Maurizio Ternavasio, La Stampa 21/5/2013, 21 maggio 2013
VA ALL’ASTA IL CENTESIMO CHE VALE ALMENO 2500 EURO
C’ è già chi si frega le mani, sperando di possederne almeno un esemplare. La storia delle 500 lire d’argento che raffigura le Caravelle con le bandiere dispiegate controvento è ancora nella memoria di molti collezionisti. Questa volta, però, il valore della moneta incriminata è molto più basso. Stiamo parlando del «Centesimo Mole» emesso 11 anni fa dallo Stato italiano con un clamoroso errore: sul retro della moneta da un centesimo compare, anziché il Castel del Monte vicino ad Andria, la Mole Antonelliana, già presente su tutti gli spiccioli da 2 centesimi in circolazione.
Il centesimo «farlocco» sarà una delle star più attese della vendita all’incanto che inaugurerà dopodomani la stagione primaverile delle aste di Bolaffi. Verranno battuti anche l’esemplare «Doppio Castel del Monte» con l’immagine dell’edificio pugliese su entrambe le facce, e il «Centesimo-Centesimo», costituito dal rovescio della moneta ripetuto sui due lati. Ma pure l’immancabile 500 lire del 1957, con prezzo di partenza di 8000 euro.
Il «Centesimo Mole» va per la prima volta all’incanto dopo un lungo contenzioso tra la Zecca e la Bolaffi che si è risolto solo a gennaio a favore di quest’ultima con sentenza del Tribunale di Roma. «I primi ritrovamenti avvennero a fine 2001 nelle province di Brescia e Bergamo – spiega Filippo Bolaffi, amministratore delegato Bolaffi –. Le monetine provenivano dai minikit distribuiti dalle banche e dagli uffici postali, noi riuscimmo ad acquisirne sei esemplari. La Guardia di Finanza ci sequestrò i pezzi per accertamenti, poi i giudici ci hanno dato ragione: essendo lecitamente usciti dalla Zecca, possono essere posseduti da soggetti privati e trattati come qualunque oggetto da collezione». Delle altre cinque monete una finirà nel museo Bolaffi, mentre le rimanenti quattro sono state accaparrate in anteprima da altrettanti fedeli clienti della società.
Il valore di partenza (qualcuno l’ha già definito il «Gronchi Rosa dell’euro», in ricordo del francobollo sbagliato emesso dall’Italia nel 1961), sarà di 2500 euro, «ossia quanto le abbiamo pagate noi, ma speriamo almeno di raddoppiare l’aggiudicazione», dice Bolaffi. Secondo gli esperti ce ne potrebbero essere in circolazione almeno un centinaio sfuggite alla distruzione. «Quelle che hanno circolato, quindi non più fior di conio, possono valere sui 1500 euro - spiega -. Purtroppo è una moneta facile da falsificare, per cui i suoi possessori dovranno dimostrarne il pedigrée con la confezione o l’area di provenienza».
Tra l’altro le monete da uno e due centesimi (che a differenza delle banconote stampate dall’eurosistema sono coniate dai governi nazionali) rischiano di essere ritirate presto dalla circolazione. Lo ha spiegato il commissario agli affari monetari Olli Rehn, riconoscendo il costo gravoso (in Francia è pari a 4,5 centesimi per le più piccole). Alla Commissione Ue hanno capito che le monetine portano più svantaggi che vantaggi, ma soprattutto sono una colossale perdita di denaro.
Intanto è caccia alla moneta sbagliata. In quasi tutte le case ci sono salvadanai o barattoli con le monete da 1 oppure da 2 centesimi che nessuno vuole. Pagare anche solo un caffè con una manciata di queste è il modo migliore per farsi guardar male: ma probabilmente da oggi la più piccola delle monetine verrà guardata con ben altri occhi.