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 2013  maggio 23 Giovedì calendario

SERIANNI: VIVA IL PUNTO E VIRGOLA

La scuola, oggi più che mai «è la principale palestra dello scri­vere in modo chiaro e argo­mentato. Una palestra delicatissi­ma, in cui bisogna esercitarsi con si­stematicità dalle elementari alle su­periori». Ne è convinto Luca Serian­ni, docente di Storia della lingua ita­liana alla Sapienza e uno dei lingui­sti italiani più conosciuti anche a li­vello internazionale. «E se la scuola ha bisogno di modelli sui quali eser­citarsi alla scrittura bella ed efficace, questi sono forniti dai testi giornali­stici, in particolare gli editoriali».
Sulla base di questa convinzione Se­rianni ha recentemente pubblicato per Laterza un interessante volume Leggere, scrivere, argomentare (pag. 192, euro 15) con l’obiettivo di forni­re idee e suggerimenti innovativi per imparare il metodo e la logica della scrittura, «non solo per scrive­re bene, ma anche per interpretare e comprendere un testo complesso».
Quali sono i più comuni problemi linguistici per i ragazzi, oggi?
«A grandi linee si può dire che la comprensione di un testo scritto complesso è più ridotta nei giovani di oggi. La confidenza con internet favorisce una forte rapidità di lettu­ra, ma quando ci si trova di fronte a un testo complesso e argomentato la conseguenza può essere il non capirlo».
Su cosa deve puntare di più la scuo­la di oggi per rendere i giovani ca­paci di scrivere e comprendere que­sto tipo di testi?
«Ci sono elementi particolarmente trascurati nell’insegnamento e quindi nel modo di scrivere comu­ne. Il primo è certamente il lessico, che va arricchito anche attraverso gli esercizi che ho appena proposto. Poi la punteggiatura che è tradizio­nalmente debole nei giovani. Eppu­re è questione strategica nello scri­vere, perché una buona punteggia­tura gerarchizza le informazioni, le rafforza nel contesto e consente di formulare ragionamenti saldamenti scritti. In quest’ottica bisogna saper utilizzare anche i cosiddetti segni di pausa intermedi, cioè il punto e vir­gola e i due punti».
In che contesti si trovano le scrittu­re peggiori?
«Il peggio si trova in quelle che chia­mo le scritture acerbe, cioè di giova­ni e di adulti che non hanno matu­rato esperienza sufficiente, che non si esercitano sistematicamente. Per fare un esempio si può pensare ai verbali delle sedute di condominio o di certi incontri più o meno pub­blici, a certe circolari burocratiche».
E il linguaggio giuridico?
«Diciamo che i caposaldi del diritto sono solitamente ottimi testi, ma più ci si allontana dai testi fonda­mentali e più ci si avvicina alle nor­me e ai regolamenti, più la scrittura peggiora, perde di chiarezza, rischia l’incomprensibilità».
E la lingua della tv?
«La lingua parlata ha altre leggi. Tut­ti noi nel registro colloquiale parlia­mo male e ci sono sufficienti non più di 2000 parole. Certo se in tv ci fosse maggiore attenzione... Ma non sopravvalutiamola da questo punto di vista: i giovani la guardano sem­pre meno».
Ma sono sempre su internet.
«Internet ha un suo modello proprio di lingua. Ma bisogna sempre pen­sare che i giovani hanno gli stru­menti per non esserne condi­zionati. Ma, ri­peto, anche in quest’ottica la scuola è la vera palestra di scrit­tura. Una pale­stra che ha nei giornali degli ottimi alleati. Anzi, direi che gli articoli di giornale sono i migliori stru­menti di insegnamento».
Perché testi giornalistici e non letterari?
«Il motivo es­senziale è che quello giornali­stico può essere considerato oggi un buon modello di scrittura, per la ca­pacità di centrare le problematiche che si vogliono esporre e fornire le chiavi di lettura per interpretarle».
E i testi letterari?
«Ho deciso di non utilizzarli perché ritengo che non debbano essere og­getto di esercizi di linguistica. Per sua natura il testo letterario è pluri­voco, cioè ha più livelli di lettura in­terpretativa e un utilizzo di questo genere un po’ li svilisce. Penso che la letteratura debba essere lasciata al piacere della lettura in senso stret­to».
Ma qual è lo scopo del suo libro?
«È di fornire un modello operativo e di esercitazione agli insegnanti, in particolare quelli delle superiori, per far comprendere come funziona un testo argomentativo, come si sviluppa nel ragiona­mento secondo gli obietti­vi che si propone chi lo scrive».
Un vero e proprio manua­le.
«Un po’ atipico, ma è un manuale, che partendo da testi largamente commen­tati ne propone lo smon­taggio e il rimontaggio. Anche attra­verso esercizi che risultano efficaci anche nel suscitare la curiosità degli studenti. Veri e propri esercizi tasso­nomici, cioè di collocazione e di comprensione della parola nel testo, che ricordano un po’ anche l’enigmisti­ca».
Può fare qualche esem­pio?
«Un tipo di esercizio è quello noto con la paro­la inglese cloze. Consiste nel cancellare una paro­la da un testo e chiedere a chi svolge l’esercizio di riempire lo spazio vuo­to, liberamente o all’in­terno di una griglia. Un altro è quello di sostitui­re una parola di un testo e chiedere di individuar­la. Un altro ancora è partire da una definizio­ne e chiedere di indivi­duare la parola perti­nente ».
Li ha sperimentati co­me efficaci?
«Ho illustrato questo metodo e i numerosi e­sercizi relativi in vari in­contri con docenti e ho trovato grande interesse, soprattutto da parte de­gli insegnanti delle superiori. Allo stesso tem­po si tratta di esercizi che nascono dalla mia esperienza universitaria».
Cosa si pensa di ottenere dagli stu­denti con simili esercizi?
«C’è senza dubbio, come ho detto, lo scopo linguistico della compren­sione e della scrittura di testi com­plessi. Ma utilizzando testi giornali­stici di stretta attualità si realizza an­che lo scopo non secondario di a­prire la scuola a temi di vario inte­resse e indispensabili a instillare la curiosità sul nostro stare al mondo nella società contemporanea».