22 maggio 2013
Delitto Fabiana Luzzi, 15 anni. Studentessa all’istituto di Ragioneria di Corigliano Calabro (Cosenza), «semplice, solare», una passiona per il ballo e una sorella di nome Sonia, figlia unica di Mario e Rosa, coppia più volte segnalata agli assistenti sociali perché vive in condizioni disagiate, di tanto in tanto scappava di casa senza dare notizie per giorni (l’ultima volta l’anno scorso, quando i carabinieri l’avevano rintracciata a Bologna, a casa di amici)
Delitto Fabiana Luzzi, 15 anni. Studentessa all’istituto di Ragioneria di Corigliano Calabro (Cosenza), «semplice, solare», una passiona per il ballo e una sorella di nome Sonia, figlia unica di Mario e Rosa, coppia più volte segnalata agli assistenti sociali perché vive in condizioni disagiate, di tanto in tanto scappava di casa senza dare notizie per giorni (l’ultima volta l’anno scorso, quando i carabinieri l’avevano rintracciata a Bologna, a casa di amici). Venerdì 24 maggio, dopo il suono della campanella, si allontanò da scuola con il fidanzatino sedicenne Davide M. (alto, ben piazzato, bravo in matematica), a bordo di un ciclomotore. I due dopo aver girovagato per le vie di Corigliano andarono in un casolare abbandonato, lì dentro lei si rifiutò di far l’amore e allora lui, colto da rabbia e gelosia, la riempì di botte e poi, tirato fuori dalla tasca un coltello, le infilò la lama dritta al cuore. Quindi con una tanica la cosparse di benzina, lei tirando calci cercò di tenerlo lontano, lui però riuscì ad appicare il fuoco e nell’incendio fu raggiunto dalle famme al viso e in altre parti del corpo tanto da dover correre in ospedale dove raccontò d’essersi bruciato armeggiando col motorino. I medici insospettiti avvertirono i carabinieri che lo misero sotto torchio per una notte finché il ragazzino confessò tutto e li accompagnò nel casolare dove aveva ucciso la fidanzata (primo pomeriggio di venerdì 24 maggio in una casa colonica in contrada Chiubbica alle porte di Corigliano, grosso centro del Cosentino). BRUCIATA VIVA Più di venti coltellate alla pancia, all’addome, alla schiena. Tutte in profondità, tutte sferrate con ferocia. Fabiana è rimasta due ore ferita fra i rovi del casolare abbandonato. Agonizzante, in una pozza di sangue. Viva. Soltanto dopo essersi liberato del coltello, dello zaino e del cellulare, e dopo essersi procurato una tanica di benzina in un distributore, l’assassino ragazzino ha terminato la sua nefandezza, dando fuoco a Fabiana. Due ore in cui ha avuto il tempo di pensare, elaborare una strategia di difesa, ma non pentirsi. Quando lei ha visto il suo carnefice con la benzina in mano, ha anche provato a reagire, lo ha insultato, gli ha chiesto pietà e poi è crollata Passano le ore e il delitto di Corigliano si compone in una disumana galleria degli orrori. Da una parte c’è la vita di Fabiana Luzzi, 15 anni, trovata morta la notte di sabato, dopo essere scomparsa da casa il giorno prima. Dall’altra c’è Davide M., 18 anni ad agosto. I particolari che completano la storia vengono fuori dal racconto da brividi degli inquirenti che hanno seguito il caso fin dall’inizio e dai verbali del primo interrogatorio fatto al ragazzo. Ieri all’ospedale di Corigliano il medico legale nominato dalla procura, Massimo Rizzo, ha effettuati l’autopsia. Fabiana è stata colpita ripetutamente, ma mai in organi vitali, ragion per cui è plausibile che, sopravvissuta ai fendenti, sia stata arsa viva. Ieri Davide è stato ascoltato per la seconda volta nel carcere minorile di Catanzaro. «È un ragazzo provato sul piano psicologico» dice uno dei suoi avvocati, Giovanni Zagarese. «Ciò che colpisce è la sua tracotanza, l’assenza di emozioni e di ripensamenti» gli fa eco uno degli investigatori. Un bullo. Un ragazzone, alto, ben piazzato, non proprio il tipo alla cui forza è facile sottrarsi. I vertici dell’Arma cosentina, il meglio dell’intelligence, si è precipitata a Corigliano: li guida il colonnello Francesco Ferace, comandante provinciale. Sono stati loro a parlare per primi con Davide e hanno capito tutto prima della confessione: «Il suo unico pensiero era di sistemare l’omicidio, cancellare le prove, liberarsi del corpo e poi pensare alle bugie da dire in giro». Per evitare che la colonna di fumo si vedesse dalla strada provinciale, l’assassino ha trascinato il corpo di Fabiana dentro a un bosco. C’è chi parla di lucida follia, come se stesse vedendo un film, come se osservasse la vita di un altro. Davide agli investigatori ha raccontato di essersi dovuto difendere dalla fidanzatina arrabbiata per le sue sbandate: «Faceva scenate davanti agli amici, era gelosa, iniziava a darmi fastidio». Vai a vedere se è vero oppure hanno ragione gli amici e i parenti di Fabiana, i quali parlano di una ragazza che aveva deciso di spezzare quel legame malato, non voleva essere più picchiata, come era accaduto a gennaio quando era tornata a casa con il volto pieno di lividi. Basta umiliazioni, basta litigi in famiglia. Un rifiuto inaccettabile per Davide: tipo che non accettava neanche che la fidanzata avesse un profilo Facebook o uscisse da sola con le amiche. I funerali forse oggi pomeriggio nel palazzetto dello sport di Corigliano. "Ha trascinato il corpo nel bosco per evitare che il fumo si vedesse dal paese"