Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2013  maggio 24 Venerdì calendario

MADAME FMI INCIAMPA NELLO SCANDALO TAPIE

Più di 400 milioni di euro, tra interessi e risarcimento vero e proprio. L’ex ministro delle finanze francesi ai tempi di Sarkozy all’Eliseo, Christine La­garde, attuale numero uno del Fondo Mone­tar­io Internaziona­le, potrebbe esse­re incriminata. I giudici della CJR (la Corte di giustizia della Repubblica) hanno messo in discussione il suo ruolo nella decisione dello Stato di ricorrere nell’arbitrato per la controver­sia tra l’uomo d’affari Bernard Tapie e il Credit Lyonnais sulla vendita di Adidas. Sui fatti, che risalgono al 1993, venne scritta la parola fine nel 2008, quando la controversia fu risolta con 285 milioni dollari a titolo di risarcimento erogati a Tapie, di cui 45 milioni per danni morali (per un totale di 403 milioni con gli interessi).
La Lagarde è accusata di «complicità in falso e appropriazione indebita di fondi pub­blici». Dopo l’interrogato­ri­o di oggi potrebbe es­sere incriminata dai tre giudici del­la commissione d’inchiesta del CJR, unico giu­dice competen­te a perseguire i funzionari del go­verno per gli atti compiuti nell’eserci­zio delle loro funzioni. Nell’ ottobre 2007 Lagarde chiese per iscritto al funzionario di Ber­cy il ricorso all’arbitrato affida­to a due giudici che, secondo l’accusa, sarebbero sospettati di parzialità. È anche accusata di avere modificato il protocol­lo di arbitrato prima di incorporare il concetto di danno patri­moniale, che ha portato ad ulte­riori 45 milioni di euro versati ai coniugi Tapie. Infine dovrà spiegare la scelta di non ricorre­re contro l’aggiudicazione.
Tapie, ex presidente del Mar­siglia calcio, imprenditore e attore, mostra la solita spavalde­ria e commenta: «Il destino giu­diziario di Christine Lagarde non mi interessa per niente, quello che mi interessa è la se­conda indagine (ovvero l’aspet­to non-ministeriale del caso, ndr). Non sono affatto preoccu­pato. Ricordo che la signora La­garde è nel campo opposto, era il ministro delle Finanze». E ag­giunge che «quando l’arbitrato è fatto, è nelle regole». E a chi lo accusa di aver conosciuto la composizione del tribunale arbitrale, l’uomo d’affari ricono­sce che il suo avvocato aveva già avuto un rapporto professio­nale con uno dei tre arbitri. «Non l’ha mai conosciuto, ha semplicemente fatto due arbitrati con lui dieci anni fa».
Il sorriso e il tailleur blu sfog­giati dalla potente Christine all’ arrivo presso gli uffici del CJR non devono ingannare, dal mo­mento che la situazione è com­plessa e dagli esiti tutt’altro che scontati (il portavoce del gover­no francese ha già detto che se messa sotto inchiesta Lagarde dopvrebbe lasciare la guida del­l’FMI). Con chirurgiche conse­guenze di immagine su una re­altà, quella dell’FMI, già grava­ta da notevoli macigni che pesa­no sul suo operato. Due anni fa lo tsunami rappresentato dalla vicenda dell’allora vertice Do­minique Strauss ­Kahn (in que­sti giorni in Sudan per aprire una banca) che fu coinvolto in uno scandalo sessuale tutt’al­tro che chiaro, che favorì pro­prio l’accesa della Lagarde. Pas­sando per gli affari greci, con li­sta che porta il suo nome di due­mila ellenici coinvolti in una maxi evasione fiscale e con il memorandum sponsorizzato dal Fondo che non chiude la vo­ragine dei conti greci. In ultimo i pesanti riverberi del pamphlet Showdown, che sta spopolando in Germania, scritto dall’ex broker tedesco della Banca di Francoforte Dirk Mueller, che accusa proprio il Fondo di aver voluto «occupa­re» la Grecia per tramite dalla troika, in quanto allettato dai giacimenti sottomarini milio­nari presenti nell’Egeo.