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 2013  maggio 24 Venerdì calendario

SEMBRA DI STARE A MONACO NEL ’38

Un pessimo clima da anni Trenta del Novecento domina ormai da troppo tempo la scena europea. Fortunatamente non incombono minacce di guerre sanguinose ma, come allora, classi dirigenti imbelli e irresolute stanno offrendo uno spettacolo desolante di mediocrità politica. Anziché esercitare un ruolo di guida delle proprie opinioni pubbliche e di indirizzo verso obiettivi generali di bene comune, i leader di governo appaiono sempre più accodati agli umori di pancia dei rispettivi elettorati nazionali. Non mancano certo periodiche proclamazioni, anche solenni, di impegno e di fedeltà verso l’ideale dell’unità politica ed economica del continente: da ultimo vi si è cimentato con accenti alti e accorati il presidente francese François Hollande. Ma, almeno finora, si è trattato per lo più di vocalizzi senza seguito di azione politica davvero concreta e innovativa. È come se il funesto e rinunciatario "spirito di Monaco" si fosse di nuovo impadronito delle cancellerie europee.
ALLA GRAVITÀ DEI PROBLEMI che assillano le società e le economie del continente - una crescente disoccupazione di massa provocata dalla caduta dell’attività produttiva - non si sanno dare risposte pronte, efficaci, lungimiranti. Il confronto fra i sostenitori di una politica d’austerità e i fautori di una strategia di immediato rilancio della crescita ha assunto i toni astratti e feticisti di un incomponibile conflitto fra religioni. Con l’increscioso risultato di non riuscire a compiere alcuna scelta che riesca a discostarsi dall’interpretazione più gretta e ortodossa delle regole fissate in trattati concepiti e sottoscritti in un’epoca nella quale ci si illudeva che le sorti dell’Europa potessero essere soltanto meravigliose e progressive.
L’unione monetaria, in particolare, è scossa da contrasti di interessi fra paesi più deboli e più forti ai quali l’economia dominante - quella tedesca - insiste da tempo nel voler applicare una terapia uguale per tutti. Con un altro esito increscioso: quello di accrescere le difficoltà generali del sistema a moneta unica. Tanto che ora il crollo della domanda interna indotto da una troppo rapida e brusca strategia del rigore nei paesi coi conti in disordine comincia a riflettersi in negativo sull’intera congiuntura continentale fino al punto di provocare una caduta delle esportazioni anche nelle economie più vitali, quella della Germania per prima. Da ultimo ci sono segnali che qualcosa possa mutare nelle rigide (e ottuse) posizioni assunte dal governo di Berlino, ma in concreto non si va oltre a spostamenti millimetrici per lo più affidati ad aggiustamenti verbali nelle dichiarazioni. Cosicché il quadro complessivo resta immutato con l’area più ricca del mondo che non riesce a darsi una politica comune all’altezza dei suoi problemi.
"Toujours en retard, d’un’année, d’un’armée, d’un’idée". Il celebre giudizio di Napoleone sull’Austria dipinge fedelmente l’attuale stato dell’Europa. Dalla più lontana crisi della Grecia a quella più recente di Cipro, un penoso ritardo nei tempi dell’intervento è stato la costante di una politica comunitaria sempre indecisa a tutto fino a rendere sempre più costosa e pesante la terapia necessaria. Quanto ai ritardi negli strumenti c’è una realtà sotto gli occhi di tutti: l’euro è una moneta senza Principe perché manca non solo di un governo sovranazionale di riferimento ma perfino di una banca centrale in grado di esercitare tutti i poteri - a cominciare da quello di stabilire la quantità di carta in circolazione - di cui ovviamente dispongono vuoi l’americana Fed vuoi la Bank of Japan.
MA IL RITARDO di gran lunga più grave e allarmante riguarda l’appannamento dell’ideale unitario. Uscita di scena la generazione che aveva vissuto sulla propria pelle le tragedie del Novecento, le ragioni storiche profonde della costruzione europea sembrano uscite dal cuore e dalla mente dei governanti attuali. Su tutto prevale la spinta a gestire in qualche modo il presente senza guardare alle conseguenze future. Ahinoi, proprio come a Monaco nel ’38.