26 maggio 2013
Pasquale D’Auria, 48 anni. Di Castellammare di Stabia (Napoli), un passato di denunce penali e un lavoro saltuario da muratore, «uomo all’antica, autoritario, possessivo, severo», lasciato dalla moglie dieci anni fa per maltrattamenti, viveva col figlio Nicola, 24 anni, disoccupato, collezionista d’armi (in casa aveva mitragliette, fucili a compressione, un machete con lama, una pistola scacciacani modificata in una semiautomatica eccetera), che di continuo l’assillava con richieste di soldi
Pasquale D’Auria, 48 anni. Di Castellammare di Stabia (Napoli), un passato di denunce penali e un lavoro saltuario da muratore, «uomo all’antica, autoritario, possessivo, severo», lasciato dalla moglie dieci anni fa per maltrattamenti, viveva col figlio Nicola, 24 anni, disoccupato, collezionista d’armi (in casa aveva mitragliette, fucili a compressione, un machete con lama, una pistola scacciacani modificata in una semiautomatica eccetera), che di continuo l’assillava con richieste di soldi. L’altra sera per l’ennesima volta il ragazzo chiese al padre de denaro, quello rispose di no e allora lui andò nella sua camera, impugnò una balestra medievale, la armò e fece scoccare l’arco due volte l’arco centrando il D’Auria Pasquale, con una coppia di dardi, al fianco sinistro. Quindi scappò via ma dopo aver girogavato per tre ore s’andò a costituire dai carabinieri, ai quali spiegò: «Da tempo pensavo di ammazzare mio padre». Sera di lunedì 3 giugno in un appartamento di via Meucci nella periferia nord di Castellammare di Stabia (Napoli).