Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2013  maggio 24 Venerdì calendario

L’ORO DI NAPOLI


NAPOLI. Molo 44, parte dalla banchina dei misteri la crociera dei rifiuti di Napoli. In sette giorni la Nordstern, classe general cargo, bandiera dell’isola caraibica di Antigua e Barbuda, arriverà a Rotterdam. Dogana di Vittorio Emanuele, vecchia storia: qui la gente del porto era tenuta lontana, quando le gru sui mercantili poggiavano nel buio armi e carri armati mascherati, destinazione vaga, «oltre il canale di Suez». E quando dall’Africa orientale scaricavano caschi di banane, importate dai Monopoli di Stato, protette da assalti e furti. Mezzo secolo dopo prende il largo l’immondizia, che la sindrome da inceneritori e discariche spinge lontano. È il nuovo oro di Napoli.
C’è stato il tempo della ricostruzione dopo il sisma del 1980, quello della sanità regionale, adesso sono i rifiuti a far girare soldi pubblici. Fanno ricchi gli impianti del Benelux e del Nord, le discariche di Taranto, i trasporti su strada. «Ci accolgono a braccia aperte, soprattutto a Trieste, dove hanno pochi rifiuti da bruciare», racconta un autista sulla Napoli-Salerno-Reggio con allegro sarcasmo. Va per la Basentana, con 350 quintali, verso Taranto. «Chiamateci pure la Cricca dei Tir, ma se si ferma questa giostra di Napoli, siamo tutti disoccupati».
Fa notizia la rotta olandese. Nei giorni dell’emergenza. Guido Bertolaso noleggiò, per spedire a Catania i rifiuti, una nave superveloce della Tirrenia, Jupiter Mdv 3000, nodi 36. La monnezza in top class. Più modesta è la Nordstern, stazza 2446 tonnellate, stive per 600, velocità 21 nodi, il comandante che riparte dopo lo shopping in centro. Sigari toscani, sfogliate e mozzarella, non supera i 16 nodi per risparmiare: 180 ore fino a Rotterdam, 2.333 miglia, più di 7 giorni, 61 mila euro il nolo, 4.600 dollari di gestione tra polizze, marinai, olio motore. «Dopo Gibilterra l’oceano può impazzire nel Golfo di Guascogna». La Nordstern ripara se necessario nel porto di Leixoes, vicino alla cittadina portoghese di Matosinhos. «I rifiuti sono in balle, non c’è mai cattivo odore, neanche nella sosta, i controlli sanitari sono massimi, in Italia e in Olanda». Una nave costruita nel ’94, sicura e di buon governo, carico e scarico veloci. Ma la Sapna, società della Provincia per l’ambiente, ha scritto al segretario generale dell’Autorità Portuale Emilio Squillante per operare meglio. Vuole un sito di stoccaggio per spedire Fst, Frazione secca tritovagliata (materiale secco trattato in modo da far perdere volume e odore). Ora va tutta in Olanda, ma anche Germania e Slovacchia si offrono, a prezzi più bassi. Napoli paga 115 euro a tonnellata. Monnezza Export ha uno splendido futuro.
A Rozenburg, dopo lo sbarco a Rotterdam, spalanca le porte la Avr del gruppo Gansewinkel, presente in 9 Paesi, 7 mila addetti, 1,2 miliardi di euro l’anno. Converte in energia il 77 per cento dei rifiuti che riceve, 50 mila tonnellate da Napoli. Il direttore commerciale Eric Sloots smorza il sorriso ironico delle domande. L’immondizia è contesa? «Trattare i rifiuti di Napoli è un ottimo esempio di come un’attività economica possa coincidere con la salvaguardia dell’ambiente. I rifiuti sarebbero smaltiti in una discarica italiana. Qui invece sono convertiti in energia». Stesse risposte a Delfzjil, dove opera E.On Energy Waste: con due linee di incenerimento da 160 milioni, tratta 275 mila tonnellate l’anno. Dà energia a tutto il parco industriale della città. L’orgogliosa sicurezza degli olandesi umilia i pregiudizi della Campania. «Qui sicurezza e salubrità non sono in discussione». Ci son voluti dieci anni per l’impianto di Acerra, che oggi funziona su tre linee, brucia 600 mila tonnellate e rende oltre 100 milioni l’anno, divisi tra la società milanese per l’energia A2A e la Regione, subentrata alla Protezione civile, che ha pagato per i forni 355 milioni.
Rotterdam, come Delfzijl, non sa spiegare il no di Luigi De Magistris all’inceneritore già progettato a Napoli est. Meglio spedire in Olanda che produrre energia a Napoli, meglio pagare che incassare? Polemico il rivale sconfitto dal sindaco. Gianni Lettieri, industriale: «De Magistris promise due cose: mai rifiuti all’estero, mai legge speciale per Napoli. La risposta è nei fatti. Vuole una legge Salva Napoli e una su Bagnoli. Io mi battevo per avere pieni poteri, gestire il ciclo totale dei rifiuti, fermare lo scaricabarile tra Comune, Provincia e Regione, mandare i rifiuti all’estero, realizzare due impianti di compostaggio e il termovalorizzatore. Meglio incassare 70 euro a tonnellata o spenderne tra 100 e 150? Beati pugliesi e olandesi».
A Napoli est De Magistris prometteva il megastadio dei sogni, altro che rifiuti. Plaudiva Marilù Faraone Mennella con 16 progetti per riqualificare l’area. Lei è la moglie dell’ex presidente di Confidustria Antonio D’Amato, imprese di packaging dalla Cina agli Stati Uniti, grande elettore di De Magistris e rivale dichiarato di Lettieri.
Spendere è meglio che produrre energia e incassare? Al secondo piano di Palazzo San Giacomo, vista sul porto, c’è il vicesindaco Tommaso Sodano. Ex presidente della Commissione Ambiente al Senato, un libro (La peste, Rizzoli) e tante denunce per scoprire il lato oscuro dell’emergenza rifiuti. L’ideologo del no è pentito? «Per l’inceneritore erano poco convenienti costi e tempi. Bisogna governare la transizione. Vogliamo un impianto di trattamento a freddo, che non bruci ma separi i materiali e un digestore anaerobico (struttura di nuova generazione). C’era e ce n’è un bisogno urgente. Con noi la raccolta differenziata è salita dal 14 al 27 per cento. Quindi ora se ne devono distruggere 1.000 tonnellate al giorno, invece di 1.400».
L’idea della nave, spiega Sodano, è tutt’altro che stravagante. Sottrae il Comune al business dei Tir. Non certo limpido. «Risparmiamo 40-50 euro a tonnellata con la nave. Portiamo i rifiuti alla banchina e da quel momento c’è un vettore per tutto. Ho eliminato le zone grigie. Basta intermediazione. I trasporti su gomma, è noto, fanno salire i prezzi. In Olanda cento euro, a Trieste 175, a Padova 162, a Busto Arsizio fino a 223. Ma siamo matti? La Sapna fa gare corrette di trasparenza europea, ma che succede? Gli stranieri scappano perché non vogliono contatti e passaggi intermedi in Italia».
È un giro tortuoso. Vigila la commissione regionale ecomafia, e non solo. Nel bando si scindono società e funzioni: l’impianto che accoglie i rifiuti vince l’asta, un’altra società gestisce il trasporto, in larga parte il consorzio Cite. Saranno gli organi di controllo a valutare la trasparenza dei flussi di danaro. Due gli elementi certi: l’Olanda e la nave escludono intermediari. Il costo è fisso e più basso. «Anzi, scende sempre di più» rimarca Sodano.
Seicentomila tonnellate vanno ad Acerra, altre 200 mila in Nord Italia ed Europa. Da noi a Bergamo, Brescia, Trieste. Sono rifiuti combustibili: Fst. Nelle discariche (da Scarpino-Genova alle Puglie) va l’umido. Trattati dagli stir (stabilimenti di tritovagliatura e imballaggio) diventano non pericolosi.
Il nodo è la Puglia. I comuni della regione sversano per circa 50 euro a tonnellata, ma la Campania paga in media 144. Quasi il triplo. Provò a offrire uno sconto Andrea Pasquali, manager di una società pubblica della Provincia di Cremona. Aveva rilevato, per 41 milioni, Ecolevante, a Grottaglie. Arrivò sotto i cento euro. Scomparve. Non disse mai che gli era stato impedito. Eccolo a Terni. «Vi fu una stasi» è l’elegante versione di Pasquali. «Qualcosa dopo di me si è mosso e so che Napoli manda in Puglia». Che cosa si è mosso? Difficile sapere.
«Siamo strozzati, quando si parla di Napoli prima è un coro di no, poi i prezzi si alzano» ammette Daniele Fortini, presidente di Federambiente e amministratore delegato di Asia, la municipalizzata di Napoli. «Sarà così anche per Roma dopo il 20 giugno, quando non si potrà mandare tutto a Malagrotta. C’è una deroga concessa dal ministro in attesa del nuovo sindaco». Fortini, come Sodano, aspetta il 30 giugno. La Provincia dovrà lasciare la gestione ai Comuni, che ora sono obbligati solo alla raccolta, pagano senza gestire. Una torta da 650 milioni di euro. Fortini è uno che sfida la corrente. Non senza rischi. La camorra è da decenni interessata. «Abbiamo eliminato tutti gli appalti risparmiando 3 milioni e mezzo. Asia è l’unico soggetto in campo. Da 3.200 siamo passati a 2.400 dipendenti, 800 in meno». All’Asia gira una frase: «È finita l’emergenza perché è finito il ricatto della malavita». Fa eco Sodano: «Succedevano cose strane, un intoppo dopo l’altro».
In provincia di Taranto ingoiano i rifiuti di Napoli gli impianti di Ecolevante, Italcave e Vergine, discarica di Giuseppe Vergine, personaggio di grande influenza nella provincia, con un socio in Toscana. Dopo lo scarico, alle 14, i rifiuti sono coperti subito. È stato possibile entrare e fotografare. Si presenta bene. Ma questo non tranquillizza gli abitanti. Avvertono «cattivi odori nel weekend e quando c’è vento da nord». Un comitato, con 250 cittadini e una pediatra già ascoltata dalla Commissione parlamentare, rivela strane patologie nei bambini. Gozzi e disturbi alla tiroide. La sede del comitato ha subìto due attentati.
Preoccupati, per ragioni opposte, gli autisti. «Vergine è una discarica perfetta». Difendono il lavoro, 2.200 euro al mese, il letto in cabina ad aspettare i turni. Sono di Benevento e Avellino. I Tir viaggiano sotto insegne note. Anche Casal di Principe e Caserta. Per tutte, l’amministratore nuovo della Sapna, Enrico Angelone, ha chiesto il certificato antimafia. Il Giro d’Italia dei rifiuti fa lievitare prezzi e sospetti. Ma anche disagi. Confida un autista in Puglia: «Sei ore e mezzo di viaggio. Il problema è la sosta obbligata ogni 4 ore. Noi portiamo rifiuti da Giugliano. Perfetti. Qualche collega deve scappare, la puzza è tanta che negli Autogrill chiamano la Stradale o prendono le spranghe». Ma per i politici l’oro di Napoli non ha odore. È moneta.
Antonio Corbo