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 2013  maggio 28 Martedì calendario

IL GIORNO DOPO

le amministrative, il risveglio è amaro per il Movimento 5 stelle. Voti dimezzati, analisi divergenti. E arriva l’autocritica di Beppe Grillo, capo politico del movimento, con un post sul blog intitolato "Vi capisco": "Il M5s ha commesso errori, chissà quanti, ma è stato l’unico a restituire, nella storia della Repubblica, 42 milioni di euro allo Stato, a tagliare lo stipendio dei parlamentari e a destinare i tre quarti di quello dei consiglieri regionali siciliani alla microimpresa". Il leader rivolge poi una critica agli elettori di Pd e Pdl, i partiti che "li rassicurano ma in realtà hanno distrutto il Paese".
"Paese diviso". Grillo parla di "due Italie", sottolineando che "la prima è interessata giustamente allo status quo. Si vota per se stessi e poi per il paese. Nella nostra bandiera c’è scritto ’teniamo famiglia’. In questi mesi non ho sentito casi di funzionari pubblici, pluripensionati o dirigenti di partecipate che si siano suicidati. Invece, giornalmente, sfrattati, imprenditori falliti, disoccupati si danno fuoco, si buttano dalla finestra o si impiccano. Queste due italie sono legate tra loro come gemelli siamesi, come la sabbia di una clessidra". "L’Italia A", prosegue Grillo, "non può vivere senza il contributo fiscale dell’Italia B, ma quest’ultima sta morendo, ogni minuto un’impresa ci lascia per sempre. Vi capisco comunque, la pensione, in particolare se doppia o superiore ai 5.000 euro, è davvero importante. Lo stipendio vi fa sopravvivere, che sia pubblico o politico non ha importanza". E conclude: "L’autunno freddo è vicino e forse, per allora, l’Italia A capirà che votando chi li rassicura, ma in realtà ha distrutto il Paese, si sta condannando a una via senza ritorno. Vi capisco, avete fatto bene". Segue un post scriptum: "Ringrazio tutti coloro che hanno ’rischiato’ dando il loro voto al M5s, che avrà a seguito di queste elezioni dove si presenta in 199 comuni, in quasi tutti per la prima volta, circa 3/400 nuovi consiglieri, raddoppiando quelli attuali".
Di Maio: "Cittadini un po’ ingrati". "In alcuni comuni, dove c’è una storia di partecipazione del Movimento ineguagliabile, fatta di sacrificio e altruismo, lì i cittadini credo che siano stati un po’ ingrati". Parole del deputato 5 stelle Luigi Di Maio che affida a Facebook la sua analisi. E annuncia: da ora in poi cercherò di "comunicare meglio quello che faccio attraverso tutti gli strumenti che riusciremo e vorremo utilizzare (anche la tv come abbiamo già fatto)". Secondo Di Maio, "anche votare a Siena il Pd protagonista dello scandalo Monte dei Paschi, per me è incomprensibile. Credo che solo dando l’esempio potremo cambiare le cose. Sbagliando anche, perchè siamo esseri umani, ma credo che se tra le amministrative dell’anno scorso e quelle di quest’anno non ci fossero state le politiche (con un 25% di crescita improvvisa), oggi staremmo esultando, perchè tra 15 giorni avremo altri sindaci a 5 Stelle, come Federico Pizzarotti (che ha ridotto il debito di Parma di 200 milioni di euro in un solo anno)". E il capogruppo al consiglio regionale del Lazio del M5s Davide Barillari affida a Facebook un commento laconico: "Che delusione". L’ex candidato governatore ieri pomeriggio subito dopo la chiusura dei seggi, aveva invece scritto "Boom Cinque Stelle".
Bersani a Grillo: "Così impara". L’ex segretario Pd, travolto dall’esito del voto e dalla gestione della partita del Quirinale, sorride quando i cronisti gli chiedono di commentare il flop M5s: "Così - dice, rivolto al loro leader - impara a capire cos’è il rapporto tra governo e cambiamento... Era troppo difficile da capire, purtroppo per l’Italia".
La protesta del web. "I candidati non erano all’altezza", "il Movimento 5 stelle deve rivedere il metodo". Non sono passate nemmeno due ore e la base sul web si è scatenata con migliaia di commenti al post di Grillo . Quello dove il comico genovese con sarcasmo aveva contestato chi alle elezioni amministrative ha votato di nuovo per Pd e Pdl per mantenere lo status quo - accusa Grillo - e condannare "il paese ad una via senza ritorno". Ma la Rete si divide tra chi: la maggior parte, critica il metodo usato fin qui, vedi Alessio che, facendo il verso al titolo del post di Grillo, scrive: "Vi capisco, vi capisco. Mi sa tanto, caro Beppe, che a ’sto giro non hai capito proprio un benemerito. E però c’è anche chi sprona Grillo ad andare avanti "senza guardare in faccia nessuno".
(28 maggio 2013)

REPUBBLICA.IT - (BLOG DI R.LIGUORI)
Nell’attesa dei ballottaggi, le elezioni comunali di domenica hanno già proclamato un vincitore sicuro e uno sconfitto sicuro. Il vincitore è l’astensionismo, lo sconfitto è il Movimento 5 Stelle. E le due cose non sono separate.
L’affluenza alle urne è stata del 60 per cento nei comuni maggiori, ma se si considerano i solo capoluoghi di provincia il dato scende al 56 per cento.
Rispetto alla precedente tornata amministrativa il calo è del 16,2 per cento per i comuni oltre i 15mila abitanti. Del 19,2 per cento nei capoluoghi.
Tuttavia, come avverte Vincenzo Emanuele in uno studio flash approntato per il Cise, il centro di studi elettorali della Luiss, si tratta di numeri che rischiano di essere fuorvianti. Questo perché nella maggior parte dei casi il paragone viene fatto con lo scorso turno del 2008, che beneficiava del traino delle elezioni politiche. Se si considerano i capoluoghi andati al voto per scegliere i sindaci dopo il 2008 il calo della partecipazione risulta quasi dimezzato, l’8,2 per cento in meno.
L’astensionismo appare dunque marcato ma, nei suoi reali contorni, un po’ meno drammatico di quanto possa apparire a prima vista. Tuttavia questo deve consolare poco, perché è evidente che lo scollamento tra l’elettorato e i suoi rappresentanti aumenta, anziché diminuire.
Ci sono inoltre casi che fanno riflettere. Il primo è sicuramente Roma, dove traino o non traino si registra un 20 per cento in meno di votanti. Il secondo riguarda le regioni rosse, dove si passa dall’80 al 60 per cento dei votanti. E questo potrebbe rappresentare un giudizio implicito sulle scelte compiute dal Pd all’indomani del voto politico di febbraio.
Il giudizio è invece chiarissimo per quanto riguarda il Movimento 5 Stelle, che collassa ovunque e non conquista nemmeno un ballottaggio. Un giudizio che investe la gestione di quel patrimonio di nove milioni di voti acquisito alle Politiche e che si è preferito tenere nel congelatore. Con il risultato di spingere Pd e Pdl alle larghe intese.
Il crollo del M5S rispetto alla strepitosa vttoria riportata alle Politiche è evidente, e la reazione scomposta di Beppe Grillo che insulta gli elettori lo dimostra. Come sempre le ragioni sono più d’una, a cominciare dalla pochezza dei candidati messi in campo, un elemento che sul piano locale pesa.
E’ anche normale: essendo un movimento di protesta più che di proposta, i Cinquestelle raramente esprimono personaggi che la gente percepisce essere all’altezza della situazione. Al netto della retorica sui programmi, sull’essere “altro” ecc., è chiaro che il voto locale penalizza l’M5S proprio per la natura stessa del Movimento.
Tuttavia questo non spiega tutto. Restiamo su Roma e confrontiamo il dato degli ultimissimi appuntamenti elettorali.
Alle Politiche del 24-25 febbraio i Cinquestelle avevano ottenuto 436.340 voti (27,3 per cento). Alle Regionali tenute nello stesso giorno 222.410 (16,84). Alle Comunali 149.665 voti (12,43).
Ciò non significa solo essere penalizzati dal voto locale, ma che questa volta nemmeno i grillini sono stati in grado di intercettare e portare alle urne quella parte di elettorato disaffezionato alla politica che questa volta evidentemente ha preferito rimanere a casa. Del resto perché andare a votare se nemmeno i grillini sanno cosa farci con i voti?
Se Grillo rappresenta l’Antipolitica, intesa come opposizione al sistema dei partiti e a una pratica vista solo come gestione del potere, bisogna dire che stavolta ha perso anche l’Antipolitica.

ALEMANNO (REPUBBLICA.IT)
Due settimane e poi nella capitale si torna al voto per decidere il futuro sindaco di Roma. Gianni Alemanno e Ignazio Marino i due sfidanti, con il candidato di centrosinistra avanti di più di 12 punti percentuali nella classifica dei consensi. In tutto Marino ha ottenuto 512.720 voti, pari al 42,60 %, mentre il primo cittadino uscente ha raggiunto quota 364.337 voti, pari al 30,27%. Terzo tra i 19 candidati a sindaco Marcello De Vito, sostenuto dal Movimento 5 Stelle, quarto Alfio Marchini.
Tra i due contendenti ancora in ballo per la poltrona del Campidoglio c’è dunque una differenza di 150mila voti, uno scarto che non spaventa Gianni Alemanno: "La partita è ancora aperta, la sinistra non canti vittoria prima del previsto" dice. "Io ci credo - aggiunge poi - il mio obiettivo è fare un bel ballottaggio ma nessuno deve vincere per essere il sindaco di metà dei romani", spiega ricordando l’astensione altissima della prima due giorni di voto. E sul suo partito, il Pdl, dice: "Non mi sono sentito abbandonato ma ci siamo dovuti misurare con il fatto che un elettore su due non è andato a votare", mentre al Pd
"è bastato anche ’l’apparatino’ messo in campo per fare la differenza". Poi il pensiero al suo avversario: "Mi auguro che adesso Marino non si arrocchi su questo risultato per portare semplicemente le stesse persone a votare, ma che affronti il faccia faccia e che si parli di temi concreti e dei grandi problemi della città e dell’economia nazionale: solo questo potrebbe riappassionare i cittadini".
Ignazio Marino, dal canto suo, pensa già al futuro e prova a dare la scossa ai suoi: "Non possiamo fermarci ora. Ripartiamo da qui, da una Roma che vuole guardare avanti e ricominciare a essere orgogliosa". Così il candidato di centrosinistra ha scritto su Facebook. "Ripartiamo insieme, oggi alle 18 al Teatro Capranica - ha aggiunto - Sarà un momento per guardarci negli occhi e ricaricarci per la grande sfida del ballottaggio del 9 e 10 giugno". Poi a Radio Anch’io ha detto ancora: ’’Credo che coloro che non sono andati a votare hanno voluto dimostrare il disgusto e la disaffezione a una politica che non risponde ai problemi delle persone, ma che risponde invece alle logiche degli amici degli amici. Se andranno a votare probabilmente daranno con il loro voto un segnale verso la direzione di rinascita. Sento la responsabilità di parlare con le tante romane e i tanti romani che vogliono uscire da questi anni di palude le persone che sono disorientate per una Roma dove invece degli autisti vengono assunte cubiste ed ex pugili, ci sono buche per la strada, mancano le case, il lavoro giovanile".
Su questa pesa l’incognita dei voti degli altri sfidanti al primo turno. Se per gli elettori 5 Stelle il dubbio è alto e il candidato a sindaco Marcello De Vito ha già chiuso per ora ogni porta lasciando "libertà di voto" ai suoi sostenitori senza alcuna indicazione, per Marchini potrebbe essere più facile pensare ad un appoggio a uno dei due candidati. Nei giorni scorsi fu addirittura il Pd a ventilare un ipotesi di accordo con Alemanno. L’imprenditore comunque la momento non si sbilancia: "Noi abbiamo fatto una promessa ai nostri elettori: quello di poter incidere per cambiare questa città, abbiamo 15 giorni ne discuteremo. Io personalmente andrò a votare, lo considero un diritto-dovere".
(28 maggio 2013)