Paolo Rossi, la Repubblica 24/5/2013, 24 maggio 2013
PELLEGRINI: ADDIO FILIPPO IL NUOTO È PIÙ IMPORTANTE
NARBONNE IL GRANDE gelo è andato in scena a Narbonne, Francia del sud. Cinquanta chilometri da Carcassonne (la cité medievale protagonista del
Codice da Vinci di Dan Brown). È qui che Federica Pellegrini e Pippo Magnini si sono detti addio.
NELLA cittadina che la nuotatrice ha scelto per la sua grande riscossa, quella che dovrebbe completarsi a Rio de Janeiro 2016. Ma, al momento, ha dovuto occuparsi di un’altra impellenza.
Meno male che si doveva parlare di nuoto...
«È finita con Pippo».
Pensi cosa sarebbe accaduto, una volta tornati in Italia.
«Il gossip... È una cosa che non si può gestire».
Sempre sulle prime pagine, volente o nolente.
«Nolente, assolutamente nolente ».
Non è che siete stati troppo sulle pagine dei giornali?
«Volontariamente ci siamo andati solo due volte. Due».
E ci finirete ancora.
«Speriamo di no».
Comunque le parole non servivano: basta il vostro body language a dire tutto.
«Mi dispiace anche che sia stato messo in mezzo Matteo Giunta, nostro preparatore e cugino di Pippo. Lui ha tentato di riunificare, altro che cugino malefico».
Niente triangolo quindi...
«Ancora con ‘sto triangolo?».
Certo è che tutti i suoi fidanzati durano tre anni...
«A pensarci è vero, sarà la crisi del terzo anno. Ma sono storie così diverse che non si possono accomunare».
È triste?
«È un momento così, ma non sono la prima e non sarò l’unica».
Cosa si aspetta, a questo punto?
«Mah, io resto concentrata sul nuoto, e non sto a rincorrere i giornali di gossip. Sarebbe inutile. L’importante è che le persone care sappiano la verità».
E su quello siamo a posto?
«Parlo con mamma tutti i giorni, lei sapeva tutto. Non sono una mangia uomini».
Sicura?
«Se una mangia uomini si alza alle 6.30 e passa le serate nella sua stanza d’albergo allora sì, ammetto di esserlo».
Ma l’uomo della Pellegrini come dovrà essere?
«Profondo. E con valori. Gli occhi azzurri non sono mai stati una priorità».
A proposito di sveglia alle 6.30, vogliamo parlare di nuoto?
«Meno male...».
Lucas che ha detto?
«Non entra nel merito delle cose private...».
Burbero come Castagnetti...
«È la cosa che li accomuna. Come il proteggermi durante le gare, l’essere affettuoso in allenamento. Lucas è tutto questo».
E poi non parla con i giornalisti.
«Ah, vi odia...».
Se lo sarebbe aspettato di chiudere la carriera a Narbonne?
«Ha un bel centro storico, la spiaggia... Dai, è l’ultima sfida».
L’ultima?
«Ultima, a Rio avrò 28 anni...».
Dicono che sarà troppo vecchia, usurata.
«Ne ho sentite di tutti i colori. Ma la Muffat ha un anno meno di me, e giovanissime non ne vedo. E poi il punto non è questo».
Ah no? E qual è?
«Lucas dice che i ventott’anni sono il momento clou per un’atleta».
Ha pianificato tutto?
«Dobbiamo parlarne, ma l’idea è Narbonne con il caldo, l’Italia con il freddo. Qui sarà il centro, e forse si sposta anche la mia famiglia».
Le tocca trovare casa, allora.
«Ce ne sono tante in vendita, in affitto non ne vedo...».
C’è un’altra costante, nella sua vita.
«Sentiamo...».
Sempre all’estremo, senza mezze misure.
«Questo è vero. Doveva essere scritto da qualche parte».
Amata. O odiata. Mai mezze misure.
«Suscito emozioni, indipendentemente dalla mia volontà».
Si è chiesta il perché?
«La popolarità dipende dai risultati, poi c’è la persona con la sua personalità».
E com’è Federica Pellegrini?
«Era peggio da ragazzina. Una stronzetta. Oggi semplicemente una persona non ipocrita, probabilmente non brutta, che dice sempre quello che pensa. Credo che molti l’abbiano capito».
Tanto che c’è chi ha paura a parlarle e la definisce Grande Antipatica?
«Sarà per questo. La sincerità viene prima di tutto».
Prima dell’amore?
«Prima di tutto viene il nuoto».
Mai pensato di fare un passo indietro? Sarà comunque per sempre nei libri di storia dello sport.
«Lo so, ma ho ancora piacere a stare nell’acqua».
Per questo ha retto psicologicamente, passando dai trionfi di Pechino e Roma alla delusione di Londra.
«Grazie all’educazione dei miei genitori. Sono gli altri che cambiano atteggiamento verso di me in base ai miei risultati: io ho gioito e ho accettato l’esito. Senza mai esagerare, in ogni caso».
A Londra è stata l’unica a non fare polemica.
«Non colpisco le persone con cui ho lavorato. C’è una base di rispetto».
Si chiama cultura. Sensibilità. Fair play.
«Sono fatta così. Certo che nel 2012 avevo paura di guardare il tempo del tabellone...».
Il rinnovamento ha funzionato.
«Il dorso mi ha regalato un bel respiro di sollievo. Ma niente aspettative per Barcellona, chiaro? ».
A proposito, news sul prossimo fidanzato?
«Nooo, basta con questo tormentone, non ne posso più!».