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 2013  maggio 23 Giovedì calendario

MATRIMONIO GAY? L’IKEA DICE SÌ

Matrimoni tra gay sì o no? In Italia si discute e in attesa di una decisione, coi politici divisi e le polemiche tra chi è a favore e chi è contrario, una multinazionale brucia le tappe e riconosce le coppie di fatto equiparandole a quelle tra marito e moglie. La multinazionale arriva dal Nord Europa ed è l’Ikea.

Da sempre prevede sconti sui propri prodotti e benefit per le coppie attraverso la Family card. Bisogna presentare un certificato di famiglia e si accede alle facilitazioni indicate in un apposito carnet: prezzi speciali, articoli esclusivi, partecipazione agli eventi organizzati negli shop, offerte settimanali.

D’ora in poi le coppie di fatto potranno presentare un’autocertificazione e saranno equiparate alle altre. Tutti insieme, appassionatamente. Del resto un assaggio l’Ikea lo aveva già fatto con una pubblicità (la scritta «siamo aperti a tutte le famiglie», al di sotto della foto di una coppia gay) che aveva sollevato le ira dell’ex-sottosegretario berlusconiano alla famiglia, Carlo Giovanardi: «questa pubblicità è in contrasto con la nostra Costituzione, è grave e di cattivo gusto che una multinazionale svedese, cui il nostro paese sta dando tanto in termini di disponibilità e che sta aprendo centri commerciali a manetta, venga in Italia e dica agli italiani cosa devono pensare polemizzando contro la loro Costituzione».

La multinazionale rompe un tabù, è la prima grande struttura industriale a riconoscere in Italia le coppie gay. Laddove non arriva (ancora) la legge, vi ha pensato Carlo Guandalini, responsabile di Ikea-Rimini. Già Ikea si comporta così in Francia e Spagna. In Francia è entrata in vigore la legge che consente i matrimoni gay, provocando reazioni che vanno dal clamoroso suicidio dell’intellettuale di destra Dominique Venner all’interno della basilica di Notre Dame all’annunciata grande manifestazione di sabato per chiedere la cancellazione della legge appena varata.

Ma il premier Francois Hollande, forte del sondaggio che registra una netta percentuale di francesi a favore della legge, ha già affermato che non tornerà indietro. In Europa, la Francia è in tandem con la Spagna: anche in questo Paese è stato deciso di regolarizzare i matrimoni gay. Sulla scia di queste decisioni, si è acceso il dibattito anche in Germania e Italia, coi movimenti gay che premono e gli oppositori che alzano barricate. Intanto l’Arcigay grida vittoria per l’iniziativa dell’Ikea, entrata in vigore nel mega-shop di Rimini, un milione e mezzo di clienti l’anno, 180 dipendenti (per lo più part time), 34 mila metri quadrati di superficie, un ristorante da 480 posti. Tutte le famiglie di fatto sono riconosciute: gay, lesbiche, transessuali. Si fa outing e si ottiene la tessera. Un occhio ai diritti e alla laicità, un altro agli affari: Ikea ha rotto gli indugi, mettendo in conto la scomunica della chiesa locale ma andando avanti sulla propria strada. Tra l’altro proprio il giorno dell’avvio della Family card allargata, un «caso» ha coinvolto la vicina squadra del Bologna-calcio: l’attaccante Alessandro Diamanti ha insultato in campo il collega del Genova, Marco Borriello, urlandogli: «finocchio di merda». E sollevando polemiche da parte dell’Arcigay, il cui presidente onorario, il parlamentare Pd, Sergio Lo Giudice, dice: «Diamanti è un ragazzo intelligente, chieda scusa».

Ma Ikea non ha pensato solo ai clienti. Ha commissionato una ricerca, scoprendo che il 14% dei suoi dipendenti in Italia si dichiarano gay, lesbiche, bisessuali o trans. Perciò ha deciso di estendere i trattamenti aziendali riservati alle coppie etero anche alle coppie di fatto composte da membri dello stesso sesso. In questo caso non basta l’autocertificazione, occorre presentare il certificato di famiglia anagrafica rilasciato obbligatoriamente dagli uffici comunali, in seguito a richiesta di annotazione negli appositi registri da parte dei diretti interessati. In questo modo anche le coppie gay potranno ottenere permessi legati a emergenze familiari e lutti del partner, estensione al partner della tutela sanitaria prevista per i dirigenti, congedi straordinari, e così via. Inoltre Ikea è socio fondatore di Parks-Liberi e Uguali, un’associazione di imprese fondata da Ivan Scalfarotto che si propone come obiettivo l’inclusione delle persone gay/lesbiche/bisessuali/transgender. Supportano questa associazione, tra gli altri, Telecom Italia, Johnson&Johnson, Roche, Il Saggiatore, Sixty Group e Ibm.

I dirigenti Ikea hanno anche autorizzato l’associazione di genitori omosessuali «Famiglie arcobaleno» a distribuire all’interno dei magazzini opuscoli e libri per bambini i cui protagonisti hanno due mamme o due papà. Ilaria Trivellato, portavoce dell’associazione, spiega: «In Italia si stima che siano circa 100mila i bambini con almeno un genitore omosessuale». «Nessuna discriminazione», sottolinea Sabrina Lucini, ecommerce manager di Ikea: «da noi nessuno si sente discriminato per come è, non esistono nemmeno lavori tipicamente maschili o tipicamente femminili, come magari succede in molte realtà italiane, così ad esempio il nostro direttore vendite è una donna (e mamma di tre figli) mentre il responsabile delle relazioni esterne è un uomo».

Dalla Svezia, con amore. Peccato che tanto impegno non sia geograficamente omogeneo. Ikea infatti nella riproduzione del proprio calendario 2013 ha cancellato, nell’edizione riservata all’Arabia Saudita, ogni immagine di donna: tutte censurate, senza pietà. La multinazionale è spregiudicata qui e conformista là, dove ha reso le donne totalmente e inequivocabilmente invisibili. Ma allora, è solo una questione di business?