tutto?
Non siamo dei pazzi. Avevamo proceduto con la massima cautela. Ma la nostra testimone aveva fatto un racconto dettagliatissimo. Lo ha ripetuto più volte, senza mai contraddirsi. Senza la minima sbavatura. Difficile, davvero difficile, che si fosse inventata tutto. E aveva fornito anche delle indicazioni sui luoghi.
Dove si sarebbero svolti i sacrifici umani?
In una chiesa sconsacrata alle porte di Monza. Noi ci siamo andati, abbiamo scavato. Abbiamo compiuto tutti i possibili rilievi, ma non abbiamo trovato niente. Del resto era passato tempo, troppo tempo.
Potrebbero esserci altre vittime, quindi. Del resto già indagando sulle Bestie di Satana vi eravate imbattuti in una decina di casi sospetti: morti accidentali, suicidi e scomparse...
Sì, tutto intorno a Somma Lombardo e a Legnano, le zone frequentate dai satanisti. Ragazzi che si erano incontrati, si conoscevano. Vede, trovare i responsabili degli omicidi è stato molto duro. Ma ancora più difficile è stato ricostruire che le sette hanno costretto alcuni giovani a suicidarsi. Il reato di istigazione al suicidio è molto complesso da provare. Ma noi, sono convinto, ci siamo riusciti. Ci sono stati dei poveri ragazzi che sono stati torturati psicologicamente, minacciati. Messi di fronte all’alternativa: o ti ammazzi o lo facciamo noi.
É possibile tracciare un identikit dei capi di una setta satanica?
Possibile, ma difficile. Io stesso sono rimasto sconvolto dalla mia esperienza. C’era Andrea Volpe, uno dei membri delle Bestie, che al momento dell’arresto era sconvolto, con i capelli lunghi, vestito di nero. Quando me lo sono ritrovato davanti in carcere sembrava un ragazzo normalissimo, uno di quelli che escono ogni sera con i tuoi figli.
Come fare per difendersi, per proteggere i propri figli?
Bisogna fare attenzione ai piccoli segni. Ai vestiti neri, alla comparsa di simboli sui diari, sui quaderni, nei libri. O nei poster in camera da letto. Ma soprattutto bisogna ascoltare i propri figli, cercare di parlare con loro. E non bisogna condannarli, farli sentire in colpa. Devono sapere di essere capiti e protetti dalla famiglia.
A chi conviene rivolgersi?
Credo che occorre sempre aver fiducia nelle forze dell’ordine. Vorrei dare un consiglio dai ragazzi e uno ai grandi. Ai giovani direi: sappiate che si può sempre uscire da una setta. Sempre. I genitori invece non devono mai sottovalutare questi problemi, magari liquidandoli come superstizioni.
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IN ITALIA 600 MILA GLI ADEPTI -
Sono almeno 600 mila gli adepti che ogni anno si riuniscono per dare vita a culti esoterici che sanno di sangue e sacrifici. Con almeno ottomila sette sataniche che prendono vita annualmente. Sono le ultime stime del numero verde Anti-sette, un servizio della Comunità Papa Giovanni Paolo XXIII, in collaborazione dal 2006 con il dipartimento distrettuale anticrimine della polizia di Stato.
IL NUMERO 800.228.866 nasce nel 2002 da un’idea proprio di don Oreste Benzi, presidente e fondatore della comunità Papa Giovanni XXIII. A fare da punto di contatto con la polizia di stato è il suo ex collaboratore e sacerdote Don Aldo Bonaiuto. Quel centralino squilla decine di volte ogni giorno. Dall’altra parte della cornetta ci sono persone che per un motivo o per un altro sono finite a far parte del mondo dell’occultismo. A volte sono proprio i protagonisti che chiedono aiuto, a volte le loro famiglie. Spesso però dai racconti di chi ha il coraggio di farsi aiutare, si ravvisano anche fattispecie di reato come violenza privata, istigazione al suicidio, furto, vilipendio di tombe e sequestri di persona. Ed è in questi casi che interviene la direzione distrettuale anticrimine, che avvia indagini più specifiche. Ma a raccontarci bene quali sono le realtà dell’occultismo e del satanismo più diffuse in Italia, è proprio Don Aldo Bonaiuto. “Al numero verde riceviamo decine e decine di chiamate ogni giorno – afferma Don Aldo sentito da Il Fatto – A contattarci sono persone intrappolate in diversi circuiti: da quello degli pseudo-guaritori, che adescano le proprie vittime offrendo soluzioni immediate ; a quello dell’occultismo”. A sua volta il fenomeno dell’occultismo è molto variegato. “Ci sono diverse tipologie di sette – continua il sacerdote – da quelle con accezioni religiose che utilizzano messaggi legati a culti religiosi; poi ci sono le psico-sette che lavorano soprattutto con la psicologia della vittima. E infine ci sono sette che invece si rifanno al mondo del mistero, delle rivelazioni. Insomma si tratta di una realtà complessa, purtroppo poco conosciuta e ignorata”.
“QUANDO PARLIAMO di sette però – conclude Don Aldo – parliamo di un gruppo organizzato che opera tramite atti di spersonalizzazione e plagio, fino a rendere la vittima una schiava”. E Don Aldo non ha dubbi: il fenomeno dei culti esoterici si sta diffondendo sempre di più. Il più noto è il caso delle bestie di satana, i cui membri sono stati condannati nel 2007, con sentenza definitiva in cassazione, per i reati che vanno dall’omicidio, all’istigazione al suicidio, all’occultamento di cadaveri. Ma al di là delle cronache dei giornali, ogni anno, mezzo milione di persone è vittima di questi fenomeni. Non tutti sono leader, e qualcuno resta imprigionato in questo circuito. Non serve cercarli nelle foreste e nelle chiese sconsacrate. Spesso i riti avvengono anche in semplici appartamenti, lontano dagli occhi indiscreti di chi non vuole vedere una realtà che anche in Italia miete troppe vittime.
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“SATANA TI FARA’ SCOPRIRE IL SESSO E TI LIBERERA’" -
Ha tirato fuori un libro, nero. C’era la foto di un rito satanico, poi mi ha mostrato qualcosa... delle interiora.... di un animale. Allora ho capito e mi ha preso un terrore incontenibile”. Matteo (il nome è di fantasia) ha 19 anni, fa il primo anno di università, vive in un paese del pavese. Accetta di parlare con le garanzie di un pentito di mafia: “Non mettete il mio nome vero, non provate a scrivere dove abito, sennò sono finito”. Appena il cronista accenna un sorriso, quasi a voler sdrammatizzare, subito si alza di scatto, minaccia di andarsene: “Non avete capito niente. Questi sono pericolosi. Mi hanno minacciato, hanno seguito me e la mia famiglia, le mie sorelle. Sono entrati nella mia casella internet”. Un’esagerazione? No, basta guardarlo in faccia, gli leggi il terrore: “Non avete capito le dimensioni di questo fenomeno. Tutti lo sottovalutano, lo scambiano per superstizione. Certo, sono follie, ma le conseguenze sono terribili. Voi non avete idea di quanti ragazzi tra Piemonte e Lombardia sono finiti nelle mani delle sette. Alcuni, con gli anni, ne escono. Ma le vite sono segnate per sempre”. Promesso, non sarai riconoscibile, ma allora ci racconti? Matteo si aggira per la sua stanza. Avanti e indietro, avanti e indietro. Poi, finalmente, si lascia andare: “Lo faccio soltanto perché sento che potrebbe essere utile. Perché io ne sono uscito, ma tanti no. Sono prigionieri”. Il racconto di Matteo è la storia di una discesa lenta, di un ragazzo timido, sensibile, afferrato senza che se ne accorgesse, finché un giorno “mi sono trovato legato mani e piedi. Ho capito che ero fottuto”. È questo il dramma: “Non me ne sono accorto, non ho scelto io. Mi hanno ingabbiato”. Tutto comincia qui, nella stanza affacciata sui tetti del suo paese: “C’era questo tipo, un giovane uomo sulla trentina. Si era offerto di darmi lezioni di matematica, che non è il mio forte. Ha cominciato a venire a casa mia, studiavamo, ma soprattutto parlavamo. Io sono una persona chiusa, ho pochi amici, e lui era diventato una specie di confessore. Mi piaceva parlare con lui, devo dire la verità. Senza che me ne rendessi conto ho preso a dirgli tutto di me”. Matteo parla e senza accorgersene si stringe forte le braccia al petto, sì, la morsa comincia a ingabbiarlo: “Abbiamo cominciato a uscire insieme la sera. Mi portava con un gruppo di ragazzi. Io non ci avevo fatto caso, erano tutti vestiti di nero. Facevano discorsi strani, ma quando vedevano che io li guardavo il ‘professore’ li faceva stare zitti”. Ecco che Matteo comincia a essere parte del gruppo: “Capivo che qualcosa non andava, però mi dispiaceva tagliare i ponti perché erano gli unici che mi accettavano”. Intanto il “professore” lancia affondi: “Faceva discorsi strani su Dio, che ci rende deboli, e su Satana. Parlava di simboli: 666, il Pentacolo. Era affascinato. E anch’io provavo un certo turbamento”. Matteo è pronto per la stretta finale: “Una sera, così, a bruciapelo, mi ha chiesto: ‘ma tu hai mai scopato?’. Sono stato zitto. Allora lui è diventato sempre più diretto: ‘il sesso è la nostra liberazione, tu devi liberarti. Se vuoi posso darti una mano’. Ha detto proprio così, sono rimasto... confuso”, Matteo non sa se dirla tutta, ma capisce che non ha senso ormai mentire: “Ero anche attratto. Lo ammetto”.
MA IL “PROFESSORE” va oltre: “Per convincermi un giorno ha tirato fuori un libro nero. E una boccetta con della roba rossa. Ha detto che erano resti animali. Ha detto: ora sei pronto, sei uno dei nostri”. Il sesso, le canne e altro, ma soprattutto il diavolo. Matteo è lì, sul ciglio del baratro, basta una piccola spinta. Ma... il caso, il destino, chissà, all’ultimo si salva: “Quella sera stavo per uscire. Era tutto pronto per l’iniziazione. Stavano per venirmi a prendere. Mia sorella deve aver intuito, mi ha visto eccitato, e si è messa sulla porta: ‘non andare’. Io l’ho guardata negli occhi ed è stato come se mi avesse aperto l’anima, le ho raccontato tutto”. Matteo quella sera non è uscito di casa. Ha parlato con i suoi genitori, senza reticenze. Ma l’incubo non è finito: “Quando ho detto che non volevo più vederli – racconta – hanno cominciato a minacciarmi. Trovavo biglietti nella cassetta della posta. Riferimenti a mia sorella, ai miei genitori. Ho capito che li seguivano. Alla fine sono andato dalla polizia. Ci sono voluti mesi, ma ne sono uscito. Si può. Vorrei che i tanti ragazzi che sono finiti in quell’inferno lo sapessero”.
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USA, DOVE IL CULTO NERO E’ DIVENTATO RELIGIONE -
Quando nel 1968, Roman Polanski girò “Rosemary’s baby”, scelse come location un prestigioso edificio, all’angolo fra la 72ma strada e Central Park West, a New York: il Dakota. Il palazzo, dove vissero, fra gli altri, Lauren Bacall e Leonard Bernstein, fu anche casa di John Lennon, che qui venne ucciso, a colpi di pistola, nel 1980. Il film racconta la storia di una donna che scopre che suo marito, attore di scarsissimo successo, ha promesso il loro bambino ad una coppia di vicini di casa, come vittima sacrificale per le loro cerimonie sataniche: una sorta di patto con il diavolo per ottenere la fama.
L’ELEMENTO“SATANICO”è talmente reale che per anni si sono rincorse voci, categoricamente smentite, che volevano, Anton LaVey, fondatore della “Chiesa di Satana”, consigliere di Polanski per le riprese. Molteplici sono le coincidenze che si intrecciano fra la finzione del film e la vita reale dei protagonisti. Polanski, ad esempio, nel 1969 perse sua moglie Sharon Tate, uccisa da Charles Manson e altri complici, mentre era incinta di otto mesi e mezzo; l’omicida disse di essere stato mosso nel suo gesto dalla “predizione” contenuta nella canzone scritta da Paul McCartney e John Lennon, Helter Skelter. Nel film, poi, all’inizio, la coppia di vicini che “adesca”, fa riferimento ad un uomo sparato davanti al palazzo, proprio come avvenne con Lennon. Quest’ultimo, fra l’altro, come tutti i Beatles, è stato spesso “accusato” di essere un prodotto degli “Illuminati” e, dunque, di avere un legame con il satanismo. In particolare la band inglese è stata abbinata al satanismo per l’utilizzo della tecnica musicale del back recording con la quale è possibile registrare, come sottofondo di alcune canzoni, delle frasi che se ascoltate al contrario hanno un senso non altrimenti percettibile. E il culto di Satana si basa proprio sul principio del “contrario” nel senso che tutti i simboli e i rituali sono “in opposizione” a quelli della Chiesa di Cristo. Gli Stati Uniti, dove Anton LaVey fondò la Chiesa di Satana a San Francisco nel 1966, sono da decenni considerati il paese con la più solida struttura di satanisti che ha avuto fra le proprie fila anche personaggi come Marilyn Manson e Sammy Davis Jr. Alla base della creazione di LaVey, c’è il principio secondo cui l’uomo è l’unico responsabile delle proprie azioni e che deve vivere la propria vita cercando di assicurarsi gratificazione fisica e morale. La struttura della Chiesa è simile a quella di un qualsiasi club: per aderire è necessario essere maggiorenni e pagare una quota di partecipazione di circa 200 dollari l’anno in cambio della quale si riceve una sorta di tessera alla quale si può liberamente rinunciare in ogni momento.
NEL 1975, UNO DEI PIÙ alti esponenti della setta, Miquel Aquino, origini italiane, si distaccò dalla Chiesa per fondare il Tempio di Set di cui è stato a capo fino al 2004. La scissione derivò da una visione diversa della “religiosità” della setta. Per i seguaci della Chiesa di Satana, infatti, quest’ultimo è solo un esempio e, dunque, è mantenuto un ateismo di base. Aquino puntò su una visione deista secondo la quale, Satana è un’entità da venerare. Sebbene la Chiesa di Satana resti la struttura più ampia all’interno del paese, molti altri sono i gruppi che sono diventati catalizzatori di adoratori di Satana. Se Polanski, infatti, rappresentò le inquietudini di una città come New York, una decina di anni dopo, verso il 1980, il paese venne attraversato, anche con risvolti drammatici, da una vera e propria isteria collettiva scatenata dalla fobia degli abusi (soprattutto sui bambini) messi in atto durante i rituali satanici. Tanto che, una splendida città nel Nord Carolina, Asheville, è stata spesso indicata come la “culla dei riti”, consumati in particolare in alcune delle bellissime costruzioni che ne caratterizzano l’architettura.