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 2013  maggio 27 Lunedì calendario

BANKITALIA. UN DIRETTORIO IN STILE MISTER VISCO

Signori partecipanti... Venerdì 31 maggio, torna la cerimonia delle Considerazioni finali che il Governatore della Banca d’Italia legge all’assemblea annuale dell’Istituto. Per Ignazio Visco è la seconda volta e nella sua analisi, frutto del lavoro corale dei vari servizi della struttura, dirà come la Banca d’Italia abbia risposto ai cambiamenti degli ultimi dodici mesi e come risponderà a quelli futuri. Da maggio 2012 sono sicuramente migliorate le condizioni dei mercati ma si sono deteriorati, assumendo la pericolosa fisionomia del disagio sociale, gli effetti della lunga crisi economica. Cambiamenti e nuove sfide, dunque, che si articolano in ritmi d’azione diventati per l’Istituto di via Nazionale più serrati.
La nuova squadra
Il primo cambiamento riguarda la stessa squadra di vertice di Palazzo Koch. Dopo un anno e mezzo dall’arrivo di Visco alla carica di Governatore, si può dire infatti completato l’avvicendamento con Mario Draghi. Del Direttorio guidato dall’attuale presidente della Bce infatti è rimasto solo lo stesso Visco, gli altri componenti — il Direttore generale Salvatore Rossi e i vicedirettori generali Fabio Panetta, Luigi Federico Signorini e Valeria Sannucci — sono infatti entrati dopo. È stato comunque un avvicendamento nella continuità. Se il leitmotiv del governatorato di Draghi era stato la crescita e le sollecitazioni a sostenerla, quello di Visco resta la crescita seppure con la diversa modulazione richiesta dal mutamento della situazione.
«Ci siamo tutti resi conto come non sia più sufficiente dire che l’economia debba tout court crescere. Dobbiamo guardare alla crescita in relazione ai posti di lavoro che può produrre», ha detto Visco al termine del recente G7 inglese. Ed è l’emergenza lavoro, soprattutto dei giovani, in cima alla preoccupazione non solo dei governi ma anche delle banche centrali. Un problema economico, sociale e politico che richiede vari gradi di soluzione, dagli interventi sull’istruzione a quelli sugli investimenti e sulle regole, ed una sede più ampia — l’agenda europea — per affrontarla. Si tratta di una tesi che vede la Banca d’Italia di Visco, da sempre attento ai problemi dell’istruzione e dei giovani, in sintonia con il governo di Enrico Letta. Una sintonia che potrebbe risultare più evidente sul piano pratico degli interventi di politica economica da mettere in campo al più presto per dar modo all’Italia di guadagnare tempo rispetto alla maturazione delle scelte europee.
Rimodulare la spesa
«Serve una lettura meno talebana dell’austerity», ha sollecitato Visco un mese fa, al termine del G20 di Washington suggerendo non già l’abbandono dell’obiettivo di risanamento dei conti, bensì una ricomposizione delle spese, una rivisitazione delle voci del bilancio con più flessibilità negli obiettivi nominali in modo da ottenere effetti espansivi sull’economia. Una filosofia questa espressa anche dal ministro dell’Economia, Fabrizio Saccomanni e sicuramente condivisa dal nuovo Ragioniere generale dello Stato, Daniele Franco se non fosse perché entrambi, l’hanno maturata con Visco in Banca d’Italia.
«Alle banche centrali spetta un ruolo cruciale» nel superamento della crisi, ha ripetuto anche recentemente il governatore, spiegando che ciò non vuole dire assumere compiti aggiuntivi non propri, ma concentrarsi nelle attività core. Che sono la politica monetaria, la regolazione, la Vigilanza e la ricerca. L’ultimo anno è stato tumultuoso per il sistema finanziario e la Bce e il sistema delle banche centrali si sono assunti gli oneri più gravosi in attesa delle mosse dei governi con l’obiettivo di un’azione complessiva organica: «La politica monetaria ha dato ossigeno ai mercati dominati dal panico» ha sintetizzato Draghi parlando giovedì scorso a Londra.
«La Bce ha fatto il suo lavoro» ha spiegato Visco. Gli esiti sono stati evidenti, anche se resta aperto il problema di far arrivare le risorse dalle banche all’economia. Per Visco è una questione centrale anche se per lui e per Bankitalia è prioritario assicurare la solidità delle banche e la tenuta dei loro patrimoni di fronte all’aumento delle sofferenze, cioè dei crediti non rimborsati, provocato dal prolungarsi della recessione che pesa sui bilanci delle imprese. Si può dire che proprio sulla Vigilanza la Banca d’Italia abbia fatto negli ultimi mesi le mosse più evidenti, accentuando le pressioni sugli istituti di credito perché rafforzassero le loro difese anticrisi fatte di rettifiche di valore e di aumento degli accantonamenti, nonché irrigidendo controlli e sanzioni.
Stefania Tamburello