Gaia Piccardi, Corriere della Sera 21/05/2013, 21 maggio 2013
LA PEDROSO PIU’ VELOCE ANCHE DELLE STATISTICHE
Questa è la storia di un qui pro quo che ha preso alla sprovvista anche l’infallibile All Athletics, il database dell’atletica mondiale su cui la Diamond League fa cieco affidamento. Sordo e anche muto se è vero, come è vero, che sabato a Shanghai Yadisleidy Pedroso in Matrone, cittadina italiana per matrimonio dal 7 febbraio scorso, alla partenza dei 400 ostacoli è stata annunciata «from Cuba», con imbarazzo dell’atleta e del suo manager, Federico Rosa.
Dopo due primati su distanze spurie (24’’8 nei 200 hs, miglior prestazione mondiale di sempre, e 39’’09 nei 300 hs), Yadisleidy è esplosa nella seconda tappa della Diamond League, chiudendo in 54’’54 i primi 400 hs ad alto livello internazionale della sua carriera, terza dietro la ceca Zuzana Hejnova (53’’79), bronzo a Londra 2012, e la rumena Angela Morosanu (53’’85), un tempo che le avrebbe permesso di correre la finale agli ultimi Giochi, nuovo record italiano che ha riscritto il 54’’79 di Benedetta Ceccarelli (Rieti, 28 agosto 2005). Troppo veloce, la Pedroso: per il cronometro e le statistiche.
«Ero convinto potesse andare bene: l’obiettivo di quest’anno è andare forte nella Diamond League per metterla in evidenza» racconta Massimo Matrone, allenatore salernitano e legittimo marito dal novembre 2010, prima che la Bossi-Fini cominciasse il suo iter di burocrazia e certificati da presentare. «Nel 2009 Yadisleidy ha corso la sua ultima gara a L’Avana. La Federazione cubana, che la scaricò come un peso morto senza rendersi conto del suo talento, da allora ci fa i dispetti. Mia moglie ha rinunciato per iscritto a vestire la sua maglia di nascita e ha passaporto italiano». Morale: la Pedroso è italiana per le liste europee ma eleggibile per l’azzurro solo dal 13 dicembre (si è deciso che facesse testo la data d’inizio residenza a Salerno), quindi salterà il Mondiale di Mosca (10-18 agosto). Un delitto per un Paese, il nostro, che non pullula di talenti nell’atletica e che avrebbe bisogno di quello di Yadisleidy come ossigeno. «È forte — conferma Federico Rosa —, molto forte. A Shanghai ha sbagliato clamorosamente l’ultimo ostacolo, perdendo almeno 3-4 decimi. Credevo che la sbranassero invece no. Ha pagato l’emozione e l’inesperienza ma senza errore avrebbe potuto piazzarsi seconda. Con 54’’54 è 14ª nelle liste mondiali. È da finali, possibilmente anche di più...».
Yadisleidy e Massimo si sono conosciuti a Cuba nel 2010, quando lui accompagnò a una gara un’atleta che allenava all’epoca. «Lì scoccò la scintilla». Ogni suo risultato di prestigio è idealmente dedicato a Mario De Simone, l’atleta salernitano del taekwondo scomparso a gennaio a 32 anni (leucemia) che coach Matrone avrebbe voluto portare a un’Olimpiade: «Dove per colpa del destino non sono riuscito ad arrivare con Mario, arriverò con mia moglie. Rio 2016 è il traguardo. Yadisleidy ha velocità, leggerezza, forza in entrambi gli arti, esplosività e un carattere da pantera. Si migliora a ogni allenamento (35 centesimi dall’anno scorso ndr). Con lei non mi pongo limiti».
Aspettando la nazionale, il programma è già fatto: Eugene, Oslo, Birmingham. E il Golden Gala? «Sarebbe un sogno ma servirà un invito. I 400 hs non sono nel programma». La Pedroso si candida ai 400 o ai 200 m, in vista di un’eventuale staffetta. From Italy, questa volta, please.
Gaia Piccardi