Roberto Giardina, ItaliaOggi 28/5/2013, 28 maggio 2013
PERSA LA BATTAGLIA DEL PROSECCO
Dal 1° luglio la Croazia entrerà nell’Unione europea, saliremo a 28 membri, e inizierà la guerra del prosecco con l’Italia. Ma il campo di battaglia sarà la Germania. Qualche volta per un italiano vivere a Berlino è un tormento. I tedeschi ti offrono un cappuccino, «fatto con le loro mani».
Lo preparano perfino bene, grazie a macchinette che costano quasi quanto un’utilitaria, e lo propongono a tutte le ore, anche dopo mezzanotte. Un rifiuto umilierebbe il padrone di casa.
Come aperitivo ti propongono un prosecco, che solitamente è poco secco, piuttosto abboccato, anzi proprio sul dolce, come piace a loro. Per i vini deve valere la convenzione non scritta per le misure, come sanno da sempre le signore. Un 48 italico o francese non è identico a un 48 teutonico. Il brut parigino si ammorbidisce al di là del Reno. Se i produttori di champagne sono disposti al compromesso, immaginatevi gli italiani che vendono spumante, e affini.
I tedeschi hanno imparato a spendere, non sono più tirchi o parsimoniosi come padri e nonni, e brindano con il sekt, lo spumante loro. Ne hanno tracannato 423 milioni di bottiglie nel 2009, e 2 milioni in più nel 2011, mancano ancora i dati per l’anno scorso. Dodici milioni sono di champagne, ma più del doppio sono quelle di prosecco, per l’esattezza 27 milioni, e il dato è vecchio di dieci anni. Un ritardo che, forse, non è casuale, e dipende dal conflitto tra Croazia e Italia, anzi Veneto, perché il prosecco dovrebbe provenire solo da questa regione, a norma di legge. I nuovi venuti nella Ue producono il prosek. L’Italia ha già chiesto di vietare questa denominazione che potrebbe trarre in inganno. Per una volta, ci siamo ricordati di proteggere i nostri prodotti, cosa che non abbiamo fatto con il parmigiano. I tedeschi spacciano 50 mila tonnellate almeno di Parmesan all’anno, tutto a posto purché non precisino «reggiano». La mozzarella, o motzarella, la producono anche in Prussia.
E il prosek? Secondo i croati, la Ue vieta la registrazione del nome, ma non la vendita, in Germania e altrove. «Nessuno ci ha vietato la produzione», dichiara la signora Lada Terezic, con 140 mila litri la più grande produttrice dello spumante croato. «Continueremo come prima», minaccia. In tutto, la Croazia produce 200 mila litri, niente in confronto a noi, ma il pericolo è aprire una breccia.
I tedeschi preferiscono il prosecco, più elegante, secondo loro, del pretenzioso champagne (prezzo a parte). Tanto che è stata coniata la definizione «Prosecco Generation», per indicare i giovani vip della repubblica federale. La domanda è: come fanno a berne 27 milioni di bottiglie? La produzione è limitata a 4.300 ettari dalle parti di Conegliano, e se ne possono produrre 6 mila bottiglie per ettaro, il che fa più o meno 27 milioni all’anno. Se le scolano tutte i miei amici di Berlino? Ci sono i falsi totali: di recente è stata denunciata una grande catena di negozi che ha venduto tre milioni di bottiglie di spumante italiano, prodotto chissà dove. Ed esistono i falsi legali, anzi è vietato definirli falsi: nel 2009 il tribunale di Trier, Treviri, ha sentenziato che è legittimo indicare sull’etichetta «made in Italy» un prosecco tedesco, purché sia stato prodotto con vino proveniente dal nostro paese. Un compromesso che quelli dello Champagne non avrebbero mai consentito. Forse dipenderà dalla squadra azzurra che gioca a Bruxelles. I nostri funzionari alla Comunità non li conosco, di certo i nostri politici al parlamento europeo sono i peggiori. Senza dimenticare che, a suo tempo, abbiamo abolito per referendum, unici in Europa, il ministero dell’agricoltura. Personalmente, per il cappuccino mi sono arreso.
E il prosecco lo porto io, quando mi invitano, un paio di bottiglie di origine controllata e prese dal frigorifero. Non sempre funziona: le mettono da parte, e mi offrono un calice di prosecco comprato da loro in vacanza.