Francesco Semprini, La Stampa 21/5/2013, 21 maggio 2013
A NEW YORK IL LUSSO SALE A QUOTA 300 METRI
Sono stati appena completati i primi dieci di 90 piani, e già il suo attico è stato piazzato sul mercato a 95 milioni di dollari. Un prezzo vertiginoso, come vertiginosa è l’altezza di quello che è candidato a diventare il condominio più alto d’Occidente (oltre 300 metri) nel cuore di Midtown Manhattan, all’incrocio tra la 56 esima Street e Park Avenue, la «urban gallery» del lusso immobiliare. Ma non è solo la sua Penthouse (in gergo americano l’appartamento all’ultimo piano che si affaccia sui quattro punti cardinali) ad aver messo in subbuglio il mercato americano preso d’assalto da magnati russi, sceicchi arabi e tycoon latino-americani, oltre ai soliti miliardari yankee. Rigorosamente protetti dall’anonimato, hanno tutti espresso il loro interesse per accaparrarsi uno degli interni che stanno per sorgere al 432 in Park Avenue. Oltre al super-alloggio da sogno - sei stanze da letto, nove bagni e spese fisse mensili di oltre 17 mila dollari - le offerte oscillano su varie fasce di prezzo andando al di sotto delle due cifre (in milioni di dollari) solo in pochi casi. Come per gli «appartamentini» intorno al 40 esimo piano, 150 metri quadri circa in due stanze da letto, tre bagni, soggiorno e sala da pranzo, per i quali vengono chiesti 9,7 milioni di dollari a fronte di spese fisse di 3.859 dollari.
Salendo verso l’alto e allargandosi un po’, si trovano, a 31,8 milioni di dollari, 400 metri quadri (le spese mensili salgono a 8.669 dollari), mentre per assicurarsi cinque stanze e sette bagni intorno al settantesimo piano bisogna staccare un assegno da 44,8 milioni di dollari, oltre ad essere pronti a pagarne ogni mese altri 11 mila. Sotto il 34 esimo piano sono disponibili miniappartamenti il cui prezzo varia da 1,5 a 3,9 milioni di dollari, ma attenzione, perchè si tratta di soluzioni abitative destinate a chi possiede già una casa nel palazzo, ovvero per chi vuole sistemare la servitù, o avere un «pied a terre». «Abbiamo già stipulato contratti per un miliardo di dollari e la metà degli acquirenti sono stranieri», spiega Harry B. Macklowe, developer assieme a Cim Group del nuovo condominio, il cui costo complessivo si aggira sui 1,25 miliardi di dollari. In tutto i due investitori prevedono di accumulare tre miliardi di dollari dalla vendita degli appartamenti.
Il supercondominio sorge sulle macerie del Drake Hotel, storico albergo di Midtown acquistato e poi demolito da Macklowe nel 2006, nella fase di boom del «real estate» a stelle e strisce. Dopo aver rischiato di perderlo a causa del crollo del mercato immobiliare e della bolla dei mutui subprime, l’investitore ha messo a punto un progetto, assieme all’architetto Rafael Vinoly, dalla forma geometrica pura, ovvero il quadrato. La torre ha una base di 28,34 metri di lato e in tutta la sua altezza si erge come un parallelepipedo perfetto, lineare e privo barocchismi tipici di qualche progettazione moderna. «Questo è il palazzo del XXI secolo - spiega Macklowe - proprio come l’Empire State Building è stato il palazzo del XX». Ma questo è anche il mercato immobiliare di New York sempre più orientato al lusso, tanto da far concorrenza a Londra e Tokyo, con condomini vertiginosi nei prezzi e in altezza, e non solo tra la Quinta e Park, visto che per entrare nel club dei ricchi possidenti si può andare anche Downtown dove si staccano assegni a sette zeri senza battere ciglio. Un club che sta diventando sempre meno ristretto ma sempre più lontano dal resto della realtà sociale, come spiega James Parrott, capoeconomista del Fiscal Policy Institute, secondo cui la corsa per la corsa verso l’alto delle torri di Manhattan riflette il divario sempre più ampio e sempre meno reversibile tra i ricchi e i poveri di New York City.