Marco Belpoliti, La Stampa 27/5/2013, 27 maggio 2013
OK, BASTA IL POLLICE
Mia figlia piccola per dirmi che tutto va bene, che è d’accordo, che sto facendo la cosa giusta, che il cibo che mangia è buono, alza il pollice e stringe a pugno le altre dita della mano. Qualche giorno dopo apro un giornale e trovo in una pagina ben due immagini con questo gesto: uno sportivo intervistato, e a fianco una pubblicità.
Un caso? No, il gesto della mano tesa in avanti, con il pollice eretto verticalmente, è tornato, e conosce una nuova diffusione. Gesto di origine americana? Detto anche thumbs up, sarebbe l’equivalente dell’Ok. Lo utilizzavano sino a qualche tempo fa i leghisti, ora un po’ meno. Secondo gli studiosi dei gesti sarebbe arrivato in Italia attraverso gli sportivi Usa, e prima ancora con i militari americani. Gli aviatori dei caccia veloci nella Seconda guerra mondiale - e probabilmente già nella Prima - segnalavano che erano pronti per decollare in questo modo: il rumore era molto alto e il gesto sostituiva la voce. Poi è passato nei college, nel football e nella pallacanestro. Il pollice su è usato anche dai presidenti americani e dai loro sfidanti: George W. Bush e Al Gore. Ora anche nell’icona dei like di Facebook. Un gesto di ottimismo, tipico della cultura di quella nazione: si tratta di un atto performativo che effonde sicurezza tra i militanti. Desmond Morris in I gesti. Origini e diffusioni (Mondadori) riprende una lettura che lo fa risalire al mondo romano, alle arene dei gladiatori: pollice all’insù, Mitte , vada libero; pollice all’ingiù, Iugula , deve pagare con la vita. Morris confuta questa interpretazione ricostruendone la storia attraverso vari testi; Plinio definisce il gesto come l’equivalente del: «Va bene», non nel Colosseo, bensì nella vita quotidiana. Morris osserva che c’è qualcosa di intrinsecamente ottimistico nei gesti rivolti all’insù, e di pessimista in quelli all’ingiù. Guardando la sua diffusione in Europa, si scopre che, nonostante l’origine romana, in Italia, sino agli Anni Quaranta del XX secolo, era raro. Un gesto con un significato simile, l’anello tra pollice e indice, è oggi meno diffuso. In Inghilterra ci sarebbe poi un uso derivante dalla espressione: «Ci metto sopra il pollice», alla fine delle compravendite. In Grecia e in Sardegna bisogna fare attenzione a piegare il pollice per chiedere un passaggio; significa: «Vai al diavolo». Paese che vai, pollice che trovi.