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 2013  maggio 21 Martedì calendario

CARA ROSARIA NON PERDONARE CHI TI PICCHIA

Se questa storia avesse un briciolo di logica, si potrebbe ipotizzare che la bella miss tema la ritorsione del carnefice. Una vendetta, magari servita neanche tanto a freddo, dato che in Italia l’espiazione della pena è tutt’altro che una certezza. Nel nostro Paese escono di prigione gli assassini, spesso anche in barba a sentenze esemplari: figuriamoci se resta in cella chi malmena la fidanzata. Così, in un contesto di linearità (si fa per dire), verrebbe da supporre che la modella di Caserta ridotta in fin di vita dal compagno chele ha spezzato la milza per gelosia, abbia deciso di perdonare il bruto per paura. Rosaria Aprea ha raccontato al pm di Santa Maria Capua Vetere, Antonella Cantiello, che lui: Antonio Caliendo, imprenditore ventisettenne di Casale di Principe, l’aveva già pestata più volte. Lo aveva fatto perfino quando lei aveva in pancia il loro bambino, nato un anno fa. E poco importa che anche quella ennesima violenza fosse passata sotto silenzio per sua scelta.
La prima e unica denuncia risale al 2011, quando a Pesaro durante un concorso di bellezza, lui l’aveva massacrata di botte perché accecato dalla gelosia. Anche domenica sera, Rosaria, portata semi-incosciente al Trauma Center del Sant’Anna e San Sebastiano di Caserta, ha raccontato che a ridurla in quel modo era stato il fidanzato. Avvezzo a picchiarla e umiliarla. Due interventi chirurgici di seguito: il primo per asportare la milza spappolata, il secondo per fermare una emorragia che le stava portando via la vita. Il fidanzato violento, su ordine del giudice, è finito in cella con l’accusa di lesioni gravissime. Ma Rosaria, nonostante il filo di voce, ha dichiarato (con effetto detonante ai giornali e disorientante per gli inquirenti) di voler perdonare l’orco. «In quanto», esclama «lo amo da morire!». E chissà se lo dice rendendosi conto che quella frase può nascondere una realtà. «Non sopporto di saperlo rinchiuso in una cella. Voglio che esca. Non vedo l’ora di poter tornare a vivere con lui e il nostro bambino. Mi mancano le nostre serate, in tavernetta, seduti sul divano», queste le frasi della bella ventenne. Frasi che stridono con quanto lei aveva raccontato alla funzionaria della Mobile di Caserta, Rosa Cimmino, quando per due ore ha ricostruito l’aggressione di domenica sera, per mano dell’uomo che adesso vorrebbe accanto. Lei ha ritirato la denuncia contro Antonio Caliendo, ma per il reato ipotizzato: lesioni gravissime, la Procura di Santa Maria Capua Vetere procede d’ufficio.
L’aggressore resta detenuto e sarà processato. Mentre Rosaria avere scelto di voler vivere con una pistola puntata in fronte, chissà per quale spinta auto-punitiva. Un problema nel problema?
«Casi come questi destano molta preoccupazione perché una normativa di tipo amministrativo non basta a risolvere la questione» dice la portavoce del Pdl, Mara Carfagna, «ci sono donne che confondo l’amore con la sopraffazione, senza rendersi conto che certi limiti non vanno superati. Serve fare prevenzione». E a Montecitorio, ricorda l’ex ministro alle Pari Opportunità, «è stata fissata la data per la ratifica della Convenzione di Istanbul, cui l’Italia ha aderito lo scorso 11 maggio. Si tratta di un articolato accordo internazionale che impegna i ventidue Paesi firmatari (dalla Turchia al Belgio) a una serie di azioni di lotta e prevenzione nei confronti della violenza contro le donne. La ratifica del trattato - attesa da 2 anni nel nostro Paese - il prossimo 27 maggio sarà presa in esame dalla Camera dei deputati, che dovrà votarne il testo il giorno dopo».
Ma la miss che vuole accanto a sé l’uomo che la percuote e potrebbe trasformarsi nel suo potenziale assassino, «rappresenta un pessimo esempio, se non un pericolo, per tutte le donne che subiscono violenze analoghe». Lo dice a chiare lettere Paola Vinciguerra, psicoterapeuta e presidente dell’Associazione europea attacchi di panico: «Rosaria, con quelle dichiarazioni, ha compiuto un gesto di auto-condanna. È come se avesse trovato una giustificazione per tornare dal suo uomo pazzo di gelosia», e aggiunge l’esperta, «questa ragazza è una delle tante donne fragili, emotivamente provate, alle quali manca la forza di reagire, di proteggersi e liberarsi di un compagno sbagliato». Se non dell’omicida.