Massimo Vincenzi, la Repubblica 25/5/2013, 25 maggio 2013
LA SFIDA DEL VIAGRA ROSA “COSÌ UNA PILLOLA RIACCENDE IL DESIDERIO DELLE DONNE”
NEW YORK — La prima rivoluzione fu la pillola anticoncenzionale che cambiò la società oltre che la vita delle donne, ora, cinquant’anni dopo, arriva la seconda spallata con una medicina che promette di aver trovato l’interruttore del piacere femminile. A lavorarci è un ricercatore olandese Adriaan Tuiten che è sicuro di mettere la sua creazione sul mercato dal 2016. Viene automatico chiamarlo il “Viagra rosa” ma questo è diverso, qualcosa di completamente nuovo che agisce sul cervello prima ancora che sul corpo.
La molla che spinge le industrie farmaceutiche a studiare il nuovo prodotto è invece la stessa: la montagna di soldi che la caramella blu ha portato nelle loro tasche. Ma sino adesso tutti gli esperimenti sono falliti: gel, spray nasali e altre medicine si sono rivelate dei placebo o peggio ancora dannose. Ora la svolta. O almeno ne è convinto Tuiten, che cerca il suo Graal da oltre vent’anni, da quando una fidanzata “crudele” gli ha spezzato il cuore all’università lasciandolo per un altro. La sperimentazione è in stadio avanzato: oltre quattrocento donne hanno risposto ai suoi test e presto saranno mille: «La Food and Drug Administration esaminerà il nostro lavoro que-st’estate, sono sicuro che ci daranno il via libera: la cura funziona ».
Lui è ovviamente entusiasta, anche perché mettere a punto Lybrido, così si chiama, non è stato facile. Il desiderio della donna, come racconta nella sua inchiesta di copertina il Magazine del New York Times, è un mistero contro cui la scienza sbatte il muso da sempre, con tanto di dibattito infinito sul misterioso punto G. Non è questione fisica, come lo è al 90% negli uomini, tanto che il Viagra agisce in maniera idraulica e meccanica sui vasi sanguigni: per le donne molti studi pubblicati, poche certezze. La passione può calare per gli effetti della menopausa, oppure per l’uso di antidepressivi. O perché ci sono uomini distratti, frettolosi, incapaci. E poi arrivano i figli, il lavoro è sempre più impegnativo, la vita è così maledettamente complicata che tenere tutto assieme diventa quasi impossibile. «A fine giornata, quando salivo in camera da letto speravo solo che mio marito dormisse », racconta una delle donne che sta provando il farmaco. Ai test partecipano solo donne con una vita sessuale monogama, perché tra i mille punti interrogativi, gli studi sembrano convergere su un punto: la lunga convivenza non fa bene al sesso, che può sembrare una banalità ma ora ha il sostegno della scienza. Le donne sono quelle che soffrono di più la monotonia. Jori Brotto, psicologa alla University of British Columbia spiega: «Il fattore che ritorna sempre nelle mie pazienti è la noia. Nelle lunghe convivenze nelle nostre teste, lo dico anche per esperienza personale, qualcosa si spegne. Molto più velocemente di quanto non avvenga nei maschi». Da qui la necessità di una medicina che agisca non solo sul corpo ma anche e soprattutto sul cervello: la vera torre di comando del piacere rosa. Ed è così che Lybrido funziona andando ad alterare gli equilibri della dopamina e della serotonina, alzando il livello della prima che funziona da eccitante e abbassando le dosi dell’altra che controlla i freni inibitori. Effetti combinati poi con altri agenti chimici che vanno ad agire sui flussi sanguigni potenziandoli. Tra i componenti infine anche testosterone e buspirone (usato di solito contro l’ansia).
Ma l’aver trovato, ammesso che sia così, gli ingredienti giusti non regala la ricetta per una vita monogama perfetta e felice. Molti uomini potrebbero sentirsi delusi da non bastare alle loro compagne, altri decidere invece di regalare dosi industriali per Natale. E magari le stesse mogli o fidanzate potrebbero reagire male se scoprissero che il sesso ritrovato non significa la fine dei problemi di coppia.
E uno dei ginecologi che sta lavorando al progetto rivela che la stessa Fda starebbe pensando di negare il via libera per la paura delle conseguenze che questa avrebbe sulla società: «Molti vorrebbero che funzionasse, ma che non funzionasse troppo. Le mie fonti mi dicono che c’è molta discussione nella commissione». E una giornalista del New York Magazine scherza, ma non troppo, sul suo blog: «Se non diventeremo tutte ninfomani, salveremo i nostri rapporti». Sul sito del New York Times poi molte lettrici sono infuriate: «È raccapricciante tutto questo. Mi dovete spiegare perché sono solo uomini a studiare il nostro piacere ». Altre invece sono più possibiliste: «Se funziona perché no? Magari finalmente si guarderà un po’ meno basket in televisione ». La migliore è Jewels, che chiude le polemiche con una battuta: «Ora devo correre a nascondere questo articolo a mio marito. Voglio passare un week end tranquillo».