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 2013  maggio 28 Martedì calendario

«VI RACCONTO IL MIO GIOVANE MAZZARRI»

Immaginarselo mentre si arrampica sui pini o con un sorriso largo davanti al profumo di un piatto di pesce fresco è dura. Eppure Walter Mazzarri da San Vincenzo, piccolo comune della Costa Etrusca in provincia di Livorno, è lontanissimo dall’immagine burbera che prende forma nei dopopartita ruvidi in tv. Almeno per chi lo conosce «da quando era un ragazzetto e lo ha visto crescere in questo lembo di terra, tra mare e ferrovia». Chi racconta il Mazzarri più autentico è Enzo Bellucci, sanvincenzino doc e primissimo allenatore del nuovo tecnico dell’Inter: «Walter? Allora era come adesso. L’ho allenato fino ai 13 anni, sembrava un piccolo Antognoni. Era sempre determinante, ci ha fatto vincere i campionati. Sputava l’anima sul campo e si imbestialiva con chi non correva. È sempre stato determinato e ha sempre avuto una mentalità vincente. Anche troppo...». In che senso? «Quando sapeva che dovevamo giocare contro una squadra più forte e sicuramente avremmo perso — ride Bellucci — non si presentava! Non poteva sopportare l’idea della sconfitta».
Maniacale Tra l’erba umile calpestata da calciatore scovato dalla Fiorentina e quella glamour di San Siro scorre la vita di una persona all’apparenza spigolosa ma sempre vera: «L’uomo Walter è sensibile, umano. L’allenatore è determinato, concentrato sull’obiettivo. Lo definirei maniacale. Quando deve preparare una partita rivede il filmato degli avversari anche undici volte, ciascuna per studiare i movimenti di ogni giocatore. Con i suoi ragazzi è un leader speciale: non sbatte i pugni sul tavolino, ma fa valere il suo carisma. E si comporta così con tutti, dai giocatori ai magazzinieri. Chi lo trova scostante non lo conosce a fondo: il suo modo di fare è questo perché non si accontenta mai di quello che ottiene. Gli dico sempre che questa è un’arma a doppio taglio, perché non si gode a pieno i successi, ma allo stesso tempo è una spinta per migliorare. Ama le sfide con tutto se stesso, le piazze difficili sono il suo pane».
Fatica e fame Bellucci si coccola Mazzarri. Ricordandone le origini. «Walter conosce bene il sapore della fatica. Da piccolo aiutava i genitori nella panetteria di famiglia e ha imparato il rispetto per i soldi e per il lavoro. Anche in ambito calcistico, in questo senso, non si è risparmiato: da allenatore si è fatto tutta la gavetta, dalla Primavera alla C2, dalla C1 alla B, per poi arrivare sotto le luci brillanti della A. Questa fame lo ha portato anche a fare delle rinunce: pur amando la moglie Daniela e il figlio Gabriele, ha potuto concedere poco spazio alla vita personale proprio in nome del lavoro».
Testa dura Il Mazzarri che non ti aspetti è quello affabile che si siede a tavola, davanti a un piatto di crostacei e al mare terso di San Vincenzo, in una delle puntatine tra famiglia e amici: «Quando torna in Toscana passa tutto il suo tempo con la madre, ne approfitta per vedere il fratello o i vecchi amici. È uno semplice». Ma con la testa dura e la lingua diretta dei toscanacci, quello che serve per aggiustare un’Inter complicata.