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 2013  maggio 22 Mercoledì calendario

TROPPE TASSE, FIAT INDUSTRIAL TRASLOCA: LE VERSERÀ A SUA MAESTÀ

La Fiat ha depositato presso la società di borsa newyorkese, la Sec, il prospetto preliminare per la quotazione a Wall Street della Fi Cbm Holdings Nv, la società olandese in cui dovranno fondersi Fiat Industrial, la società dei camion e dei trattori e l’olandese Cnh. Lo ha anticipato ieri il Sole 24 Ore ricordando che la fusione è stata approvata dai consigli di amministrazione delle due società lo scorso febbraio e dovrebbe essere operative entro giugno. Il quotidiano di Confindustria ricorda anche, senza però dare enfasi alla notizia, che con la quotazione a New York la nuova holding Fi Cbm, basata in Olanda, punta a chiedere la residenza fiscale in Gran Bretagna. Nel prospetto presentato alle autorità della Borsa statunitense, infatti, si precisa che “non c’è garanzia sulla decisione finale relativa alla domiciliazione fiscale” e si spiega che “se Fi Cbm dovesse essere trattata come un soggetto fiscale residente in Italia, pagherebbe le tasse in Italia sul suo reddito mondiale complessivo e sarebbe soggetta ad altri oneri e/o obblighi di reporting, che potrebbero portare costi addizionali”. Insomma, sarebbe svantaggiata da un’imposizione fiscale, giudicata eccessiva, dal fatto di essere una società fortemente internazionalizzata.
Per molti osservatori, tra cui il sindacato che non ha apprezzato affatto la notizia, questo è il cuore della vicenda. La Fiat, infatti, rifugiandosi nel Regno unito, godrebbe di un beneficio fiscale molto rilevante che, di conseguenza, significherebbe un forte ammanco per l’Italia. Nel 2012 la società, su un fatturato superiore ai 25 miliardi di euro, ha avuto un utile netto, prima delle imposte, di 1 miliardi e 485 milioni su cui ha pagato 564 milioni di tasse.
QUESTA SOMMA potrebbe ora essere dirottata nelle casse di Sua Maestà con un bel guadagno per Marchionne e i suoi capi. In Italia, infatti, si pagano, come imposizione fiscale diretta sul reddito d’impresa, il 27,5% di Ires e, mediamente, il 3,9% di Irap. Complessivamente il 31,4 contro il 24% della Gran Bretagna destinato a scendere, per effetto delle manovre del premier David Cameron, al 22% nel 2014. Una riduzione di circa il 10%. La Gran Bretagna, del resto, è stimata dall’Ocse al livello più basso di corporate tax fra i paesi del G7 ed è al quarto posto nel G20, dopo Turchia, Arabia Saudita e Russia. Una concorrenza difficile da battere. I benefici fiscali, in ogni caso, sono già impliciti dal trasferimento della nuova società in Olanda. Il primo di questi, che permette alla famiglia Agnelli, tramite la Exor, la holding che detiene il controllo dell’impero, di mantenerlo anche della nuova società, deriva dalla facoltà di ricevere due voti per ogni azione loro attribuita. Il secondo beneficio attiene alla possibilità, prevista dal diritto olandese, di collocare una società holding, madre nelle Antille olandesi, con un beneficio fiscale sui dividendi prodotti dalle società controllate. Terzo vantaggio, in Olanda i dividendi delle società non sono tassati mentre in Italia, pur essendo esentati per il 95%, subiscono un’imposta del 27,5% sul rimanente 5%. Si tratta di un’incidenza complessiva dell’1,375% che su grandi cifre può fare la differenza. Inoltre, come ricorda lo stesso Sole 24 Ore, gli azionisti che cederanno le proprie quote della nuova Fi Cbm potranno farlo pagando solo il 5% dell’eventuale capital gain.
A protestare per la notizia del trasferimento in Gran Bretagna è stata la Fiom con il suo segretario Maurizio Landini, soffermandosi sul continuo processo di spostamento all’estero delle attività nevralgiche, in primis quelle finanziarie, del gruppo “Chiediamo - ha detto Landini - che il nuovo governo convochi immediatamente un tavolo perchè si possa fermare un processo che sta portando le attività e la testa della Fiat fuori dall’Italia”.
PIÙ CENTRATA sugli aspetti fiscali la posizione del neo-ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture, Maurizio Lupi, Pdl: “La decisione di spostare la sede fiscale in Gran Bretagna è una decisione che deve farci pensare” ha detto a margine di un’audizione alla Camera, dicendosi certo che il proprio dicastero “nel dialogo con Fiat saprà non solo dialogare ma farà riflettere Fiat sul fatto che è ed è stata l’impresa italiana per eccellenza, con oneri e onori. E tante risorse dello Stato sono state messe per Fiat che è un fiore all’occhiello”. Quando governava Berlusconi, le dichiarazioni dei suoi ministri erano più benevole nei confronti di Marchionne.