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 2013  maggio 25 Sabato calendario

APERTURA AMMINISTRATIVE PER IL FOGLIO DEI FOGLI

Fino alle 15 di oggi sei milioni 859 mila 701 elettori sono chiamati alle urne per eleggere 564 sindaci e rinnovare altrettante amministrazioni comunali. Novantadue i comuni superiori ai 15 mila abitanti in cui si vota con un sistema elettorale maggioritario con ballottaggio. Se nessuno dei candidati sindaco arriverà al 50 per cento dei voti al primo turno, i due più votati si sfideranno fra due settimane. [1]

Tra i comuni dove si vota 16 sono capoluoghi di provincia. Roma il più grande e politicamente il più importante. A Siena, dopo le vicenda Montepaschi, sarà interessante vedere come andrà il Pd. Un caso a parte è quello di Bologna, dove ieri si è svolto un referendum consultivo sul finanziamento pubblico degli istituti paritari. Ma soprattutto, è la prima volta che Pd e Pdl si sfidano da alleati di governo. [2]

In 52 comuni su 92 in cui si vota, i sindaci uscenti appartengono a partiti di destra, 35 al Pd e suoi alleati. Limitandoci ai soli 16 comuni capoluogo, il rapporto destra-sinistra si rovescia: i sindaci Pdl sono quattro, uno è della Lega Nord (Treviso), quelli del Pd sono nove. A questi vanno aggiunti un sindaco della sinistra radicale (Massa) e uno dell’Udc (Iglesias). Questo il quadro di partenza. [3]

Roberto D’Alimonte: «Dato che questo è il primo test elettorale dopo l’elezione del presidente della Repubblica e alla formazione del governo Letta, molti cercheranno nel risultato di questa tornata amministrativa una risposta, o quanto meno un indizio, in merito all’impatto che queste vicende hanno avuto sul consenso alle principali forze politiche. Alla fine quello che conterà veramente più del numero dei ballottaggi e delle percentuali di voto sarà il conteggio dei comuni vinti e persi dai diversi schieramenti insieme al risultato di Roma. È questo ultimo dato che oscurerà tutto il resto». [3]

A Roma corrono per la carica di sindaco in 19, le liste sono 40 e la scheda per votare è lunga un metro e 20. «L’operazione più difficile è rimettere a posto la scheda, un vero test di capacità manuale che, tra calcolo e ripiegatura, richiede dodici movimenti (né uno di più né uno di meno)» (Francesco Merlo). [4]

Ad aprile il centrosinistra ha scelto con le primarie Ignazio Marino, genovese, chirurgo e senatore del Pd. Marino sfida il sindaco uscente Gianni Alemanno, dato per spacciato solo pochi mesi fa dopo un primo mandato criticatissimo, ma in forte ripresa negli ultimi tempi: le agenzie di scommesse danno i due appaiati a 1,5. Una rimonta dovuta soprattutto alla crisi del Pd, alla scelta di mandare Nicola Zingaretti alla Regione invece che al Campidoglio e di presentare un candidato considerato poco moderato e del tutto estraneo ai problemi della Capitale come Marino. In corsa poi Marcello De Vito, avvocato di 38 anni scelto dal Movimento 5 stelle con una consultazione su Internet (prese 533 voti). Ma la vera sorpresa può venire da Marchini. [5]

Alfio Marchini, 48 anni, ribattezzato in questa campagna «Arfio», soprannome che al candidato piace assai. «Alto, più bello di Ridge, ricchissimo (“guadagno un milione di euro l’anno”, per non parlare del patrimonio, anche se ha intestato tutto ai cinque figli avuti da due donne diverse), amicissimo di D’Alema e di Gianni Letta, vicino all’Opus Dei, il nonno è stato l’Alfio Marchini, costruttore e padrone della Roma. Anche se Alfio junior ha fatto affari con tutti e a Roma lo sostiene Caltagirone, l’Alfio senior e i Marchini in genere fanno parte di quello strano filetto cittadino che ha sempre sbandierato la falce e martello del Pci. Furono i due antenati dell’attuale Alfio, cioè i vecchi Alfio e Alvaro Marchini, a regalare a Togliatti il palazzone di Botteghe Oscure». [6]

Campagna elettorale a detta di tutti vuota di contenuti e ricca di polemiche e attacchi personali. A dimostrarlo i comizi di chiusura venerdì scorso, con piazze semivuote, nonostante il supporto ai vari candidati di Berlusconi, Grillo, Epifani e Venditti. Gli sfidanti hanno parlato più di buche stradali che di investimenti per un futuro che spaventa. Santilli: «La Capitale accusa il colpo della recessione più di altre città, passando in cinque anni dal 5° all’8° posto nella classifica nazionale del Pil pro capite, ridotto del 13,7 per cento da 32.800 a 28.300 euro. Il tasso di disoccupazione sale dal 5,8 al 10 per cento, quella giovanile dal 26 al 40,1 per cento». [7]

Dopo la bufera che ha travolto Monte dei Paschi, la situazione politica a Siena è incerta. In una città di 53 mila abitanti, dove i dipendenti della banca sono l’8 per cento della popolazione e il Comune occupa quasi 900 persone (in proporzione ai residenti quasi il doppio di Roma), i candidati sindaci sono otto, sedici le liste, quasi cinquecento gli aspiranti consiglieri. Il Pd presenta Bruni Valentini, renziano e rappresentante dell’area del partito che si oppone all’ex sindaco Ceccuzzi, dimessosi un anno fa. Lo sfidante del centrodestra è il cardiochirurgo Eugenio Neri, che però non ha il Pdl fra i sostenitori perché qui il Pdl non si presenta. Il M5s, che alle politiche a Siena ha preso il 21 per cento, presenta Michele Pinassi. E per la prima volta dal 1993 sembra che si andrà al ballottaggio. [8]

In ogni caso il nuovo sindaco di Siena dovrà fare i conti con 100 milioni di debiti, che fanno di quello senese il terzo comune più indebitato d’Italia (pro capite) dopo Torino e Milano. [9] Rizzo: «A Siena in ballo c’è molto più della poltrona del sindaco. Ad agosto si rinnova la fondazione Montepaschi e l’attuale blocco di potere punta sulla continuità. È già circolato il nome di Giovanni Minnucci, capo del comitato elettorale di Valentini. Il nuovo statuto ridimensiona le prerogative municipali, ma il Comune continuerà ad avere un peso rilevante sulle decisioni strategiche. E non è un dettaglio». [10]

Importante anche il risultato di Brescia, seconda città della Lombardia, dove il nuovo sindaco avrà il controllo, condiviso con Milano, di una società energetica quotata in borsa come A2A. Interessante lo scontro di Treviso, dove il leghista Giancarlo Gentilini si ripresenta, dopo due mandati e dieci anni da vicesindaco. Ma questa volta la sua vittoria della Lega non è certa. [11]

Intanto a Bologna i cittadini ieri si sono espressi sulla questione se sia giusto che il Comune finanzi con un milione di euro all’anno ventisette scuole materne private (di cui 25 cattoliche). Appellandosi all’articolo 33 della Costituzione e alla formula del «senza oneri per lo Stato», i promotori del referendum consultivo hanno chiesto che si abolisca questo contributo per destinarlo alla scuola comunale. [12]

Antonio Polito: «In realtà Pd, Pdl e Udc, Cisl e Conferenza episcopale, sostengono insieme che gli “oneri per lo Stato”, in questo caso, ci sarebbero piuttosto se quel sistema saltasse. In cambio del milione di euro, il Comune ottiene infatti un servizio che copre il 21 per cento dei bambini di Bologna: con gli stessi soldi potrebbe garantire il posto solo a un decimo dei 1.736 alunni che frequentano le paritarie convenzionate». [13]

Note: [1] Il Post 22/5; [2] Diodato Pirone, Il Messaggero 20/5; [3] Roberto D’Alimonte, Il Sole 24 Ore 25/5; [4] Francesco Merlo, la Repubblica 25/5; [5] Fabio Martini, La Stampa 24/5; 6] Giorgio Dell’Arti, La Gazzetta dello Sport 25/5; [7] Giorgio Santilli, Il Sole 24 Ore 25/5; [8] Mattia Feltri, La Stampa 21/5; [9] Giorgio Meletti, il Fatto Quotidiano 21/5; [10] Sergio Rizzo, Corriere della Sera 22/5; [11] Silvio Buzzanca, la Repubblica 25/5; [12] Francesco Alberti, Corriere della Sera 24/5; [13] Antonio Polito, Corriere della Sera 20/5.