VARIE 30/5/2013, 30 maggio 2013
APPUNTI PER GAZZETTA - IL CASO RENZI E LE SPACCATURE NEL PD
ROMA - Neppure il tempo di tirare un sospiro di sollievo per lo scampato pericolo di una batosta elettorale anche a Roma e nel Pd è di nuovo tutti contro tutti. Dopo le divisioni e le polemiche di ieri attorno alle riforme elettorali e l’atteggiamento da seguire sulla mozione "pro Mattarellum" di Roberto Giachetti, oggi è attorno al triangolo Renzi-Letta-Bersani che si consuma un nuovo scontro.
"Non sto mettendo fretta al Governo, non è vero che voglio accelerare ma Governo e Parlamento funzionano se fanno le riforme e non se vivacchiano". Così Matteo Renzi, alla presentazione del suo libro a Roma ’Oltre la rottamazione’, nega di voler anticipare la fine del Governo. "Siamo alle barzellette...", taglia corto riferendosi a chi lo indica come sabotatore dell’esecutivo di larghe intese.
"Abolite il Senato e fate la riforma elettorale, oppure vuol dire che vivacchiate. E così non ci salva neanche Rambo", avverte il sindaco di Firenze. "Bisogna fare anche delle battaglie d’immagine - aggiunge - E la prima che mi viene è quella di un tacchino, che non è quello sul tetto. Sono i tacchini che devono anticipare il natale. Fuor di metafora: la prima vera cosa da fare, che richiede il tempo di una riforma costituzionale, è quella di abolire il Senato come camera che dà la fiducia".
Per Renzi, i tacchini-senatori devono varare la camera delle autonomie. "E’ una scommessa. Se siamo coraggiosi lo facciamo. Se non siamo pronti poi non ci lamentiamo della legge elettorale più brutta possibile". Il "rottamatore" quindi chiarisce: "Io non sto mettendo furia al governo perché voglio accelerare. Macchè accelelare. Ma un governo è serio se fa le cose non se vivacchia. Si abbia il coraggio di fare la riforma costituzionale eliminando il Senato", ribadisce Renzi.
"Non voglio fare polemiche con il governo - insiste il sindaco di Firenze - ma è dal novembre 2011 che centrodestra e centrosinistra votano insieme. L’Italia tornerà a crescere quando ci sarà il segno più sull’economia ma anche quando il bipolarismo tornerà ad essere una cosa normale e non un indistinta palude".
Anche la mozione Giachetti non va interpretata secondo Renzi come una trappola per il governo. "Giachetti è l’unico parlamentare che ha fatto lo sciopero della fame per il Mattarellum, la sua è la mozione di una persona perbene. Il Pd ha scelto di votare contro e tutti hanno votato contro". "Nessuno di noi qui è interessato ai giochini, nessuno gioco ai trabocchetti istituzionali", assicura. "Se la maggioranza, che è ampia, finalmente fa le cose, siamo tutti contenti che le faccia - ripete - il governo è lì da un mese, è appena arrivato, speriamo che faccia le cose che non sono mai state fatte". Tuttavia, aggiunge Renzi, "non vorrei che la sconfitta di Grillo portasse qualcuno a dire ’possiamo far finta di niente’, c’è bisogno di fare cose concrete".
Esternazioni che spingono l’ex segretario Pierluigi Bersani a rompere un lungo silenzio sulle dinamiche interne al partito. "Non saper distinguere fra leadership democratica e ’uomo solo al comando’ mi sembra un bel problema", dice l’ex leader democratico togliendosi evidentemente qualche sassolino dalle scarpe. "E’ come confondere la medicina con la malattia - avverte - Sarà meglio discutere sul serio".
(30 maggio 2013)
LINKIESTA
Nella galassia del centrodestra l’unico liberale rimasto si chiama Antonio Martino. Il professore di Messina, tessera numero due di Forza Italia, già ministro della Difesa e degli Affari esteri, è stato l’unico tra gli ex Forza Italia a firmare e a sostenere la mozione antiporcellum di Roberto Giachetti. L’unico che vuol tornare allo spirito del ’94 e a spingere per la modifica dell’attuale legge elettorale. «Abbiamo bisogno di voltare pagina - spiega - abbiamo bisogno di un punto di rottura per salvare l’Italia come fece De Gaulle con la Francia, Dobbiamo salvare l’Italia». Evidentemente il “liberale” è l’unico libero dai diktat di Silvio Berlusconi e dalle larghe intese del duo Letta-Alfano.
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LUCA TELESESE PER LINKIESTA
Lo dico senza giri di parole: in America quelli che ieri alla Camera hanno votato per salvare il Porcellum sarebbero già finiti in una pubblica lista di proscrizione. In America le responsabilità parlamentari sono sempre personali e mai genericamente “politiche”. In Italia è esattamente il contrario: nessuno risponde mai per quello che ha votato, a partire dal Porcellum, oggi disconosciuto da tutti quelli che lo hanno materialmente trasformato in legge dello Stato. E allora sarebbe il caso di cambiare metodo e di rovesciare la clessidra.
Oggi bisogna tessere le lodi di Roberto Giachetti (e dei 139 santi che hanno votato con lui) e di andare a chiedere risposte a tutti gli altri che si sono intruppati nell’ordine di scuderia inciucista, e hanno preferito la conservazione delle alchimie di maggioranza al buonsenso. Trovo ridicolo che qualcuno oggi dica (come molti democratici fanno per giustificarsi) “ma quella di Giachetti era una manovra di Renzi per mettere in difficoltà Letta”.
Io ribalterei esattamente l’argomento: se per conquistarsi uno spazio politico Renzi sposa alcune delle battaglie giuste e vitali per la democrazia in questo paese, ben venga Renzi. Fra l’altro: ieri il sindaco di Firenze era stato molto tiepido, durante la puntata di Otto e mezzo, su questo voto. Non era quindi Renzi che imponeva a Giachetti un suo capriccio, ma Giachetti, che consegnava a Renzi, e ai suoi parlamentari, una grande opportunità.
Non era una mozione nata da una logica correntizia, ma una mozione contro le correnti. È davvero incredibile che nello stesso partito in cui 101 franchi tiratori non si sono fatti nessuno scrupolo di impallinare Prodi, quando si è trattato di rispondere a una emergenza democratica scatti una disciplina blindata. Questa mozione, come racconta Giachetti, era stata depositata quindici giorni fa, prima delle elezioni amministrative, prima di qualsiasi retro-pensiero, e non rappresentava nulla di più della trascrizione di quello che a parole anche il presidente del Consiglio aveva detto dopo il seminario dell’Abbazia di Spineto. Ma la politiche ha le ambe così corte, che inizia a temere anche il rapporto con quello che proclama.
Il vero problema è che in questo Parlamento, al contrario di tutti gli altri, una maggioranza per cambiare quella legge-vergogna, unendo Pd, Sel, M5s e pidiellini illuminati (come Antonio Martino), adesso ci sarebbe. Ma se invece l’accordo con Berlusconi viene fatto prevalere su qualsiasi altra ragione, e senza nessun motivo (la legge elettorale è appannaggio del parlamento, non del governo) non solo sulla legge elettorale, ma anche sui diritti civili, nessun voto progressista sará possibile. Ci pensino i democratici, prima di consegnarsi definitivamente nelle mani del Caimano.
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GRILLO INSULTA RODOTA’
ROMA - È fissata per le 16:30 la riunione alla Camera dei deputati M5S dopo il caso della "spia" che ha diffuso le mail interne del Movimento. L’incontro serve per fare il punto sulla situazione e discutere su quale tattica adottare per stanare quello che i vertici considerano un "infiltrato". Ieri era stata proprio la capogruppo del Movimento, Roberta Lombardi, a denunciare con parole pesanti la persona che ha consegnato ai giornali informazioni interne: "Chiunque tu sia, sei una m...". All’assemblea prendono parte solo i deputati M5S in quanto i senatori sono impegnati, lo si apprende da fonti del Movimento, in lavori d’Aula e di commissione a palazzo Madama. Al ’processo’ non parteciperà neanche la capogruppo Lombardi che è malata. "Adesso andiamo in assemblea con i deputati perché i senatori sono impegnati a palazzo Madama, ma non c’è nessun processo alla talpa", ha chiarito il vicecapogruppo M5S alla Camera Riccardo Nuti parlando a Montecitorio durante una conferenza stampa. Anche perché, aggiunge, "se conoscessimo la sua identità lo avremmo già mandato via". L’assemblea, sottolinea, "non ha all’ordine del giorno i risultati delle amministrative ma la calenderizzazione dei lavori delle commissioni".
Intanto il leader del Movimento si scaglia contro i ’maestrini dalla penna rossa’ che dopo le comunali hanno criticato
il M5S. L’attacco è diretto soprattutto contro Stefano Rodotà, che Grillo, in un post del suo blog, definisce come "un ottuagenario miracolato dalla Rete, sbrinato di fresco dal mausoleo dove era stato confinato dai suoi a cui auguriamo di rifondare la sinistra". Proprio quel Rodotà che - poco più di un mese fa - Grillo aveva candidato e sostenuto Rodotà per il Quirinale e che proprio oggi compie 80 anni. Ora l’idillio sembra finito. Nessun commento da Rodotà: ’’Non ho niente da dire. Non commento, non è nel mio stile’’. A chi al telefono vorrebbe chiedergli un commento alle dure parole di Grillo, il giurista fa subito intendere di esserne a conoscenza, ma di non voler replicare. ’’Non è nel mio stile’’, ha detto.
Critiche indigeste. A incrinare il rapporto tra i due anche l’intervista al Corriere con cui il giurista ha dichiarato che Grillo ha compiuto degli errori, pensando che la Rete potesse bastare per vincere: "Nell’ultima campagna elettorale Grillo è partito dalla Rete, poi ha riempito le piazze reali con lo Tsunami tour, ma ha ricevuto anche un’attenzione continua dalla televisione. La Rete non funziona nello stesso modo in una realtà locale o su scala nazionale. Puoi lanciare un attacco frontale, ma funziona solo se parli al Paese", ha detto Rodotà, secondo cui alle ultime elezioni "hanno perso i due grandi comunicatori: Grillo e Berlusconi". Poi ha aggiunto: "Le indicazioni di Grillo e Casaleggio non bastano più. Un movimento nato dalla Rete, che ha svegliato una cultura politica pigra, una volta entrato in Parlamento deve cambiare tutto".
Solidali con Rodotà. Invoca maggior rispetto per le persone il leader di Sel, Nichi Vendola: "Bisognerebbe avere più rispetto per le persone, per le persone anziane. In questi giorni abbiamo pianto la scomparsa di due adolescenti ultraottantenni, don Gallo e Franca Rame. Serve più rispetto per chi ha una storia limpida e bella come Stefano Rodotà. Grillo - ha aggiunto - dovrebbe imparare a usare gli aggettivi e la punteggiatura con educazione. Spero che eletti ed elettori del M5S si ribellino a una modalità sempre più volgare e violenta di affrontare le contraddizioni che l’elettorato gli riserva". ’’A Stefano Rodotà la mia stima e la mia solidarietà. La sua cultura giuridica e costituzionale costituisce un presidio prezioso per tutti coloro
che hanno a cuore la buona salute della democrazia", ha scritto in una nota Rosy Bindi del Pd. "Voglio esprimere la mia piena solidarietà a Stefano Rodotà che viene insultato da Beppe Grillo. L’uso delle persone per poi insultarle appena dissentono è disgustoso, così come l’attacco basato sull’età delle persone è una cultura fascistoide. Nella storia italiana abbiamo già avuto un ventennio in cui si cantava ’giovinezza’ e sono stati anni di barbarie, che adesso grillo si metta anche lui a cantarla non è una buona notizia", ha commentato Paolo Ferrero, segretario nazionale di Rifondazione comunista. Un attacco ’incomprensibile e vergognoso’ parla il presidente dei Verdi, Angelo Bonelli commentando le affermazioni di Grillo. "Gli attacchi a Rodotà e alla Gabanelli sono un attacco all’Italia migliore - conclude Bonelli-: cos’è cambiato, per grillo, dall’elezione del presidente della Repubblica quando la Gabanelli e Rodotà rappresentavano un patrimonio nazionale?". "Ora Grillo insulta Rodotà: ’Ottantenne miracolato dal web’. E quindi insulta se stesso e tutti i suoi parlamentari favorevoli a Rodotà per Quirinale...", ha scritto su Twitter l’editorialista di Repubblica ed ex direttore dell’Espresso, Giovanni Valentini.
Grillo non risparmia colpi. "Dopo le elezioni comunali parziali che storicamente, come qualsiasi asino sa, sono sempre state diverse come esito e peso rispetto a quelle politiche, c’è un fiorire di maestrini dalla penna rossa. Sono usciti dalle cantine e dai freezer dopo vent’anni di batoste e di vergogne infinite del loro partito, che si chiami Pdmenoelle o Sel, non c’è differenza". Grillo non risparmia colpi e, dopo Rodotà, prende di mira Renzi, Bersani, Veltroni, Finocchiaro e perfino con Pippo Civati, esponente Pd considerato l’artefice di un’operazione per accogliere transfughi grillini in Parlamento."Renzie, lo statista gonfiato, imperversa con le sue ricette e le critiche al M5S su tutti i canali televisivi preda di compiacenti cortigiane come la Gruber. Renzie non è più sindaco di Firenze da tempo, è diventato un venditore a tempo pieno di se stesso". Poi tocca a Bersani: "C’è poi lo smacchiatore di Bettola in grande forma che spiega, con convinzione, che la colpa del governo delle larghe intese è del M5S quando il Pdmenoelle ha fatto l’impossibile per fottere prima Marini e poi Prodi e non ha neppure preso in considerazione Rodotà. Belìn, questo ha perso più battaglie del general Cadorna a Caporetto e ci viene venduto da Floris come Wellington a Trafalgar". Niente sconti nemmeno per ’Topo Gigio Veltroni’: "È stato riesumato per discettare delle elezioni, forte della sua esperienza di averle perse tutte, ma proprio tutte". Anna Finocchiaro, invece, è accusata di fare parte della ’claque cattiva’: "Quella che attacca a testa bassa, la cui esponente è la Finocchiaro che vuole fuorilegge il M5S". Infine la new entry: "Pippo Civati, che ha votato Napolitano, non ha fatto i nomi dei 101 che hanno affossato Prodi, che vive in un partito che succhia da anni centinaia di milioni di finanziamenti pubblici, ma però è tanto buonino. Lo vorresti adottare o, in alternativa, lanciargli un bastone da riporto". E conclude: "Maestrini che vedono la pagliuzza negli occhi del M5S, pagliuzza che spesso non c’è neppure, e non hanno coscienza della trave su cui sono appoggiati".
Le reazioni. ’’C’è un clima da guerra fredda: si respira nelle dichiarazioni di un nervosissimo Grillo e dei suoi (che parlano di spie, nemmeno fossimo a Berlino Est) e nei ripetuti richiami all’ordine all’interno del Pd (e del Pd più elle, perché anche a destra volano gli stracci)’ è la risposta di Pippo Civati, che sul suo blog precisa: ’’Nessuno intende sabotare proprio nulla: nessun complotto, nessun retroscena. Solo l’attività di un parlamentare (anzi, di molti) che si confrontano sulle cose a cui tengono’’. ’’Un dibattito che è naturale si apra su alcune questioni, tra persone che si sentono in sintonia, tra Pd, M5S e Sel. E che non pregiudica le magnifiche sorti e progressive del governo con il Pdl’’ scrive ancora il deputato che ’dialoga’ con i ’grillini’ e che rivendica questo ruolo: ’’La domanda che sorge spontanea è: che cosa siamo lì a fare?’’. Più Civati ha rivolto un invito ai parlamentari del Movimento: "Invito i parlamentari del M5S ad un confronto, chi vuole discutere lo dica e facciamo una cosa alla luce del sole. Ci sono alcuni del M5S - ha aggiunto Civati - che in parlamento vogliono concludere qualcosa. Discutiamone per non perdere altro tempo". Entrando, poi, nel merito delle parole di Grillo, Civati ha proseguito: ’’A proposito di ’riporto’, l’unica cosa che voglio fare è riportare le persone ad appassionarsi della politica e, se posso, aprire con i parlamentari del M5S un rapporto meno superficiale di quello che abbiamo avuto finora’’.
Lombardi di nuovo all’attacco. Anche oggi Lombardi ha ribadito, con ancora maggiore decisione, il concetto: "L’ho scritto e lo confermo: chi tra i deputati passa mail del gruppo e stralci di riunioni dell’assemblea alla stampa togliendoci anche la libertà di parlare tra noi tranquillamente è una merda", ha scritto su Facebook. "Notiziona eh?" ironizza la deputata che annota: "Mentre la Commissione Ue ci fa fintamente uscire dalla procedura di infrazione, ma ci commissaria ancora una volta, mentre il governo guadagna tempo con finte riforme costituzionali, posticipo dell’Imu con caos nelle dichiarazioni e traccheggiamenti su aumento Iva, mentre un’azienda italiana al minuto chiude, la notizia del giorno è la Lombardi che scrive che chi da mesi passa mail riservate e manda sms in tempo reale durante le nostre riunioni alla stampa è una merda..... ma - osserva - che notizia è?".
Prende forza ipotesi intergruppo. Il post di Beppe Grillo non poteva non creare reazioni diverse nel
Movimento 5 stelle, accelerando forse su quell’ipotesi di intergruppo a cui alcuni stanno pensando, ma per il quale i tempi non sembrano ancora maturi. E questo, nonostante la decisione del siciliano Antonio Venturino - epurato per questioni di diaria - di fondare un nuovo movimento per i dissidenti dei 5 Stelle. ’’Idea buona, a cui anch’io sto pensando, ma tempistica sbagliata perché affrettata’’, spiega un parlamentare. E Venturino insiste: "Non sono pazzo, credetemi, non sarò solo in questa impresa, credo ci siano diverse persone che la pensano come me, lo so e spero che vengano fuori e si assumano le loro responsabilità. Non sono stato io il primo a parlare di malpancismo all’interno del Movimento 5 stelle, i malesseri sono avvertiti da tempo sul territorio e spero con questa iniziativa di colmare le lacune che hanno reso impossibile a molti di noi andare avanti nel percorso tracciato con i 5 Stelle".