Roberta Scagliarini, CorrierEconomia 27/05/2013, 27 maggio 2013
INDUSTRIA SASSUOLO, UN GOL PER IL DISTRETTO
Il quanto e il come è ancora da decidere, il negoziato è appena iniziato, ma il distretto delle ceramiche di Sassuolo ci vuole mettere la faccia sulle prossime imprese della squadra di calcio cittadina. La scorsa settimana il team di proprietà della Mapei del presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi, ha conquistato, una storica promozione in serie A e l’associazione delle imprese ceramiche ha tappezzato i giornali di pagine pubblicitarie di ringraziamento. Per dire che con la squadra anche le piastrelle andranno in gol.
«Questo è un evento storico eccezionale per una città piccola come Sassuolo — commenta Franco Manfredini, presidente di Confindustria Ceramica —. Per la notorietà che identifica il nostro distretto industriale e il nostro prodotto, è un’impresa sportiva ma ha anche un risvolto economico. E noi come associazione di imprese siamo interessati a dare un supporto di sponsor maggiore di quello dello scorso anno».
Paradigma
Sassuolo, cittadina di 40 mila abitanti, famosa per il suo cluster di aziende non aveva preventivato di passare alle cronache per meriti calcistici: in 88 anni di storia il club locale non aveva mai superato la terza serie. E se ora si ritrova nel paradiso del calcio a sfidare Milan e Juventus il merito è della Mapei che, nel 2004 da semplice sponsor, è diventata proprietaria.
L’idea che si sta facendo strada tra gli industriali emiliani dei pavimenti è quella di portare a paradigma il caso gestionale che ha portato una piccola squadra di calcio tra le grandi. È un equazione quella tra calcio e industria tutta da verificare ma l’ha lanciata lo stesso Squinzi che, non a caso, all’assemblea nazionale di Confindustria indossava la cravatta con i colori della squadra.
«Il Sassuolo e la sua promozione in A avvenuta sabato è un esempio di come da una piccola realtà si possa andare alla conquista del mondo grazie ad arte e bravura — ha detto il numero uno di Confindustria — nel calcio come nell’industria, in particolare nelle piastrelle e nella ceramica».
Produzioni
Il distretto emiliano non è più quello di una volta, le 80 aziende che lo popolano hanno subito l’impatto della crisi e della concorrenza al pari, se non di più, di altri settori dell’industria nazionale. Ma hanno trovato la loro strada per non venire travolte. Si sono riorganizzate e ristrutturate, spostando produzione verso l’alto di gamma e riducendo i costi. Il fatturato dell’area lo scorso anno ha toccato 3,7 miliardi con un calo, rispetto agli anni precedenti alla crisi, nell’ordine del 10%. È diminuita di più invece la quantità di metri quadri prodotti, passati da 380 milioni a 300 milioni negli ultimi 4 anni. In questa riorganizzazione una ventina di aziende hanno chiuso e almeno 2 mila posti di lavoro sono andati perduti. Ma nessun delle grandi ha lasciato l’area: Florim, Casalgrande Padana, Concordia, Graniti Fiandre, Marazzi, Iris sono ancora li.
Da poco si stanno affacciando nell’enclave di Sassuolo anche i gruppi esteri. La famiglia Marazzi e i fondi hanno venduto il gruppo (primo in Italia per fatturato) agli americani di Mohawk, mentre i turchi di Kale hanno salvato dal fallimento Edilcuoghi, Edilgres e Campani. L’obiettivo è conquistare, passando da Sassuolo, una fetta di quel mercato europeo che continua a richiedere il made in Italy. «Non lamentiamoci degli investitori esteri — dice Manfredini — il fatto che una multinazionale Usa abbia acquistato Marazzi è prova della vitalità del settore e un riconoscimento della qualità della produzione italiana».
Un altro grande imprenditore sassolese, Romano Minozzi nei giorni scorsi ha fatto la strada inversa: ha venduto il suo pacchetto del 5,5% di Terna con una super plusvalenza, probabilmente per reinvestire il ricavato (300 milioni circa) nelle sue aziende Graniti Fiandre e Iris Ceramiche.
Risultati
Il successo low profile del Sassuolo intanto è diventato un caso di studio. Carlo Rossi, il presidente della squadra e l’uomo di Mapei a Sassuolo, su input di Squinzi, ha sempre controllato i risultati sportivi insieme a quelli economici: invece che cercare fuoriclasse ha puntato su calciatori giovani con ingaggi poco costosi e margini di crescita. Il bilancio 2011 del Sassuolo riporta su 20 milioni di ricavi, 14,2 di sponsorizzazioni, quello del 2012 dovrebbe essere più modesto. «Sarà sicuramente un taglio nell’ordine del 60/70 per cento — aveva tuonato Squinzi lo scorso anno — non rinnoveremo i contratti in scadenza più onerosi e venderemo i pezzi pregiati della squadra». Secondo gli addetti ai lavori i tre calciatori della prima ora del Sassuolo (Pomini, Masucci e Magnanelli) che hanno vissuto tutto il precorso dalla C2 alla A sono costati 7 mila euro nell’estate del 2005 e oggi hanno un valore di mercato sui 3 milioni. Con l’accesso alla prima serie solo dai diritti tv dovrebbero arrivare un ventina di milioni. Da reinvestire per prima cosa in uno stadio, a Modena o a Reggio Emilia, perché a Sassuolo non c’è.
Roberta Scagliarini