Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2013  maggio 21 Martedì calendario

IL PDL CI PROVA ANCORA CON IL CONDONO EDILIZIO DEMOCRATICI SULLE BARRICATE

A volte ritornano. Ciclicamente. Anche se l’ultimo blitz è durato appena 24 ore, giusto il tempo di scatenare una bufera sull’emendamento, a firma del relatore al ddl sulle emergenze ambientali Domenico De Siano del Pdl, con cui si proponeva di riaprire i termini del condono edilizio 2003 fino al 31 dicembre 2013. Un’iniziativa denunciata dal co-relatore, sponda Pd, Stefano Esposito: «È vergognoso che si voglia far passare un provvedimento del genere come una norma di solidarietà per i terremotati». E dopo una giornata di tensioni e polemiche, a rimettere le cose a posto ci ha pensato il ministro delle Infrastrutture Maurizio Lupi: «La riproposizione del condono edilizio non è nel programma del governo Letta. Qualsiasi emendamento in tal senso non potrà che ottenere un parere contrario da parte del governo». Prima della definitiva archiviazione del caso da parte di Altero Matteoli. «Il provvedimento è stato ritirato», ha confermato in serata il senatore del Pdl a Tgcom24.

Non è la prima volta che il Popolo della libertà ripropone il cavallo di battaglia del condono. Nell’ottobre dell’anno scorso, fu l’attuale presidente della commissione Giustizia del Senato, Francesco Nitto Palma, ad inserirlo nell’agenda elettorale del partito. «Soltanto per le case abusive della Campania», spiegava all’epoca l’esponente del Pdl, incassando il veto dell’allora ministro dell’Ambiente, Corrado Clini. Proprio la Campania è il vero cuore della questione. Una regione in cui il centrodestra, anche grazie agli impegni presi sulla sanatoria, ha vinto le ultime politiche. E dove il tasso di abusivismo ha da tempo superato la soglia di guardia: 129mila case fuorilegge, 6mila l’anno, 500 al mese, 16 al giorno. Secondo l’Agenzia del territorio, nel 2012 erano 2.222 le abitazioni abusive ogni 100mila abitanti. Emblematico il caso del quartiere napoletano di Pianura con il più alto tasso di abusivismo d’Italia: 58mila abitanti, 70mila domande di sanatoria. Solo nell’ufficio condoni del comune di Napoli giacciono qualcosa come 110mila pratiche inevase. «Un attentato all’Italia delle frane e delle alluvioni oltre che un’operazione economica a perdere e che peserebbe sulle spalle dei cittadini – accusava ieri, nelle ore calde della polemica, il presidente dei Verdi Angelo Bonelli –. La sanatoria che ossessiona il Pdl costerebbe, infatti, alla collettività più di 18 miliardi di euro per l’edificazione di opere di urbanizzazione secondarie (strade, fogne, acquedotti) degli immobili condonati: ossia 4-5 volte di più di quanto porterebbe nelle casse dello Stato». E mentre il Pd prendeva le distanze con Esposito («Il Partito democratico si è sempre opposto e continuerà a farlo»), proprio sul no al condono era tornata a riaffacciarsi la convergenza con Sel. «Per i provvedimenti premiafurbi il Pdl è sempre al lavoro: adesso cerca di far rientrare dalla finestra le porcherie di berlusconiana memoria che erano uscite dalla porta», gli faceva eco Loredana De Petris, presidente del gruppo Misto (e di Sel) al Senato.

Bocciatura totale anche da Legambiente. Di «scellerata sanatoria» e «ossessione del Pdl» aveva parlato il presidente Vittorio Cogliati Dezza commentando l’emendamento prima del suo ritiro. «Dietro il condono – aveva aggiunto – si nasconde il ciclo di un’economia criminale che ha determinato e continua a determinare il saccheggio del territorio». Mentre Fai e Wwf puntavano il dito contro la «costante gattopardesca» del condono edilizio «segno innegabile di continuità tra le diverse Legislature, oltre che di un vecchio modo di guadagnare consensi e, in generale, di fare politica».