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 2013  maggio 28 Martedì calendario

IL TRATTO CHE CAMBIA LA VITA “MOSTRAMI LA TUA GRAFIA E TI DIRÒ COSA DIVENTERAI”

ROMA — Quella grafia arrotondata e morbida, arruffata o microscopica inconsapevolmente racconta di noi più di mille parole. E quel tratto spigoloso simile al carattere o l’abitudine a scrivere sul foglio fino al margine destro, segno di tenacia, a volte possono cambiare la vita. Segnare la differenza tra un’assunzione e un’occasione persa. L’analisi della scrittura, la grafologia, la usava il grande Olivetti per scegliere i suoi uomini. E lo stesso Franco Tatò, storico manager, ha raccontato di essere stato assunto alla Olivetti probabilmente anche grazie a quel test, allora innovativo, che scrutava la sua grafia per leggere tra le pieghe del suo carattere.
Storia di ieri, ma sempre più attuale. In questi tempi di crisi, in cui non si può sbagliare un’assunzione, cresce il numero delle persone che vengono scelte anche con questa analisi. Usata in Francia nel 50 per cento dei casi e nel 24 per cento dei colloqui di lavoro in Olanda, mentre in Italia siamo ufficialmente al 6 per cento. Numeri bassi, «perché molte imprese non lo ammettono ufficialmente, quasi fosse una stregoneria e non una scienza umanistica», dicono diversi esperti grafologi chiamati a consulto abitualmente da piccole e grandi aziende in cerca di assunzioni o in via di ristrutturazione, da cacciatori di teste e direttori del personale.
Così, spesso in silenzio, cresce il numero di banche e aziende che usano anche la grafologia. Per scegliere «la persona giusta al posto giusto. Perché l’osservazione del tratto, del movimento e della forma di lettere e parole, così come della distanza tra loro, ci dice se uno ha uno spirito da leader o da gregario, se lavora bene in team ed è un mediatore. Perché il modo in cui noi occupiamo lo spazio con la scrittura è il segno di come il nostro io si esplica nel mondo». Giulia Vescogni grafologa e rieducatrice della scrittura ne è convinta come Paola Mainoni, autrice di Leggere la scrittura: «Gli uomini sono esseri complicati, diversi, e la scrittura è come un’impronta digitale, unica, e cambia nel tempo con te».
E dalle letture dei test grafici di Giulia Fioruzzi, che ha lavorato per gruppi bancari e aziende e cliniche private, escono storie di manager scelti per la grafia tonda, sciolta e allargata, a significare affidabilità e lato umano sviluppato. E quasi tutti con una scrittura che raggiungeva il margine destro del foglio, sinonimo di determinazione e tenacia.
Perché il segno sulla carta racconta tutto di noi e secondo gli esperti, analizzarlo aiuta a trovare la propria strada, a scegliere gli studi più adatti, a valorizzare le qualità. «Ristrutturando il settore commerciale di un’azienda mi è capitato di spostare gente che era stata messa nel posto sbagliato dove non poteva esprimere al meglio le sue potenzialità. Una soddisfazione per me, un miglioramento per loro e un guadagno per l’azienda. Da dicembre Giulia Vescogni, che ha lavorato con multinazionali e gruppi bancari, ha valutato 182 storie professionali e per raccontare le persone usa griglie di lavoro con più di 30 voci tratte dai segni. Perché non basta un singolo tratto, o la sola valutazione dell’inclinazione della scrittura, per capire le mille sfumature della personalità. Basti pensare che la distanza tra le parole è quella che mettiamo tra noi e gli altri, le spigolosità o morbidezze del tratto spesso sono simili a quelle del carattere.
Grafia come segno che cambia la vita, come strada per conoscersi, come via di svolta. Come racconta Roberta Cresto Gambarova, perito del tribunale, grafologa appassionata con la voglia di aiutare chi non trova la sua strada, chi si sente perso o buttato via. Perché in quelle lettere affastellate, tra le righe c’è la nostra anima e saperle leggere è un po’ un’analisi. «Ed è stata una gioia vedere in sei mesi una decina di liberi professionisti, che erano finiti disoccupati, ritrovare un lavoro, e anche più adatto a loro. Dopo essersi fatti fare un’analisi della scrittura, un quadro personale, hanno visto per la prima volta i loro punti di forza, debolezze che non si riconoscevano. Ci hanno lavorato». È cambiata la loro vita. E anche la loro scrittura.