Roberto D’Alimonte, Il Sole 24 Ore 28/5/2013, 28 maggio 2013
ELETTORI IN CALO, MA NON È CROLLO
L’unico dato definitivo è quello sulla partecipazione elettorale. Anche questo però è un dato di difficile lettura. Infatti in molti comuni si è votato nel 2008 contemporaneamente alle politiche e questo - non occorre sottolinearlo - falsa il confronto con le comunali di oggi. In ogni caso, questo è il confronto dal quale molti ricavano la conclusione di un forte aumento dell’astensionismo. A complicare le cose c’è anche il fatto che in diversi comuni non si è votato nel 2008 ma nel 2009, nel 2010, nel 2011 e anche nel 2012 (Isernia). Comunque limitandoci ai 16 comuni capoluogo in cui si è votato in questa tornata e facendo il confronto con le precedenti elezioni in cui gli elettori sono andati alle urne in questi comuni il calo della partecipazione è vistoso. In breve, considerando questo aggregato che comprende anche Roma la partecipazione è stata del 56,2% con un calo di 19,2 punti rispetto alle precedenti comunali (75,4%). Se escludiamo Roma, il calo negli altri 15 comuni è di 14,4 punti percentuali. Meno vistoso ma pur sempre rilevante. La differenza tra i due dati sta nel fatto che a Roma si è votato ancor meno che negli altri comuni. Ma questo confronto, come si diceva, non va bene. Un dato più significativo salta fuori se confrontiamo gli 8 comuni capoluogo in cui non si è votato nel 2008, cioè quelli in cui non si è votato insieme alle politiche. In questo caso il calo è meno marcato: 8,2 punti di partecipazione in meno (68,5% a fronte di 76,7% delle precedenti). Questo è un dato rilevante perché si tratta dello stesso calo registrato alle amministrative del 2012 rispetto al turno precedente (2007). In altre parole nei comuni in cui si è votato l’anno scorso il calo della partecipazione è stato di circa 8 punti percentuali rispetto alle elezioni precedenti. Praticamente lo stesso calo di questo anno. In pratica da alcuni anni a questa parte si è innescato un trend negativo della partecipazione elettorale nel nostro paese. Un trend che riguarda tutti i tipi di elezione. Nel caso delle comunali la perdita "normale" è di circa 8 punti. Questa tornata amministrativa si inserisce in questo trend e lo conferma. Ma ciò premesso, non si può ricavare la conclusione che siamo di fronte ad un fenomeno nuovo o a un fenomeno che sta accelerando. L’altro fenomeno sul quale, in assenza di dati definitivi, si può provare a dire qualcosa è il calo di Grillo. Anche in questo caso occorre cautela. Il M5s ha perso molti voti rispetto alle politiche. Questo è un fatto. E non può essere sottovalutato perché il calo è molto forte anche in quei casi come il comune di Siena dove ci si poteva aspettare, vista la questione del Monte dei Paschi, che il partito di Grillo raccogliesse il malcontento diffuso nei confronti della sinistra. Ma le elezioni amministrative sono un’arena dove il M5S deve fare i conti con diversi fattori che giocano a suo sfavore e che solo in circostanze eccezionali possono essere neutralizzati, come è stato nel caso del comune di Parma. Questi fattori negativi sono almeno tre. Il calo della partecipazione rispetto alle politiche tende a danneggiare maggiormente il M5S rispetto agli altri partiti perché gli elettori di Grillo hanno probabilmente l’astensione come seconda opzione dopo il voto al loro partito. In altre parole se non possono per qualche motivo votare il M5S non votano. Il secondo fattore ha a che vedere con la natura del voto amministrativo che è più orientato al candidato che al partito. E questo è un handicap per un partito che non ha un forte radicamento territoriale né gode del vantaggio di avere sindaci uscenti. Ultimo fattore è il sistema elettorale dei comuni, fondato sull’elezione diretta del sindaco. È un sistema elettorale decisivo in cui il voto pesa molto perché decide chi vince. Ed è un sistema che personalizza ulteriormente la competizione elettorale. Questo spinge gli elettori a scegliere candidati non solo noti ma anche competitivi. Gli outsider come i candidati del M5S sono sfavoriti in questo tipo di competizione. Però, dopo aver tenuto conto di tutto ciò, resta l’impressione che forse l’incantesimo si è rotto. È del tutto probabile che molti elettori del M5s lo abbiano semplicemente abbandonato per motivi diversi ma più o meno tutti legati a quanto il Movimento ha fatto o non ha fatto dopo essere diventato pochi mesi fa il primo partito del Paese.