Isabella Bufacchi, Il Sole 24 ore 26/5/2013, 26 maggio 2013
LO STATO «VENDE» IL RUDERE: ORA È ALBERGO (MA ASCENSORE VIETATO)
La prima valorizzazione di un bene pubblico di pregio con investimenti privati e concessione lunga 50 anni, la prima del progetto "Dimore" promosso dall’Agenzia del Demanio, ha trasformato Villa Tolomei da rudere abbandonato sulle colline di Marignolle e Bellosguardo a Firenze in un esclusivo hotel di lusso impreziosito da stucchi e affreschi del ’700 e cassonetti lignei originali. Lo "spirito rinascimentale" della dimora è stato coniugato con i più moderni comfort (suite superaccessoriate di cui due per disabili, piscina panoramica, fitness center) ad eccezione dell’ascensore. Al secondo piano si accede alla "vecchia" maniera, con le scale: 31 scalini, due rampe. La sopraintendenza è stata irremovibile: valorizzare sì ma sventrare mura storiche (ex ruderi) del patrimonio artistico-culturale con un ascensore, no.
Villa Tolomei è un’operazione apripista, un modello per gli altri 99 beni pubblici di valore storico-artistico che dovranno essere "riportati in vita" dal progetto "Valore Paese Dimore" con l’iniezione di soli capitali privati. Valorizzare senza costruire ascensori, però, ha del paradossale: se questa limitazione si dovesse ripetere su altri immobili di pregio, l’handicap rischierebbe di danneggiare l’intera operazione.
Il "no" della soprintendenza che ha bloccato l’ascensore di Villa Tolomei è anch’esso un modello di divieto che può ripetersi e sotto diverse forme. Gli architetti di Villa Tolomei srl, la società che si è aggiudicata il contratto di concessione con soci IsHotel - Luxury Hotel management e MetaResort, ne sanno qualcosa: hanno lavorato un intero anno per mettersi in regola con 74 autorizzazioni. Come si arriva a questo numero spropositato di dischi verdi? Dante Mazzitelli, presidente della catena di alberghi di lusso MetaResort e docente di statistica alla facoltà di economia dell’Università di Bari, ricorda che i vincoli sono di varia natura: architettonici, storici, artistici, paesistici, ambientali, per menzionarne alcuni tra i principali. Ma è impossibile fissare una regola che valga per tutti: le valutazioni devono essere fatte di immobile in immobile. «Abbiamo dovuto ottenere il via libera del Comune, della Provincia, dei Beni culturali alla Regione, dell’ispettorato di previdenza, del lavoro e agrario, dei vigili del fuoco e delle Asl – spiega Mazzitelli –. Ognuno di questi enti, a sua volta, richiede altre autorizzazioni, e a cascata il numero cresce: chi si occupa di impianto elettrico, chi di idrico e idraulico, chi di requisiti antisismici...».
Villa Tolomei è inciampata sull’ascensore ma poco male: un dettaglio che gli altri comfort dell’hotel fanno dimenticare. E il problema è stato aggirato facilmente con l’assunzione di più facchini. Sempre a Firenze, però, un altro immobile pubblico di pregio attende capitali privati che non arrivano, perché i lavori di restauro si presentano monumentali e la strada delle autorizzazioni appare tutta in salita: si tratta dell’ex caserma di Sanità Militare "Vittorio Veneto" di Costa San Giorgio, in pieno centro. Una superficie di oltre 30mila metri quadrati di cui 10mila coperti. Questa ex caserma, con i suoi chiostri quattrocenteschi, era originariamente un convento: il "pacchetto immobiliare" include una chiesa sconsacrata con un affresco dell’Ultima cena del 1488. In uno degli edifici, vicino al "parlatoio", in una stanza troneggia un affresco di Bicci di Lorenzo sull’Annunciazione del 1373. Per valorizzare il complesso, per prima cosa occorre un accesso agevole all’area ma questo manca. L’ideale sarebbe la costruzione di una seconda strada: idea appena accennata agli enti autorizzanti e subito bocciata un secco «non se ne parla proprio».
Il presidente della Exen spa (società di progettazione di Villa Tolomei) Vincenzo Bertucci, gli architetti Roberta Valle e Massimo Minnocci che hanno curato la progettazione, Daniele Mazzitelli e un team di esperti hanno trascorso un anno per la raccolta delle indispensabili autorizzazioni. Con una pazienza certosina e soprattutto la capacità di sapersi muovere nel labirinto della burocrazia italiana. Il progetto "Valore Paese - Dimore" ha l’ambizione di attrarre capitali esteri. E lo straniero, di fronte alle lungaggini e le complessità burocratiche, come reagisce? «Lo straniero scappa - taglia corto Mazzitelli -. Ne ho avuto la prova in occasione della costruzione di un complesso alberghiero sulla costiera amalfitana: una società estera, il più grande operatore turistico al mondo, aveva deciso di stanziare 200 milioni per questo investimento. Ha incontrato il Comune e la Provincia, che lo hanno accolto a braccia aperte. Poi però questo colosso estero si è reso conto delle difficoltà sul fronte delle autorizzazioni: e è scappato via. Lo stesso identico complesso alberghiero l’ha costruito in Messico».