Maurizio Ternavasio, La Stampa 23/5/2013, 23 maggio 2013
QUAL E’ LA SITUAZIONE DEI DIRITTI UMANI?
Ieri Amnesty International ha presentato il Rapporto annuale 2013 sui diritti umani nel mondo. Che cosa è emerso in particolare?
Il fatto agghiacciante che ben 112 Paesi, su 159 presi in considerazione, hanno torturato i loro cittadini. In 80 Stati si sono svolti processi iniqui e in 50 le forze di sicurezza sono state responsabili di uccisioni illegali in tempo di pace.
In quanti Paesi nell’ultimo anno sono state eseguite delle condanne a morte ?
In 21 Stati, anche perché più di due terzi dei Paesi del mondo sono abolizionisti per legge o nella pratica. In 31 Paesi però le persone sono state vittime di sparizioni forzate e in 36 uomini, donne e bambini hanno subito sgomberi forzati.
E per quanto riguarda la libertà di espressione?
Il diritto alla libertà di espressione, rileva il Rapporto, è stato represso in 101 Paesi, mentre in 57 i «prigionieri di coscienza» sono rimasti in carcere.
E che cosa stanno facendo i Governi?
Ben poco. Troppi, denuncia il Rapporto, stanno violando i diritti umani in nome del controllo dell’immigrazione, agendo ben al di là delle legittime misure di verifica alle frontiere. Misure che non colpirebbero solo le persone in fuga dai conflitti, ma milioni di individui trascinati in un ciclo di sfruttamento, lavori forzati e abusi sessuali dalle politiche contrarie all’immigrazione.
Quindi il 2012 è stato un anno estremamente negativo…
Gli ultimi 12 mesi sono stati «all’insegna delle violazioni dei diritti umani nel mondo». Lo denuncia Carlotta Sami, direttrice generale di Amnesty International Italia. «Metà della popolazione del nostro pianeta e soprattutto le donne sono considerate di serie B, e i governi stanno tradendo i diritti dei loro cittadini».
Qual è invece la situazione in Italia?
Nel nostro Paese si starebbe assistendo ad una progressiva erosione dei diritti umani, a ritardi e vuoti legislativi ma anche a violazioni gravi e costanti. Secondo il presidente di Amnesty International Italia, Antonio Marchesi, è «una situazione con molte ombre, tra cui l’allarmante livello raggiunto dalla violenza omicida contro le donne; gli ostacoli che incontra chi chiede verità e giustizia per coloro che sono morti mentre erano nelle mani di agenti dello stato o sono stati torturati o maltrattati in custodia; la stigmatizzazione pubblica sempre più accesa di chi è diverso dalla maggioranza per colore della pelle o origine etnica».
Quali sono le condizioni dei centri di accoglienza nel nostro Paese?
Ben al di sotto degli standard internazionali. Per di più i rom continuano a subire discriminazioni, a essere segregati in campi, sgomberati con la forza e lasciati senza casa. Sistematicamente, le autorità non hanno protetto i diritti di rifugiati, di richiedenti asilo e di migranti che hanno continuato a vivere in condizioni difficili e d’indigenza.
Che cosa si potrebbe fare in concreto per migliorare la contingenza italiana?
«È giunto il momento di fare riforme serie nel campo dei diritti umani - rimarca Marchesi - Non regge l’alibi della crisi. Anche le violazioni dei diritti umani costano, e spesso di più della loro tutela».
Cosa accade invece in Europa?
In Europa emerge «preoccupazione» per la discriminazione di Lgbt in Russia, dove proseguono gli «attacchi alla libertà di espressione, di manifestazione pacifica e di associazione», compresi atti di «intimidazione» ai danni dei difensori dei diritti umani. Nel mirino di Amnesty sono finite anche «le politiche e prassi restrittive» nei confronti dei migranti in diversi Paesi Ue, Grecia in testa.
Qual è la posizione di Amnesty riguardo alla Siria?
Sostiene che la situazione sta peggiorando giorno dopo giorno e non è più ammissibile non affrontare l’emergenza. Duro il suo attacco contro la scusa che i diritti umani sono «una questione interna», usata per bloccare ogni azione internazionale sulle emergenze dei diritti umani. La Siria è segnata da «diffuse violazioni, crimini di guerra e contro l’umanità, esecuzioni extragiudiziali, torture, attacchi alla stampa». E le forze governative hanno commesso «la stragrande maggioranza delle violazioni», delle quali si sono macchiati, «in scala minore», anche i ribelli.
Cosa succede nel resto del mondo?
Critica la situazione in Corea del Nord, Sudan, Mali, Repubblica Democratica del Congo. Ma anche in Iraq, Bahrein, Israele ed Iran, fino alle torture e maltrattamenti, ormai «endemici», in Libia ed Egitto. In Asia i conflitti armati hanno rovinato la vita di decine di migliaia di persone in Pakistan e Afghanistan dove nel 2012 il numero di civili uccisi ha raggiunto il suo picco. Mentre in America Latina «la violenza sulle donne resta un grave problema».