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 2013  maggio 27 Lunedì calendario

COME CAMBIANO I CONSUMI?

I consumi alimentari delle famiglie sono tornati indietro di 20 anni.

Che cosa sta accadendo?

Gli italiani consumano la stessa quantità di cibo del 1992, quando la spesa era di 117,6 miliardi mentre lo scorso anno si è fermata a 177 miliardi secondo quanto appare nelle ultime tabelle dell’Istat. Rispetto allo scorso anno, la Confcommercio ha calcolato una riduzione della spesa di oltre 262 euro l’annuo a famiglia soltanto nel settore alimentare. È l’effetto di una crisi economica che di anno in anno sembra colpire con maggiore forza. In cinque anni gli italiani hanno tagliato le spese per cibo e bevande del 9,6%, che equivale a oltre 12,4 miliardi di euro.

Calano i consumi, ma calano anche i prezzi?

Più che un vero e proprio calo dei prezzi, si sta assistendo ad una maggiore oculatezza e attenzione nella scelta da parte degli italiani. Si va alla ricerca di prodotti che costano meno e quindi cresce la competizione sui prezzi tra le diverse marche. Secondo il focus Ismea-Gfk Eurisco, sul primo trimestre del 2013 la pasta - a cui nessun italiano rinuncerebbe - registra una flessione in valore del 10% ma in realtà se ne consuma di meno solo l’1,6% se si considerano le quantità. Lo stesso discorso vale per il riso: la spesa cala dell’8% mentre i volumi si riducono del 3,1%. In sostanza nel 2012 il 60% delle famiglie è stato costretto a ridurre gli acquisti e a cambiare menù, mentre il 38% ha optato per prodotti di qualità inferiore e il 35% è andato a caccia di promozioni, come sottolinea la Cia-Confederazione italiana agricoltori. Quando non si riducono le quantità dei prodotti acquistati al supermercato, si allungano i tempi davanti allo scaffale: il 53% dei consumatori gira più di un negozio alla ricerca di sconti, promozioni e offerte speciali; il 42% privilegia le grandi confezioni o formati convenienza; il 32% abbandona le grandi marche per prodotti più economici senza marca.

Come stanno cambiando i consumi in tempo di crisi?

Sulle tavole degli italiani diminuiscono carne, pesce, frutta, ortaggi e vino. Stabili o in lieve crescita uova e pane. Secondo la Cia il 24% ricomincia a fare cucina con gli avanzi per evitare gli sprechi. Per la prima volta accusano una flessione anche gli acquisti di ortaggi e insalate di IV gamma che calano del 4,8% in quantità, mentre fino allo scorso anno avevano sempre mantenuto incrementi anche elevati. Meno manzo e vitello (-6,5%), più tacchino e simili (+ 0,8%), ma anche maiale (+1,8%). Anche il latte fresco perde terreno (-3,6%) a vantaggio del latte a lunga conservazione (+3,6%).

Ci sono mutamenti anche riguardo alle abitudini degli italiani?

Più di sei famiglie su dieci fanno ormai stabilmente la spesa al discount (il 62% nel 2012, vale a dire in aumento del 9% sul 2011) e oltre sette famiglie su 10, negli anni della crisi, hanno modificato quantità e qualità dei prodotti acquistati. Secondo il rapporto Coop-Nielsen negli ultimi anni le abitudini alimentari delle famiglie italiane sono dunque profondamente cambiate. La spesa per l’alimentazione, che per i consumi è considerata tra le componenti della spesa la meno esposta alle fluttuazioni del ciclo economico, ha mostrato negli ultimi cinque anni un’inedita e superiore risposta alla discesa del reddito disponibile.

Il calo nei consumi alimentari è solo conseguenza della crisi, oppure ci sono anche altri motivi?

C’è anche da considerare l’invecchiamento della popolazione italiana che si traduce in minori consumi alimentari: con il crescere dell’età media, che si aggira attorno ai 43 anni, si riducono le necessità caloriche medie mentre aumentano, invece, le esigenze di salute. Ci sono poi i mutamenti sociali legati alla femminilizzazione del mercato del lavoro, all’aumento sostenuto del pendolarismo e al cambiamento negli orari, con la crescente diffusione di pause brevi durante la giornata lavorativa, che stanno portando ad un cambiamento dei modelli dell’alimentazione, con un incremento della frequenza dei pasti fuori casa e uno spostamento degli acquisti dai generi alimentari ai servizi di ristorazione.

È vero che si continua a mangiare fuori casa?

Gli italiani non rinunciano volentieri a cenare o pranzare fuori casa, tuttavia, dopo aver tagliato gli altri consumi, iniziano a rinunciare anche al ristorante. Secondo la Cia, quasi il 15% ha rinunciato a pranzi e cene fuori dalla mura domestiche (ristoranti, trattorie, tavole calde, fast food, pizzerie). Il rapporto Coop Nielsen registra nel primo trimestre 2012 una contrazione sia delle visite ai locali della ristorazione (-1,4% ) sia della spesa (-0,6%). È la prima in valore assoluto del settore, una sorta di spartiacque della crisi che da questo momento avanza anche tra bar, fast food e affini. Nel 2011, infatti, il calo era stato compensato da una crescita del servizio veloce.