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 2013  maggio 25 Sabato calendario

UN "ALTRO" SALINGER IL MISTERO NON E’ FINITO

JD Salinger, lo sfuggente autore de Il giovane Holden, forse il più noto e letto romanzo di formazione della letteratura mondiale, protesse la sua vita privata con fanatico e ossessivo impegno. Lui stesso, forse, sarebbe ammirato dagli straordinari sforzi con cui si cerca di mantenere il riserbo sui particolari di un nuovo documentario realizzato sulla sua vita e sulle sue opere. Intitolato semplicemente Salinger, è opera di Shane Salerno che ha impiegato nove anni a scriverlo, produrlo e dirigerlo spendendo centinaia di migliaia di dollari di tasca sua. Una svolta importante nella carriera di Salerno, nato nel 1972, noto finora per aver sceneggiato e adattato modesti film di cassetta quali Alien vs Predator: Requiem e Armageddon e per aver prodotto qualche B-movie.
La prospettiva di veder scoperchiato il vaso di Pandora della vita di uno dei più acclamati scrittori d’America si è rivelata un’esca irresistibile per Hollywood. Salinger è stato acquistato dal produttore indipendente Harvey Weinstein, pare dopo una visione privata alle 7,30 del mattino della stessa giornata in cui sono stati consegnati gli Oscar. Sebbene la visione privata non contenesse tutte le rivelazioni più intime e consistesse in una semplice, succinta anticipazione, è stata più che sufficiente a convincere Weinstein a non farsi sfuggire il documentario. Coloro che hanno a vario titolo sostenuto il progetto sono rimasti talmente colpiti da quello che Salerno e i suoi collaboratori sono riusciti a scoprire che hanno deciso di realizzare un programma tv basato sul documentario e hanno concluso un accordo con la casa editrice Simon and Schuster per la pubblicazione di un libro dal titolo suggestivo La guerra privata di JD Salinger.
SHANE SALERNO non concede interviste, ma non può evitare la ridda di voci sui particolari di sconosciute storie d’amore e su manoscritti inediti. Una delle poche piste è una dichiarazione fatta da Salerno all’atto della firma dell’accordo con la casa editrice: “Per 60 anni la gente ha letto quanto si scriveva e ha creduto nel personaggio mitologico dello scrittore troppo puro per accettare di pubblicare i suoi scritti e troppo sensibile per farsi sfiorare dal mondo. Noi sostituiamo il personaggio mitologico di Salinger con un essere umano straordinariamente complesso e profondamente contraddittorio. Il libro rivisita e reinterpreta completamente la vita e l’opera di Salinger”.
Una dichiarazione coraggiosa e, secondo alcuni, avventata, su uno dei personaggi più appartati e sfuggenti del mondo, morto nel 2010 a 91 anni. Sebbene la pubblicazione, nel 1951, e l’enorme successo de Il giovane Holden l’avessero reso ricco e famoso, Salinger rifiutò sempre le luci della ribalta. Nel 1953 decise di lasciare New York per vivere in uno sperduto angolo di campagna, a Cornish, nel New Hampshire. Poco alla volta smise di pubblicare e di intrattenere rapporti con i giornalisti e con i mezzi di comunicazione. Non di meno per tutta la sua vita aspiranti scrittori gli inviarono i loro manoscritti e ammiratori, studenti e curiosi si spinsero a Cornish anche solo per vederlo di sfuggita, ma nessuno riuscì ad avvicinarlo. Pare che negli anni 70 e 80 un suo vicino di casa, lo scrittore Franz Douskey, solitario quanto lui, avesse preso l’abitudine di sviare i curiosi dando indicazioni sbagliate. Il suo ultimo lavoro pubblicato risale al 1965 e la sua ultima intervista – che sembra sia stata ottenuta con uno stratagemma che lo fece infuriare – è del 1980.
Molti ritengono che la sua ossessione per la privacy accrescesse a dismisura il fascino per lo scrittore: “Vivendo isolato suscitava la curiosità della gente”, ha detto Tom Paine, ammiratore di Salinger e autore di racconti e del romanzo The Pearl of Kuwait. Una cosa è certa: pochi autori hanno ispirato così tante persone con così poche opere. Salinger ha saputo catturare l’angoscia dei giovani e della vita moderna: “Era più un ricercatore dell’anima che uno scrittore di storie”, ha detto Paine.
MA C’È ANCHE chi non ha reagito positivamente al progetto di Shane Salerno. Sebbene l’autore affermi di aver parlato con oltre 200 persone, il figlio di Salinger, Matthew Salinger, ha dichiarato al New York Times che suo padre aveva pochissimi amici e che quei pochi non sono stati avvicinati da Salerno né tanto meno hanno partecipato alla realizzazione del documentario. “Negli ultimi 30 o 40 anni quelli che si potevano considerare intimi di mio padre sono stati davvero pochi”, ha detto al giornale.
Questa dichiarazione è stata confutata con forza. La società presieduta da Weinstein ha fatto sapere che Salerno ha preso contatto e ottenuto informazioni da molte persone vicine a Salinger. “Con tutto il rispetto per il figlio Matt Salinger, non dimentichiamo che non ha visto il film. Noi lo abbiamo visto e possiamo affermare che Matt Salinger è in possesso di informazioni assolutamente infondate”, ha detto Weinstein.
Comunque stiano le cose, le voci sul documentario non faranno che alimentare l’interesse, cosa questa che per molti ammiratori è un’arma a doppio taglio. Certamente non tutti hanno intenzione di vederlo in quanto convinti che se Salinger fosse ancora vivo non gradirebbe l’idea di un documentario sulla sua vita. “Sono combattuto riguardo al documentario. Mi sembra una operazione profondamente sbagliata, crudele e irrispettosa e, non di meno, sono curioso di vederlo”, ha concluso Paine.