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 2013  maggio 21 Martedì calendario

Carte da gioco per Sette – È in crisi la Modiano di Trieste, che fabbrica carte da gioco: quasi tutti i 70 lavoratori sono stati messi in cassa integrazione a rotazione fino a metà agosto

Carte da gioco per Sette – È in crisi la Modiano di Trieste, che fabbrica carte da gioco: quasi tutti i 70 lavoratori sono stati messi in cassa integrazione a rotazione fino a metà agosto. I magazzini sono pieni di mazzi da gioco e non arrivano ordini. Modiano, della famiglia Crechici, fattura circa 12 milioni di euro l’anno. Fondata nel 1868 da Saul David Modiano, giunto a Trieste da Salonicco con l’idea di sviluppare il traffico commerciale con l’Oriente: invece si mise a fare cartine per sigarette. Convertitosi alle carte da gioco, aprì fabbriche anche a Fiume e Budapest. Alla vigilia della prima guerra mondiale dava lavoro a mille dipendenti. I Modiano uscirono di scena nel 1988, quando la Grafad di Giulio Crechici, un’azienda cartotecnica, subentrò e proseguì l’attività. Si calcola che un mazzo di carte in un bar o circolo duri poco più di un mese. Ogni punto vendita ne deve avere nel cassetto almeno una dozzina. Videopoker e slot machine non hanno intaccato l’amore per il gioco delle carte al bar. Marcello Fiore, direttore generale della Fipe (federazione pubblici esercizi): «Sono due segmenti di mercato e di società diversi tra loro. Chi ama le carte è portato a socializzare e a condividere con gli amici la sua passione, chi gioca con le macchine elettroniche preferisce star da solo». Gli inventori delle carte, i cinesi attorno al X secolo. Tre semi: Jian, Tiao e Wan. Probabilmente erano proprio dei soldi, utilizzati sia per giocare sia come posta in gioco. Le carte in Europa portate attraverso la frequentazione di Mamelucchi egiziano alla fine del XIV secolo. Il mazzo di carte dei mamelucchi aveva 52 carte divise in quattro semi: Jawkân (bastoni da polo), Darâhim (denari), Suyûf (spade), Tûmân (coppe). Ogni seme dieci carte da 1 a 10 e tre figure (astratte, perché la legge islamica vieta di ritrarre figure umane). Un’altra teoria vuole che le carte da gioco siano derivate dai lingotti (di rame o bronzo) romani conosciuti come aes signatum, su cui erano incisi un sole, o un’aquila), una spada, un bastone e una coppa. Le carte da gioco in India sono tonde. L’ordinanza fiorentina datata 23 maggio 1376 che vietava il gioco delle “naibbe”, com’erano chiamate le carte, dalla figura nā’ib (il vicerè) delle carte mamelucche. I mazzi più comuni: a 40 carte o a 52 carte (trascurando eventuali jolly). Nel mazzo di 40, ciascun seme contraddistingue dieci carte: sette numerali che vanno dall’l (detto asso) al 7 e tre figure. Nel mazzo di 52, ciascun seme contraddistingue tredici carte: dieci numerali, dall’asso al 10, e tre figure. I semi più diffusi nel mondo sono quelli detti francesi, composti da cuori, quadri, fiori e picche. Altri semi: tedeschi (cuori, campanelli ghiande e foglie), spagnoli (coppe, denari, bastoni massicci, spade diritte), italiani (coppe, denari, bastoni sottili, spade ricurve). Nei mazzi da 40 carte spagnole ogni seme rappresenta una classe sociale: coppe per il clero, spade per i nobili, denari per i mercanti, bastoni per i contadini. Microsoft mise i solitari di carte sul suo sistema operativo anche per abituare l’utente a cliccare e trascinare oggetti sullo schermo. L’asso di picche ha di solito un segno più grande degli altri. Ciò si deve a una legge inglese di re Giacomo I che imponeva il pagamento di una tassa sulla produzione delle carte: al centro dell’asso era apposto un bollo che garantiva l’avvenuto pagamento. I fanti di picche e cuori disegnati di profilo sono chiamati “one-eyed-jack”. Il re di cuori tiene la spada dietro la schiena e perciò è chiamato “il re suicida” (in origine impugnava un’ascia). I personaggi rappresentati sulle carte francesi: su quelle di picche Davide re d’Israele, Ettore di Troia, Pallade Atena; sui cuoriAlessandro Magno, Etienne de Vignoles (comandante francese ai tempi di Giovanna d’Arco), Rachele madre biblice di Giuseppe; sui quadri Giulio Cesare, Uggeri cavaliere di Carlo Magno, Argine che indica forse la principessa di Argo; sui fiori Carlo Magno, Giuda Maccabeo, la figura biblica di Giuditta. In origine le figure erano intere. Si decise di rappresentarle dal busto in su, tagliate in orizzontale alla vita e ribaltate sull’altra metà della carta, per evitare che il giocatore sentisse il bisogno di capovolgerla per averla dritta tra le mani. Girandola, infatti, avrebbe dato indicazioni agli altri giocatori sulle proprie carte. A Brescia il fante di coppe si chiama “fant cagnì” o “fant gop”, il due di spade “figa de fer”, il due di bastoni “figa de legn”, il due di denari “le bale del’orso”. A Napoli il fante viene spesso chiamato donna perché ha lineamenti delicati ed è privo di barba e baffi. Il tre di bastoni ha al centro un mascherone dorato detto “gatto mammone”. Il jolly fu inventato negli Stati Uniti nel XIX secolo per giocare a Euchre, un gioco originario dell’Alsazia portato nel continente americano dai tedeschi o dagli olandesi. Euchre è la versione inglesizzata della parola “juker”, fante. Il mazzo da 52 carte ideato dagli americani nel 2003 per aiutare i soldati a identificare i maggiori ricercati del governo di Saddam Hussein durante l’invasione dell’Iraq. I quattro assi il presidente Hussein, due suoi figli e il segretario del raìs. Durante la Rivoluzione francese dalle carte furono bandite le figure reali: il Re fu sostituito da un uomo col berretto frigio, chiamato Genio della Guerra (spade), del Commercio (denari), della Pace (coppe) e delle Arti (fiori). Le quattro regine si trasformarono in quattro libertà: di professione, matrimonio, stampa e culto. I fanti diventarono uguaglianze: di classe, condizioni, doveri e diritti. Nella Francia di Luigi XIV le sedie chiamate “voyeuses”, prive di braccioli, ideali per giocare a carte o assistere alle partite altrui (piccole e leggere per poter essere spostate facilmente). Come si fabbricano le carte. Si sceglie il materiale, che può essere cartoncino o plastica. Le carte vengono stampate su fogli unici che poi ricevono uno strato di vernice per esaltare la brillantezza dei colori, aumentare la scivolosità e la durata nel tempo. I fogli vengono tagliati in strisce orizzontali che poi sono ridotti in carte singole. I mazzi ottenuti passano in una macchina che arrotonda gli angoli, poi avvolti in cellophane e inseriti nelle scatoline. Secondo i ricercatori dell’università di Berkeley, in California, giocare a carte rafforza il sistema immunitario. Gli scienziati hanno effettuato una serie di analisi del sangue su dodici giocatrici di bridge tra i settanta e gli ottant’anni, scoprendo che, dopo novanta minuti di partita serrata, salgono considerevolmente i livelli dei linfociti T, che rappresentano le principali armi di difesa contro virus e infezioni. Marian Cleeves Diamond, autrice del rapporto, spiega che il gioco del bridge, richiedendo memoria, concentrazione, pianificazione, intraprendenza, stimola l’area dorsolaterale del cervello, che gioca un importante ruolo immunitario. Un certo Ramón Campayo è stato in grado di memorizzare la sequenza di 240 carte (6 mazzi) sparse casualmente sul tavolo dopo averla sentita pronunciare una sola volta (aveva gli occhi bendati). «C’è gente che spreca la vita nei bar a giocare a carte, ma c’è chi, ancora peggio, spreca la vita nei bar a guardare quelli che giocano a carte» (il comico Flavio Oreglio).