Greta Sclaunich, CorrierEconomia 27/05/2013, 27 maggio 2013
WEB. ANCHE IL BROWSER DIVENTA «MOBILE»
Poco più di mezz’ora. Per l’esattezza, 31 minuti: è questo il tempo che in media ogni giorno gli americani passano navigando su Internet tramite browser dai loro dispositivi mobile. Perché ormai l’accesso alla Rete, su smartphone o tablet, passa attraverso le app. Lo studio, realizzato a inizio 2013 dalla società di analisi statunitense Flurry, incrociando anche i dati delle ricerche di comScore e NetMarketShare, rivela come in poco più di 5 anni le applicazioni si siano ritagliate una fetta pari all’80% delle 2 ore e 38 minuti giornaliere che gli americani trascorrono sul mobile. Il settore, però, resta troppo importante perché i colossi tech gettino la spugna: da Google ad Apple, passando per Microsoft, i big sono al lavoro per far ritornare i browser sulla cresta dell’onda.
La spinta della «mela»
Il browser più «gettonato» sul mobile è Safari, il software di navigazione di Apple: grazie a iPhone e iPad è il leader con una fetta del 59% stando ai sondaggi della società di analisi Net Applications. Lo conferma anche lo studio di Flurry: Safari, con un tempo di fruizione pari al 12% del totale, è il browser più utilizzato sui dispositivi mobili in Usa. La prima versione è stata lanciata dieci anni fa, l’ultimo restyling consistente risale all’anno scorso.
Grazie a iCloud Tabs, la funzionalità che tiene traccia di tutte le pagine web aperte sui dispositivi iOS permettendo di iniziare la navigazione su un supporto continuandola poi su un altro, il mobile diventa la testa di ponte per l’uso del browser. Tra le novità ci sono anche la lista di lettura offline, la possibilità di navigare a tutto schermo nascondendo le barre del browser, l’integrazione con i social.
Malgrado gli sforzi di Apple, lo scettro per l’uso su desktop resta però nelle mani di Microsoft: il suo Explorer, a 18 anni dal lancio, è ancora in testa. Ma la quota si sta riducendo in fretta (oggi sfiora il 56% del mercato, nel 2005 ne deteneva l’85%). Il gruppo di Redmont cerca di non perdere terreno e lavora sul miglioramento del browser per i tablet di casa, ottimizzando le funzioni touch e l’integrazione con l’hard disk virtuale SkyDrive. Basterà per contrastare la corsa dei concorrenti? Che sono parecchi, e agguerriti: oltre ad Apple, in campo sono scese altre società con i loro prodotti di punta.
Google ha schierato Chrome, arricchendolo di recente con diverse novità. Tra le più interessanti ci sono la funzione di ricerca vocale e l’integrazione con il servizio di storage Google Drive. Grazie agli sforzi di Mountain View il browser, inaugurato nel 2008, è sbarcato sui sistemi iOS di recente ma se sul mobile la partita è ancora tutta da giocare, per la navigazione su desktop si è già guadagnato il terzo posto fra i browser più utilizzati.
L’offerta libera
Tra Chrome ed Explorer, intanto, la medaglia d’argento va a Firefox, il browser di Mozilla. Libero e open source, è stato inaugurato nel 2004: oggi è disponibile su tutti i dispositivi tranne che sui prodotti mobili Apple. Ora punta al rilancio, e per farlo ha stretto un’alleanza proprio con i rivali di Cupertino: insieme a Samsung, Mozilla sta lavorando alla costruzione di Servo, un nuovo browser basato su Rust, un programma di scrittura sviluppato dai ricercatori della fondazione statunitense e disponibile su sistema Android. Una nuova sfida per Seul, che rischia però di far scricchiolare l’alleanza con Google: uniti nelle lotta contro Apple, i due partner potrebbero trovarsi su fronti opposti nella guerra dei browser.
Tra gli Usa e la Corea del Sud, spuntano anche gli scandinavi di Opera. Il browser è partito nel 1997, ma su apparecchi mobili il lancio ufficiale, dopo un lungo periodo di test in versione beta, risale alla settimana scorsa: ora anche Oslo è pronto a ritagliarsi nuovi spazi nel mercato Android, dove aveva già imposto il suo Opera Mini.
Ma nella guerra dei browser c’è spazio anche per prodotti minori, che però potrebbero intaccare gli equilibri tra i colossi del tech. Una delle novità più interessanti del panorama è il cinese Maxthon: ancora poco conosciuto, totalizza 120 milioni di utenti mensili, metà dei quali basati in Cina. Ma per il ceo Ming Jie Chen è solo l’inizio, in pochi anni il suo browser è sbarcato su desktop, mobile, tablet e presto sarà disponibile anche nelle automobili grazie ad un dispositivo touch costruito insieme a Pioneer Electronics. Per l’azienda cinese, che ora conta 220 impiegati, potrebbe essere questo il vero asso nella manica.
Greta Sclaunich