Maurizio Molinari, La Stampa 25/5/2013, 25 maggio 2013
USA, I BOY SCOUT APRONO AGLI OMOSESSUALI
I boy scout aprono le porte ai gay con una votazione che evidenzia le dimensioni della rivoluzione silenziosa con cui l’America, in meno di due anni, ha trasformato il rispetto degli omosessuali nella nuova frontiera dei diritti civili. Quando nel giugno 2011 il governatore di New York Andrew Cuomo promulga la legalità delle nozze gay, l’opinione prevalente è che si tratti di un leader ambizioso in cerca di popolarità fra i liberal, ma quanto avviene da allora dimostra il contrario: Obama e Biden vengono rieletti battendosi per le nozze gay, i «Millennials» condividono in massa la volontà di rispettare gli omosessuali e, sondaggi alla mano, il 53 per cento degli americani è sulle stesse posizioni, inclusi molti repubblicani. Prima ancora che la Corte Suprema di Washington si pronunci in materia.
È avvenuto un cambiamento drammatico ma silenzioso, dal basso. Senza manifestazioni oceaniche, scontri di piazza o roventi dibattiti a Capitol Hill. Gli americani si sono convinti, con semplicità e naturalezza, che «gay o etero è la stessa cosa» perché è una questione inerente ai diritti individuali. Tale processo ha un momento simbolico, quasi definitivo, con la votazione alla conferenza di Grapevine, in Texas, perché i boy-scout sono stati finora la più inespugnabile roccaforte anti-gay trattandosi di un’organizzazione giovanile con 2,6 milioni di iscritti, ben il 70 per cento dei quali in gruppi legati ad istituzioni religiose.
Al termine di un lungo travaglio interno, segnato da scontri fra Chiese conservatrici e liberal, la raccomandazione avanzata dal consiglio dei «Boy Scout of America», a favore dell’ammissione dei ragazzi gay, è passata con il 61 per cento dei voti dei 1400 leader locali. A confermare il travaglio c’è il fatto che si accompagna al divieto delle promozioni interne dei gay. «Si tratta di un momento difficile nella nostra storia ammette Wayne Brock, ceo dei boy scouts - ma a prevalere alla fine è stata la convinzione che tutti i ragazzi migliorano se stanno negli scout e dunque la nostra missione è di aiutare tutti». Come dire: etero o gay hanno lo stesso diritto di crescere negli scout. Se resta la limitazione a non poter diventare dei «leader» è in ragione della forte influenza dei gruppi religiosi più conservatori come la Convenzione dei battisti del Sud che reagisce alla decisione definendo l’omosessualità «incompatibile con i principi su cui si fonda la legge Scout».
Le Assemblee di Dio prevedono «un esodo di massa da parte dei figli della famiglie credenti», la Chiesa cattolica esprime malessere e il governatore del Texas, Rick Perry, confessa «grande delusione per la decisione» in contrasto «con i principi scout che hanno segnato la mia gioventù». A plaudire è invece la Casa Bianca di Barack Obama che chiede agli scout di non fermarsi e «consentire ai gay di accedere a posizioni di leadership» adoperando un linguaggio simile alle organizzazioni per i diritti gay. Obama preme sull’acceleratore perché ritiene che i diritti dei gay siano identici a quelli degli afroamericani e delle donne: battaglie capaci di rendere l’America più unita e forte. «I boy scout hanno compiuto un passo storico» riassume la «Human Rights Campaign»”. Dentro gli scout le ferite restano tuttavia aperte e i gruppi su opposte posizioni promettono battaglia per riuscire a modificare la decisione appena adottata, che entrerà in vigore da gennaio.