Guido Santevecchi, Corriere della Sera 24/05/2013, 24 maggio 2013
SOGNANDO MARTE (IN TV): QUEI 10 MILA CINESI IN FILA PER IL VIAGGIO SOLA ANDATA —
Diecimila cinesi si sono iscritti al progetto olandese Mars One che promette di portare quattro astronauti su Marte entro il 2023. La storia è cominciata due settimane fa, quando il progetto è stato aperto alle iscrizioni degli aspiranti coloni del Pianeta Rosso. I giornali cinesi l’hanno trattata in cronaca, osservando che si tratterebbe di una missione suicida, perché gli scienziati spaziali non hanno ancora risolto il non trascurabile problema di come tornare sulla Terra. Ma le adesioni sono lievitate: siamo già a quota 80 mila nel mondo. Poi si è scoperto che nell’elenco dei volontari, i 10 mila cinesi sono secondi solo agli americani, che si sono arruolati finora in 17 mila.
La stampa di Pechino ha alzato il tiro: ha scritto che è una truffa, perché dopo la selezione psicofisica i venti prescelti parteciperanno a un reality show televisivo che proclamerà i quattro vincitori del viaggio spaziale di sola andata: si può sbarcare su Marte con un televoto? (Anche nella base marziana si svolgerebbero riprese tv). Un’altra accusa riguarda il denaro: Mars One si fa pagare l’iscrizione: non una grossa cifra per la verità, commisurata al Pil pro-capite dei Paesi di provenienza dei candidati: si va da 5 a 75 dollari, i cinesi per esempio hanno sborsato 11 dollari a testa, ma comunque nelle casse della società olandese sono già arrivati alcuni milioni di dollari.
Il concorso è ancora aperto e se in due settimane si sono già trovati 10 mila cittadini pronti a sacrificarsi per andare su Marte, alla fine (a luglio)i numeri potrebbero essere degni di nota. E la faccenda, per strano che possa sembrare, sta girando in politica: è intervenuta la grande stampa di regime, dall’agenzia Xinhua alla China Central Television di Stato, al Quotidiano del Popolo. Mars One, che si presenta come organizzazione non-profit, è accusata di lucrare su un sogno irrealizzabile. Gli aspiranti «marziani» rispondono sul web, spiegano che i cinesi dicono di voler andare su marte come forma di eutanasia, visto l’inquinamento dell’aria, dei fiumi, delle terre e del cibo in patria. Il China Business Journal ha scritto un editoriale per sostenere il sacrosanto diritto di firmare per la missione come forma di protesta contro il degrado ambientale: «Gli americani sono spinti dalla sete di avventura, i cinesi dalla voglia di scappare da qui».
Ma il progetto olandese è plausibile o no? Il professor Gerard ’t Hooft, Premio Nobel per la Fisica nel 1999 e «ambasciatore» di Mars One, ha detto alla rivista New Scientist che all’inizio era scettico, ma poi si è convinto che ci sia una base di fattibilità sulla quale vale la pena di lavorare. La dottoressa Veronica Bray, del Lunar and Planetary Laboratory dell’Arizona pensa che l’esposizione alle radiazioni solari sarebbe molto rischiosa, soprattutto durante il viaggio che durerebbe otto mesi: «Non ho dubbi che la scienza sia in grado di portare un essere umano su Marte, ma farlo sopravvivere per un lungo periodo è molto meno certo», dice alla Bbc.
Mars One punta a portare due uomini e due donne sul Pianeta Rosso nel 2023: i primi quattro volontari vivrebbero all’interno di moduli a forma di campana, dentro i quali coltiverebbero vegetali e potrebbero tenere forse dei piccoli animali. Un avamposto degli uomini (e delle donne) perduti.
Sono intervenuti anche gli storici, per ricordare che il desiderio di conoscenza, anche di fronte ai pericoli estremi dell’ignoto, non fermarono Colombo e Magellano. Certo, Mars One costerebbe circa 6 miliardi di dollari. Ma anche Colombo trovò difficile finanziare tre caravelle. E la storia (la leggenda?) dice che Genova ancora si pente di non avergli creduto.
Guido Santevecchi