C. A., Libero 30/5/2013, 30 maggio 2013
CONCORRENZA SVIZZERA
I giovani portoghesi emigrano in Mozambico e soprattutto in Angola. Quelli italiani (+5% rispetto all’ultimo semestre 2012) non hanno ex colonie come punto di riferimento, ma l’Europa e la Svizzera a portata di mano. Dall’università di Lugano, come riportano anche i media italiani, arriva un invito. Ci sono 36mila posti di lavori disponibili nel settore dell’informatica. «Giovani venite qui a studiare» e poi «troverete l’impiego». I numeri danno concretezza agli inviti. Se da noi la disoccupazione giovanile è ormai al 38%, in Canton Ticino è di poco superiore al 3. Messaggi contestati da gran parte della politica locale, quella ormai erede di Bignasca, il Bossi Svizzero, deceduto pochi mesi fa. Ma senza affondi decisivi. Perché se da un lato si teme l’invasione della manodopera (più o meno evoluta) straniera, dall’altro lato anche gli amministratori più chiusi continuano a premere l’acceleratore sul pedale del marketing territoriale. Progetti e istituzioni che girano l’Italia (e il mondo) in cerca di aziende disposte a spostare la sede nella confederazione o soltanto aprire nuovi uffici. A onor del vero lo scorso anno il governo Monti è stato uno dei più grandi incentivi dell’economia svizzera. Il movimento migratorio ha subito una spinta notevole. Nel 2012 nel Canton Ticino (in controtendenza rispetto allo Stato Federale dove il calo è stato dello 0,75 per cento) si è registrato un aumento del 18,7 per cento delle aziende iscritte al registro di commercio, per un totale di 2.797 unità. Tante italiane. In generale comunque dal 1997 al 2012, grazie al programma di incentivi Copernico si sono insediate in Ticino 241 aziende, di cui 113 di nazionalità italiana. Si tratta di quelle assistite e disposte a rendere pubblica l’operazione di delocalizzazione. I numeri come visto sopra sono ben più elevati. Ma la Svizzera è restia a renderli noti, per tutelare la riservatezza degli imprenditori che temono sempre contestazioni da parte dell’Agenzia delle entrate.
L’azienda che apre un’unità in Svizzera, ma mantiene il suo centro decisionale in Italia resta infatti sottoposta, per il fisco, alla sovranità fiscale italiana. Nonostante non venga urlata la propaganda è capillare e a mostrarsi all’avanguardia sono i Grigioni. Visitando il Cantone, che per la posizione geografica, si propone come ponte ideale per chi vuole commerciare con la Germania, si capisce che il vero federalismo è fatto da particolari e da piccole cose. Innanzitutto sapere chi chiamare e quando chiamare per avere informazioni in cinque minuti. Incontrare interlocutori pubblici che ragionano come privati. Sanno che il tempo è denaro. Nella prima visita, l’imprenditore italiano può incontrare allo stesso tavolo tutti i rappresentanti dello Stato: Erario, ministero dell’ambiente e delle infrastrutture, quello del lavoro e dell’energia. Chi decide di internazionalizzare la propria attività nei Grigioni, in una delle tre zone industriali del Cantone, senza fare diretta concorrenza a un’azienda già esistente può contare su un incentivo fino al 25% della somma investita. La percentuale varie in base alla tipologia dell’azienda e al nuemro di nuovi occupati che porta. Cantone e Federazione possono esentare l’azienda per dieci anni da qualunque tasse. Anche se la prassi è il 100% per i primi 5 anni e l’80% negli altri 5. Senza dimenticare che una Sa (equivalente di una spa) anche senza agevolazioni non paga mai oltre il 20% di imposte. Comprese quelle federali e comunali sugli utili e quelle fisse sul capitale. Incluse le tasse a favore del culto religioso. Il computo viene fatto sull’utile già pulito di tutte le possibili detrazioni, che nel primo anno di attività comprendono pure l’acquisto dei macchinari.
Stesso discorso per le srl. Mentre per le società individuali (vedi P.Iva) il calcolo è più complesso perché si effettua come per le persone fisiche (è possibile detrarre le spese sostenute per i viaggi da casa a ufficio e le aliquote sono inversamente proporzionali al numero dei figli) , ma a spanne non supera mai il 24%. Per farsi un’idea basta andare su internet (sul sito www.stv.gr.ch/berjur/index. php) e riempire da soli le caselle. Il sistema di calcolo è molto semplice e non serve il commercialista. Se si dichiarano parametri falsi e non per errore scatta subito il penale. Per questo motivo se l’amministratore non è svizzero deve delegare un residente in qualunque Cantone perché risponda in solido di un eventuale danno erariale. Per il resto il marketing territoriali dei Grigioni si basa sul principio che l’imprenditore va rispettato e agevolato. Anche con le infrastrutture.
Chi decide di acquistare un lotto già urbanizzato nelle zone industriali (quella dedicata ai commerci con la Germania si chiama Tardisland) può pagare intorno ai 100 franchi al metro quadro e prima di firmare il contratto può negoziare il prezzo dell’energia industriale. Il tutto a soli 250 chilometri da Milano e circa 60 dalla Valtellina. Ogni anno più o meno cinque aziende scelgono Coira, «ma a far domanda», conclude Paolo Giorgetta, responsabile della promozione per l’Ufficio dell’economia e turismo dei Grigioni, «sono molte molte di più».