Antonio Mastrapasqua, Il Sole 24 Ore, Plus 25/5/2013, 25 maggio 2013
SERVE FIDUCIA NEL RISPARMIO PREVIDENZIALE
L’assegno previdenziale è una certezza. Molte sirene – spesso non prive di interessi non confessabili, ma prive invece di buon senso – insinuano il dubbio che a fronte dei contributi versati non si avrà nei prossimi anni la prestazione connessa e promessa. Niente di più falso. Oggi più di ieri il risparmio previdenziale imposto dalla legge, è “protetto” da un sistema finanziariamente sostenibile. Chi vuole sfiduciare il patto previdenziale favorisce solo il lavoro nero, senza tutele, senza garanzie sociali e senza obblighi fiscali. Non solo. Il risparmio, e in particolare il risparmio previdenziale, è un indicatore della fiducia nel futuro proprio e della comunità civile in cui si vive. Se la pensione è sicura, si chiedono gli scettici, quanto però sarà consistente l’assegno? La “busta arancione” in Svezia comunica ai lavoratori la pensione che riceveranno dallo Stato.
Un segno di civiltà, certamente, reso possibile dal fatto che quel sistema previdenziale è regolato dalla fiscalità generale, la popolazione attiva è di pochi milioni di soggetti, le norme che regolano le prestazioni sono stabile da tempo. In Italia invece il sistema previdenziale si alimenta con contributi specifici e negli ultimi 20 anni si sono susseguite sette riforme delle pensioni, più una ventina di interventi legislativi ordinari. Tutto per assicurare una transizione sostenibile da un sistema molto generoso – in cui chi andava in pensione otteneva molto più di quello che aveva effettivamente versato – a uno più equitativo, dove ciascuno avrà in misura di quello che ha versato. Non siamo all’anno zero. Da un paio d’anni ogni lavoratore può controllare sul sito Inps il proprio estratto conto contributivo. Da qualche mese l’operazione è possibile anche per chi ha versato contributi in diverse casse o enti previdenziali. L’informazione è la prima condizione della conoscenza. Il calcolo della prestazione da noi sarà possibile – entro l’estate - per coloro che andranno in pensione nei prossimi cinque-dieci anni. Per i più giovani occorre accompagnare il calcolo con una previsione personale sul futuro. Chi ha versato solo un anno di contributi come potrà sapere il valore della pensione tra trenta o quarant’anni? Quando guadagnerà nel frattempo? Come andrà il Pil del Paese (che influisce sulla rivalutazione del montante contributivo)? Nel nostro sistema previdenziale ci vuole una buona dose di informazione distribuita e di capacità previsionale propria per simulare la cifra della pensione. È un percorso di collaborazione tra Enti e Istituzioni dello Stato, tra media che devono unire l’obiettivo informativo con quello formativo, insieme ai cittadini, che devono sapere cosa, come e dove chiedere. Prevedendo il proprio futuro, con la fiducia di chi sa di doverlo costruire. Non in solitudine, ma nella comunità civile nazionale di cui è parte.