Marigia Mangano e Antonella Olivieri, Il Sole 24 Ore 21/5/2013, 21 maggio 2013
RCS CHIEDE LO SCONTO ALLE BANCHE
A dieci giorni da un’assemblea cruciale per Rcs, quella per l’aumento di capitale che segnerà lo spartiacque tra la continuità aziendale o meno, la situazione è ancora fluida. La società ha chiesto lo "sconto" sul rifinanziamento del debito con le banche e la Consob sta monitorando attentamente la situazione allo scopo di fornire al mercato la massima trasparenza. Nel frattempo il patto di sindacato è alla ricerca di una soluzione per la sostituzione del presidente Giampiero Pesenti, dimessosi la settimana scorsa. Finora, però, su nessun fronte si è raggiunto un punto fermo.
Anzitutto, il rifinanziamento. Con un pool di banche (Intesa-Sanpaolo, Ubi, UniCredit, Bpm, Bnl e Mediobanca) era stato raggiunto un accordo per rifinanziare 575 milioni di debito. Tuttavia le condizioni poste – e in particolare il rimborso di 225 milioni attingendo ai 400 milioni che dovrebbero essere ricavati dall’aumento di capitale – avevano provocato le rimostranze di parecchi azionisti. Diego Della Valle (8,69%) e Gilberto Benetton (5,1%) proprio per questo avevano già anticipato il loro no alla ricapitalizzazione. Così Paolo Merloni (2,1%), che ha preannunciato le sue dimissioni, di fatto in polemica, dal consiglio Rcs. Giuseppe Rotelli (titolare del 16,5% dei diritti di voto), che parteciperà all’assemblea, non ha ancora svelato le proprie intenzioni, ma è noto che si sia irritato per come le banche hanno condotto la negoziazione. Pesenti attende di conoscere le condizioni dell’aumento ma è probabile che non sottoscriverà.
Così Rcs, dopo aver cercato di difendere il suo operato giustificando le condizioni del rifinanziamento con l’ausilio di un advisor (Credit Suisse), ha preso atto del disagio di buona parte del proprio azionariato e ha riaperto un tavolo con le banche, con l’obiettivo di portare all’assemblea del 30 maggio una rinegoziazione più favorevole e convincere gli indecisi a non bocciare l’indispensabile e urgente ricapitalizzazione. Alla fine della settimana scorsa era stata inviata in "automatico" una lettera che invitava le banche a firmare i contratti di finanziamento entro il prossimo week-end, poi subito seguita da una nuova lettera nella quale la società chiedeva di modificare le condizioni precedentemente concordate. In particolare, a quanto risulta, le richieste da parte di Rc vertono su due punti. La prima: uno sconto di 75 milioni sulla parte di rientro immediato post-aumento. Nel nuovo schema, ora al vaglio degli istituti creditori, Rcs propone il rientro immediato di «soli» 150 milioni anzichè di 225 milioni. La seconda: uno sconto di 200-300 punti base sullo spread da applicare ai tassi di riferimento che, nella versione originaria, si aggirava intorno ai 610 punti base (commissioni incluse).
Trattandosi di un finanziamento in pool, toccherà collegialmente alle banche accordare le modifiche. Allo stato risulterebbero due posizioni più critiche. L’una, quella di Bnl che fa parte del gruppo francese Bnp-Paribas (55 milioni la quota di partecipazione), è di ordine procedurale, legata ai passaggi decisionali interni del comitato crediti. L’altra, quella di UniCredit (73 milioni la disponibilità di rifinanziamento), sembrerebbe essere un po’ più "sostanziale", dato che solo pochi giorni fa l’ad Federico Ghizzoni aveva osservato come fosse complicato rimettere in discussione un accordo faticosamente raggiunto. Sul tema si registrano peraltro le dichiarazioni possibiliste di Victor Messiah, ad di Ubi (147 milioni), che ha confermato che i negoziati con Rcs «proseguono», confidando che le trattative possano chiudersi entro il prossimo cda.
La concessione del credito da parte delle banche è comunque subordinata all’effettiva esecuzione dell’aumento di capitale e la costituzione del consorzio di garanzia bancario per far fronte all’inoptato è ancora appesa alla condizione che vi partecipi almeno il 50% del capitale, al momento non soddisfatta. Difficilmente l’incognita sarà sciolta prima dell’assemblea di fine maggio. Il presidente del consiglio di sorveglianza di Intesa-Sanpaolo, Giovanni Bazoli, che di fatto è il maggior stake-holder di Rcs, ha aperto al dialogo con Della Valle che rienterà dall’Asia solo a fine settimana.
Non c’è da stupirsi, perciò, che la Consob stia seguendo da vicino il caso. Solo nelle ultime settimane l’Authority presieduta da Giuseppe Vegas ha tenuto cinque audizioni riservate con il vertice di Rcs (l’ad Pietro Jovane, e il presidente Angelo Provasoli), e altre sono in programma a breve, sollecitando integrazioni informative.
Prima dell’assemblea dovrebbe riunirsi il patto che riunisce il 58,1% del capitale. Ma non è chiaro chi dovrebbe convocarlo. Dopo le dimissioni di Pesenti, la presidenza dovrebbe passare al membro più anziano Francesco Merloni, che però avrebbe declinato, o a Giovanni Bazoli che pure non sembrerebbe disponibile. Teoricamente si dovrebbe andare avanti a scalare per età, anche se qualcuno ha provato a lanciare l’idea di costituire una sorta di segreteria tecnica per reggere pro-tempore l’amministrazione del patto, comunque in scadenza tra pochi mesi.
Da segnalare infine che ieri la redazione del Corriere della Sera ha approvato l’accordo cdr-azienda con 244 sì su 296 votanti.