Enrico Fierro, il Fatto Quotidiano 24/5/2013, 24 maggio 2013
A SIENA LA SFIDA DI PIAZZE TRA GRILLO E RENZI
Uno vuole rottamare, ma con prudenza. L’altro vuole sfasciare tutto. Di là un sistema di potere agli sgoccioli che cerca di sopravvivere riaggiustandosi. Di qua una rivoluzione urlata, con tante idee anche buone, ma moltissima confusione. Beppe e Matteo. Grillo e Renzi, un ex comico e un politico in ascesa che ama vestirsi come i vecchi personaggi della tv americana. Siena degli scandali come palcoscenico. Per Beppe Grillo che sale sul palco nei Giardini Lizza, dove già parlò nella campagna elettorale per le politiche regalandosi un tondo 22%, Renzi è “l’ebetino di Firenze”. Il “povero ebetino” che nel suo discorso a sostegno della candidatura di Bruno Valentini, un suo fedelissimo candidato alla carica di sindaco dal Pd, aveva detto che “non si può fare una legge per dire che Berlusconi è ineleggibile dopo 19 anni che sta in Parlamento”. Grillo è feroce nella risposta: “Ebetino, quella legge esiste già, informati, basta solo applicarla”. Volano stracci nella Siena del Monte.
Se Matteo Renzi, galvanizzato dallla gente che affolla la sala dell’Università per stranieri (200 posti a sedere, semivuota quando parlò Epifani, zeppa con il sindaco di Firenze) dice che “le banche devono stare fuori dalla politica”, che “ a Siena si è sbagliato ma si è avuto il coraggio di mettere un punto e ripartire”, Grillo spara ad alzo zero. “O avrete il coraggio di dire basta a quella banca, o avrete quel piede sporco che vi schiaccia la testa per sempre”. In mattinata i deputati del M5s hanno presentato una proposta di legge per istituire una Commissione parlamentare d’inchiesta sulla Banca più antica d’Italia. A Siena il Monte è tutto, 4mila posti di lavoro in città, 33mila in tutta Italia. L’iniziativa può diventare un boomerang in campagna elettorale.
“Sento una città in bilico – dice l’ex comico – incerta se fare scelte contro se stessa o cambiare. Qui non c’è da chiudere una banca, qui dobbiamo fare una rivoluzione”. E allora la proposta è quella detta, ripetuta, urlata in tutti i comizi del tour: “Nazionalizzare”. “C’è un buco di 14 miliardi, voglio sapere dove sono finiti i soldi, voglio che i responsabili dello sfascio paghino tutto. E voglio che la banca torni ai cittadini di Siena. Se non si nazionalizza arrivano i russi, Caltagirone al quale avete venduto tutto, anche l’acqua”. Grillo ricorda il suo ingresso come piccolo azionista nell’assemblea della Banca. “Profumo, uno che a Unicredit guadagnava 1400 volte più di un suo impiegato, mi guardava e ridacchiava Voglio sapere dove sono finiti 21 miliardi, prendeteli dallo scudo fiscale, sono lì”. Parla sotto la statua equestre di un Garibaldi perplesso e con la spada nel fodero, Beppe-Beppe, come lo incitano i suoi, “di questo Paese dove ormai siamo invisibili, non contiamo più un cazzo”. E allora “referendum sull’euro”, ricontrattazione con l’Europa, protezionismo laddove serve e sgradevoli attacchi alle tv e ai giornali. “Gentaglia, Ballarò ha mandato le telecamere sotto casa mia”.
La gente si spella le mani. Sul palco il candidato sindaco Michele Pinassi (classe 1978) laureato in storia e impiegato all’università e gli altri suoi candidati, 13 donne e 19 uomini. Giovani e meno giovani, attivisti di movimenti ed ex comunisti, che vogliono ripetere “il miracolo di Parma”. “Si può fare, può succedere se negli ultimi giorni del voto i padroni della città non fanno strani accordi”, ci dice il giovane parlamentare Massimo Artini. “E’ dura, durissima, qui hanno distrutto secoli di storia. Siena ha da sempre privilegiato il bene comune. Trentamila persone lavorano al Monte Paschi, nell’Università fondata nel 1248 ci sono 25mila studenti per una città di 56mila abitanti. Dati straordinari, ma i nuovi feudatari, i Luigi Berlinguer, i Pierluigi Piccini (ex sindaco, ndr), hanno rovinato tutto”. Chi ci parla è Mauro Aurigi, bestia nera del Mps, ultima tessera del Pci datata 1984, morte di Enrico Berlinguer. Siena assiste trepidante alla disfida, in bilico tra il rinnovare la fiducia ad un vecchio e radicato sistema di potere e l’avventura del cambiamento. Alle ultime politiche i senesi hanno mandato un messaggio durissimo al Pd e al centrosinistra bloccato al 45% e nostalgico del 56 conquistato nel 2008. Oggi la lotta è durissima: otto candidati a sindaco, 16 liste, il Pd dilaniato da lotte di gruppi di potere che qui navigano dentro gli agi delle grandi famiglie e i misteri delle massonerie. Grillo tenta i senesi, li provoca quando gli ricorda che “è una balla quella del Monte dei Paschi come banca più antica del mondo. Non è così la banca più antica è genovese, la San Giorgio, la fondammo 70 anni prima”, ma sa anche coccolarli. “Hanno una paura fottuta, temono che arriviamo noi, per questo hanno fatto una leggina che cancella i rappresentanti del Comune di Siena dal cda della Fondazione dell’Mps”. E’ “un golpe continuo, fanno di tutto per tenerci fuori”, urla dal palco. Renzi tende la mano, “è allucinante che si faccia una legge per dire che i movimenti non possono correre alle elezioni, se vogliamo vincere non possiamo squalificare”, ma Grillo non lo sente. Renzi è sempre “l’ebetino”, perché il leader del M5s sa che la partita è tra loro due. Uno vuole dare una lucidatina ad un sistema di consenso e potere malconcio, l’altro vuole mandarli tutti a casa.