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 2013  maggio 23 Giovedì calendario

DRAGHI HA GIÀ PIAZZATO SUOI UOMINI IN TUTTI I POSTI CHIAVE DELL’ECONOMIA

L’unico autentico SuperMario di cui dispone l’Italia ha praticamente ultimato il dispiegamento delle forze indispensabili per gestire l’eventuale attuazione dello scudo antispread. L’acquisto illimitato, cioè senza vincoli predefiniti, di titoli di stato da parte della Bce per riportare lo spread tra Btp e Bund decennali a un livello di differenziale sostenibile per imprese e famiglie. Mario Draghi sa bene che una asimmetria nel costo del denaro così ampia e così prolungata all’interno di un’unica area monetaria è una forte anomalia. In tutti i grandi stati federali, Usa, Brasile, Canada, Russia, il costo del denaro praticato dalle banche alla clientela è analogo, nel senso che una famiglia o un’impresa indebitata a Florianopolis o a Brasilia paga un prezzo equivalente per il capitale preso a prestito. Se così non fosse, gli squilibri finanziari diventerebbero ben presto squilibri territoriali e sociali e la federazione potrebbe andare in pezzi. Il raggiungimento di un unico prezzo del denaro è proprio il compito della banca centrale.

Lo scudo antispread è a disposizione dell’Italia da quasi un anno. Per attivarlo il governo deve negoziare le condizioni dell’intervento con la Bce e l’Ue: definire le riforme per tornare a crescere e poter restituire l’aiuto ricevuto. Un’occasione unica per un governo di larghe intese che avrebbe così spianata la strada nella navigazione almeno per 18 o 24 mesi. Ma per attivare lo scudo serve anche offrire garanzie manageriali ai prestatori che devono di fatto approvare la qualità della squadra italica chiamata a gestire il programma. Draghi lo sa bene e per questo non ha perso tempo. Non è affatto casuale l’arrivo di uomini di Bankitalia ai posti chiave della finanza pubblica. Fabrizio Saccomanni come ministro dell’economia e Daniele Franco alla Ragioneria dello stato. Persone di qualità e di cui Draghi si fida, persone giuste per interagire con la Bce, il Fmi o la Commissione se l’attivazione dello scudo si fa realtà. Con l’ex Banca mondiale Vincenzo La Via alla Dg del Tesoro e Attilio Befera, molto stimato da Draghi, all’Agenzia delle entrate, soltanto il bilancio dell’Inps, oggetto di feroci critiche per Inpdap ed esodati, sfugge al controllo tecnico di un Draghi boy.

Il vero premier italiano da Francoforte, in sintonia perfetta con Napolitano, ha messo a punto ogni casella chiave per gestire gli effetti operativi dell’attivazione italiana dello scudo antispread.

Il pil italiano non ha alcuna possibilità di crescere con uno spread inchiodato a quota 250. Come ha detto Saccomanni va portato a quota 100. L’intervento chirurgico è ora a portata di click e, molto realisticamente, lo scudo ci sarà.