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 2013  maggio 21 Martedì calendario

«VIETARE LA CORSA AI MOVIMENTI E’ ANTICOSTITUZIONALE» —

«Una tesi politica che circola da tempo ma che contrasta con quanto affermato dalla nostra Costituzione». Il professor Piero Alberto Capotosti, ex presidente della Corte Costituzionale e vicepresidente del Csm, non è d’accordo con il contenuto del ddl del Pd che vorrebbe limitare la competizione elettorale ai soli partiti che abbiamo uno statuto a base democratica. «Ci sono dei problemi dal punto di vista strettamente costituzionale».
Ci spieghi...
«Bisogna partire dall’articolo 49 della Costituzione, che prevede il diritto dei cittadini di riunirsi nei partiti descritti come libere associazioni. I nostri padri costituenti quindi sottolineano innanzitutto che si tratta di un diritto e che questo diritto deve potersi esercitare liberamente».
Quindi esattamente il contrario di quanto prevede il ddl ?
«Si, mi sembra che il ddl si rifaccia al modello previsto dall’articolo 39 per i sindacati, ma questo contrasta appunto con quanto previsto esplicitamente per i partiti. È solo per i sindacati (e non per i partiti) che la nostra Costituzione prevede l’obbligo dello Statuto (anzi questo, viene sottolineato, è l’unico obbligo, per ottenere la registrazione) che fissi un ordinamento interno a base democratica».
Perché questa differenza tra partiti e sindacati?
«La Costituzione vuole tutelare la libertà di associazione dei cittadini nei partiti. Fissare statuti, pretendere la personalità giuridica dei partiti infatti può diventare fortemente limitativa dell’autonomia del sistema politico. Ed è questo che i padri costituenti non hanno voluto: la libertà è il bene primario che la Costituzione vuole garantire alla dialettica politica».
Ma non si finisce per avere partiti senza nessun controllo?
«In realtà, il controllo previsto dalla nostra Carta risiede nel libero gioco della politica e delle competizioni elettorali, ma non si è voluto espressamente prevedere altro, per garantire la libertà di partecipazione dei cittadini».
Ecco, parliamo dei cittadini: in che modo questa proposta rischia di lederne i diritti?
«Se si fissano dei paletti troppo rigidi ai partiti, come appunto gli statuti, la personalità giuridica (che impone obblighi e vincoli), e così via, si rischia di intaccare il diritto all’elettorato passivo di tutti i cittadini sancito dall’articolo 51 della Costituzione. Insomma, io vedo una serie di problemi e quindi sarebbe meglio studiare più approfonditamente la questione».
Come mai secondo lei si è arrivati a questa proposta?
«Si tratta di una tesi politica che circola da tempo, e che vorrebbe offrire un punto di ancoraggio normativo alla volontà di controllare il finanziamento pubblico dei partiti. Un ragionamento del tipo: se prendi il finanziamento pubblico devi avere uno statuto a base democratica, degli organismi interni e così via, ma si tratta di meccanismi fortemente limitativi del sistema politico».
La nostra Costituzione è stata scritta quando il Paese usciva dal fascismo...
«Certamente, è per questo che i nostri padri costituenti hanno voluto ben sottolineare la necessità della libertà di partecipazione democratica. Si tratta di una lezione sempre valida».
Il Pd dovrà fronteggiare anche il problema dell’ineleggibilità di Berlusconi...
«Mi sembra che Berlusconi non abbia cariche sociali di nessun tipo. Mi pare sia solo azionista di maggioranza: questa non mi sembra una condizione tale da provocarne l’ineleggibilità. A parte la singolarità di una pronuncia che arriva dopo oltre vent’anni dalla sua scesa in politica, dopo aver ricoperto le massime responsabilità di governo».
M.Antonietta Calabrò