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 2013  maggio 25 Sabato calendario

LETTA: PRONTO A FARE UN DECRETO SE DOPO L’ESTATE NON ARRIVA IL SI’ —

«Se dopo l’estate il Parlamento non avrà approvato un testo, per sbloccarlo siamo pronti a intervenire con decreto. Non arriveremo alla fine dell’anno senza aver abrogato il finanziamento ai partiti». Enrico Letta ha fretta di mettersi in sintonia con la crisi profonda del Paese, vuole che i cittadini colgano nelle mosse del governo il segno del cambiamento ma, al tempo stesso, non intende procedere per strappi.
Il blitz con cui il Consiglio dei ministri ha messo in cantiere il disegno di legge per chiudere i rubinetti dei fondi ai partiti non è un tentativo di indebolire le prerogative del Parlamento. Al contrario, Letta assicura di voler coinvolgere nella sua «rivoluzione» tutti i partiti, M5S compreso: «Io non ho nessuna voglia di escludere Grillo». Terminato l’incontro con il premier bulgaro Marin Raykov, il capo del governo si ferma a commentare il via libera del Consiglio dei ministri al ddl che molto gli sta a cuore. E la prima cosa che gli preme è scacciare i sospetti dei Cinque Stelle, che non hanno gradito l’incursione di Palazzo Chigi su quello che ritengono un loro territorio.
«Se abbiamo fatto un disegno di legge è proprio perché siamo rispettosi delle Camere e delle opposizioni — tranquillizza Letta —. Ma c’è bisogno di sobrietà e trasparenza. Come ho detto nel discorso della fiducia l’Italia riparte solo riformando la politica, che deve essere credibile, austera, poco costosa e molto trasparente». Dopo il taglio del doppio stipendio ai ministri che sono anche parlamentari, il governo ha battuto un altro colpo e Letta assicura che è solo l’inizio: «Abbiamo fatto un primo passo, ma ora arriva il piatto forte». Mercoledì parte il treno della riforma costituzionale e il premier sarà presente sia alla Camera che al Senato, per marcare la solennità del passaggio. L’urgenza di mettere in sicurezza la legge elettorale fa litigare i partiti e Letta, determinato a scongiurare il pantano, li avverte dei rischi che le istituzioni stanno correndo: «Per me il Porcellum è il male assoluto, farò di tutto perché non si voti più con il Porcellum o con una sua brutta copia». La novità è che andiamo verso una sentenza della Consulta in autunno che, al 99 per cento, dichiarerà l’incostituzionalità del premio di maggioranza. «Sarebbe una cosa deflagrante e delegittimante per il sistema politico — ammonisce Letta —. Anticipare la sentenza e correggere in tempo la legge elettorale è interesse comune, governo e Parlamento lavoreranno insieme».
Il tema del giorno è l’abolizione del finanziamento. I renziani rivendicano il merito della svolta e Letta non smentisce il ruolo del sindaco di Firenze, ricordando che in Parlamento ci sono già altri provvedimenti sul tema. C’è quello di Matteo Renzi, ce n’è un altro del M5S... «Io non voglio prendermi il merito. I partiti devono stare tutti a bordo, sapendo però che, se ci si insabbia, il governo interviene». I grillini parlano di «bluff» e «sparata elettorale», ma Letta giura che si fa sul serio: «L’idea è che i cittadini possano sostenere la politica con un versamento dell’uno per mille e qui ci sono due opzioni. La prima è che i soldi vadano direttamente ai partiti scelti dagli elettori, la seconda è convogliare le donazioni in un monte risorse che venga poi diviso in base ai risultati elettorali». Il ddl dovrà stabilire anche deducibilità e detraibilità dei soldi e «a questo sta lavorando la Ragioneria per evitare meccanismi fraudolenti e fissare le soglie». Il terzo asse portante del provvedimento riguarda i servizi che lo Stato fornirebbe ai partiti al posto dei rimborsi pubblici e Letta conferma che la sostanza sono gli spazi gratuiti in tv per la propaganda politica anche fuori della campagna elettorale.
«Bisogna creare un meccanismo per rendere trasparenti i bilanci delle forze politiche e vedere chi li controlla», anticipa il premier. Le Camere? Oppure la Corte dei Conti? «Vedremo, è una delle decisioni da prendere». Grazie anche all’asse con il ministro degli Esteri Emma Bonino, per la sua storia di leader radicale molto sensibile sul tema già dai tempi del referendum del 1993, il via libera del Cdm è arrivato in tre ore. Al testo ha lavorato intensamente il responsabile delle Riforme, Gaetano Quagliariello, con il quale c’è forte sintonia: «Sta seguendo bene la materia». È evidente lo sforzo del governo di tener conto del putiferio scatenato dalla proposta dei democratici Finocchiaro e Zanda, che vorrebbero lasciare i movimenti fuori dal Parlamento. A Palazzo Chigi si lavora alla ricerca dei «criteri minimi per includere tutti» e scongiurare ogni altro, possibile equivoco. «Non vogliamo escludere nessuno — conferma Letta —. Non è una norma contro Grillo, non vuole esserlo e sarebbe un risultato sbagliato».
I sondaggi raccontano la difficoltà delle larghe intese, ma il premier è fiducioso. L’ambasciatore Usa in Italia tifa per lui. «Il governo durerà molto più di quanto pensano gli italiani» prevede David Thorne a margine di un convegno a Bagnaia, rivelando come il presidente Obama sostenga «in modo ampio» l’esecutivo Letta. Un governo che, a detta dell’ambasciatore, «si sta muovendo seriamente e in maniera molto interessante».
Monica Guerzoni