Angela Frenda, Corriere della Sera 27/05/2013, 27 maggio 2013
MULE’ E LA CONDANNA: «LE MIE OPINIONI PUNITE CON 8 MESI DI CARCERE» —
«Ti sarò per sempre vicino». «Non mollare». «Qualunque cosa succeda, io ci sarò». Giorgio Mulè, 45 anni compiuti ad aprile, e dal 2009 direttore di Panorama, sorride. «Ecco, non fosse per il tenore di alcuni di questi messaggi di solidarietà, più da genere "caro estinto", posso dire di essere tranquillo. D’altronde, quando si ha la coscienza a posto come me, è difficile non esserlo».
Domenica pomeriggio. In sottofondo vociare di bambini. «Mi scusi. Sono a una festa con mia figlia». Il Tribunale di Milano ha condannato Mulè a 8 mesi di reclusione per omesso controllo, senza sospensione condizionale della pena, in un processo con al centro una presunta diffamazione ai danni del procuratore di Palermo, Francesco Messineo, in relazione a un articolo del 2010 sullo «stato di salute» della Procura palermitana. Condannato a un anno di carcere anche un altro giornalista, Andrea Marcenaro. Il direttore di Panorama ammette: «Non ho intenzione di fare nulla. Non farò il martire, per intenderci. Ma è chiaro che con la storia del reato di diffamazione per i giornalisti c’è un problema. Che riguarda tutti. Se si scrivono cose false è giusta una pena esemplare. Ma nel mio caso, se hai qualificato una persona come priva di carisma, e ti condannano a 8 mesi di carcere, fa paura».
Ricorda poi Mulè: «In quasi 25 anni di carriera ho avuto oltre 100 procedimenti penali. Di questi, tre sono approdati a sentenza definitiva con ammenda, e tutti e tre guarda caso con giudici. Io non sono allineato al mainstream. Da un quarto di secolo esprimo opinioni suffragate dai fatti. E l’antimafia l’ho fatta davvero. L’ho riconosciuto io, con Ayala, il tronco di Paolo Borsellino sventrato, pochi minuti dopo l’attentato. Dai baffi... Quindi lezioni dal solito gruppetto di intellettuali e giudici non le accetto. Piuttosto, serve una modifica normativa per i reati di opinione: niente più carcere. E se un magistrato è diffamato, via libera a un giurì composto da giornalisti e magistrati a rotazione. La giudice che ha deciso sul mio caso è la stessa che in primo grado si è espressa sul processo Mills... Era opportuno?». Un solo rimpianto: «Molte telefonate di solidarietà non sono arrivate, per codardia. Da qualcuno che oggi fa il ministro..... Il Cavaliere? No, è stato il primo a chiamarmi: alle 8 e un quarto del mattino. Si sa, lui dorme poco».
Angela Frenda